Cortese Redazione,
al temine di un estate in cui uno strano binomio crisi e clima bizzarro l’ha fatta da padrone inevitabilmente sono cambiate le abitudini degli italiani, vacanze brevi o addirittura rimandate, città affollate, centri commerciali aperti anche a ferragosto e non solo sagre e feste gastronomiche un po’ ovunque, è su questo argomento che vorrei portare una mia riflessione. Dalle numerose pubblicità si vedono sagre per ogni prodotto e per ogni specialità alimentare però osservando bene sovente ci si accorge che cambia solo la denominazione ma i piatti proposti sono gli stessi o comunque molto simili ad esempio qualsiasi sia la denominazione della sagra la grigliata di carne c’è quasi sempre anche quando il prodotto principe proposto è un ortaggio locale.
Eventi popolari come ben rappresentano le sagre dovrebbero essere per tutti e soprattutto il cibo dovrebbe attirare e non allontanare come succede sovente per chi nel nutrirsi pone consapevolezza infatti fra le tantissime proposte raramente si vedono offerte per vegetariani e vegani (nonostante il numero di chi ha scelto questo stile di vita sia in costante aumento) inoltre in una società sempre più multietnica i piatti vegetariani sarebbero gli unici adatti a tutte le culture per creare veri momenti di aggregazione. Considerando i numeri che smuove una sagra fare una scelta piuttosto che un’altra farebbe di molto la differenza, si limiterebbe l’uccisione di tantissimi animali, si limiterebbe il consumo eccessivo di carne (in occidente causa di numerose patologie) e se poi si sostituisse il materiale usa e getta in plastica con materiali biodegradabili si darebbe una mano al nostro pianeta.
Invito i comitati organizzativi a prendere in seria considerazione l’idea di un rinnovamento sia per le ragioni sopra citate sia per il futuro delle sagre stesse, nulla si perde, anzi molto si acquista e lo dimostra chi già quest’estate ha iniziato a fare i primi passi verso una scelta etica.
Giancarlo Vescovi – Alessandria