Noto al grande pubblico per aver condotto il Tg di Telecity, Enrico Rapetti è giornalista, scrittore e manager. Coltiva da sempre una grande passione per la musica e la lettura: canzone d’autore e classici della letteratura italiana e internazionale. Classe 1956, ama dire quello che pensa senza tanti giri di parole. Buona lettura!
1) Enrico, tu sei stato per diversi anni il volto e la voce del Tg di Telecity. Poi, a un certo punto, sei sparito. Perché?
L’impostazione data al Tg non corrispondeva più alle mie scelte e aspettative. Tutto poco vero e troppo poco vicino alla gente.
2) Ho letto che sei arrivato a Telecity grazie a Dino Crocco. Ci racconteresti un po’ di lui? Un aneddoto, un particolare… quello che vuoi tu!
Dino mi scoprì mentre presentavo una festa di paese e mi disse che insieme avremmo potuto fare qualcosa. Mi invitò a Telecity per un provino ma io non mi presentai perché gli spiegai che ero un po’ allergico agli esami di ogni genere. Allora lui mi disse che se le cose stavano così ero il tipo che faceva per lui e nacque un grande sodalizio e una grande amicizia. “Sei matto”, mi disse, “e questo requisito mi basta”.
3) Bella storia, la vostra… Ma tu sei “matto” veramente? E da che cosa lo si può vedere e capire?
Non accetto compromessi, evito quasi sempre ogni forma di sovrastruttura mentale e adoro la spontaneità in qualunque sua forma. Uno dei miei libri preferiti è “L’elogio della follia” di Erasmo da Rotterdam.
4) Non ti sembra che il panorama informativo della nostra provincia sia a dir poco asfittico? Di che cosa avremmo bisogno per darci una “mossa”?
Avremmo bisogno di più spontaneità e capacità di indagine, non di fermarci a leggere delle veline come fanno in certi telegiornali… e anche di meno sottomissione al potere e alla politica. Voi con CorriereAL, ad esempio, state facendo un bel giornalismo, curioso e interessante. Non perché intervistate me, sia chiaro...
5) A un giovane che volesse avvicinarsi alla professione giornalistica, tu che cosa consiglieresti?
Prima di tutto di leggere e informarsi molto. Poi di essere curioso e di non fermarsi mai alla superficie dei problemi, ma di sviscerarli il più possibile… e inoltre gli consiglierei di osservare molto la quotidianità fatta di piccole cose. E’ da quei nuclei che scaturisce la verità del vivere. Ultimo: non illudersi mai con facili promesse.
5bis) Ancora una cosa… È vero che ti piace scrivere poesie?
Sì, scrivo poesie e racconti. In pectore c’é anche un romanzo ma…vedremo. Ci sto lavorando. Potrebbe essere prossima qualche pubblicazione. Sto lavorando duro, come diceva Brecht, per preparare il mio prossimo errore.