Che Alessandria e la sua provincia siano nella top ten dei territori con più elevato tasso di anziani di tutta Italia (Paese tra i più ‘longevi’ dell’intero Occidente) è cosa nota, ed evidenziata sia da statistiche di tiposocio sanitario e assistenziale che previdenziale. Ma quando un paziente diventa oggi davvero anziano, e va considerato ‘geriatrico’? E questo cosa significa, in termini di cure, assistenza, approccio complessivo sia sul fronte prevenzione che cura delle malattie? Incontriamo il dottor Aldo Bellora, responsabile del reparto di Geriatria dell’Ospedale Santi Antonio e Biagio di Alessandria, e la caposala della struttura, Angioletta Alessio, per cercare di capire un po’ meglio le esigenze degli anziani sul fronte medico, e “l’offerta” di sanità che viene loro riservata
Dottor Bellora, chi è oggi l’anziano? Ci sono settantenni che, se provi a definirli così, giustamente si offendono, perché ancora viaggiano, fanno sport e attività culturali. Insomma, sono in ottima forma…
E’ così, confermo: e per contro capita, anche se per fortuna non così spesso, di trovarsi di fronte a persone poco più che cinquantenni con il fisico già completamente logoro. Per cui da tempo in medicina il concetto di età anagrafica viene se non sostituito, comunque integrato da quello di età biologica. Dopo di che, non possiamo neppure negare che la vecchiaia esista, e che porti con sé una serie di problemi di salute. Diciamo che sempre più in un reparto di Geriatria si tende comunque a confrontarsi con persone che hanno dagli 85 anni in su: e lì davvero serve un approccio olistico, perché il paziente geriatrico è complicato e fragile, e va curato non pensando solo alla singola malattia o sintomo, ma valutando tutto l’insieme della sua situazione psico-fisica. Da quando, negli anni Settanta, il reparto di Geriatria del nostro ospedale fu aperto, sotto la direzione del prof. Giuseppe Manai, ad oggi la quota di popolazione potenzialmente di nostro riferimento è aumentata esponenzialmente, dato l’innalzamento costante dell’età media. E naturalmente, oltre ai 23 posti in reparto (di cui 2 di post-acuzie/lungodegenza), con stanze tutte dotate di aria condizionata, si sono anche moltiplicati i progetti di collaborazione con altre strutture sanitarie, e i percorsi di assistenza post ospedaliera.
Quali sono le malattie standard e ricorrenti nell’anziano? Il classico femore fratturato incide ancora in maniera significativa?
Si, la frattura del femore è purtroppo assai ricorrente: pensi che in Italia si verificano circa 85 mila fratture l’anno, il che significa che ogni 6 minuti c’è un anziano a cui si rompe il femore. E ormai non solo si cerca sempre di operare, ma la tendenza è anche a farlo subito, se possibile entro 48 ore dal trauma. Da noi ad Alessandria nel 2013, per dare qualche numero, abbiamo avuto circa 650 ricoveri complessivi in reparto, di cui 380 di pazienti con età compresa tra gli 85 e i 102 anni: 42 di questi per frattura al femore, ossia circa l’11%. E mai come in questo caso vale la massima del professor Fabrizio Fabris, che diceva: “l’utilizzo crea funzione”: ossia il femore tende ad indebolirsi, e a fratturarsi più facilmente, in soggetti che smettono di avere una deambulazione regolare, costante, dinamica.
E le altre patologie che colpiscono gli anziani quali sono?
Naturalmente le patologie cardiovascolari e tumorali sono diffuse, come anche nel resto della popolazione. Ma una forte specificità geriatrica è rappresentata dalle demenze, che sono essenzialmente di due tipi: di tipo circolatorio, e di tipo degenerativo, ossia la famiglia dell’Alzheimer. Anche se nella pratica spesso ci troviamo di fronte ad un mix delle due tipologie. Purtroppo però l’Alzheimer è malattia subdola, di cui spesso all’inizio si fa fatica ad individuare i sintomi, e per la quale non esiste una cura risolutiva. Ma è necessario individuarla prima possibile, per fronteggiarla in maniera adeguata, dal punto di vista anche psicologico, e della ‘preparazione’ dei famigliari. Noi in reparto effettuiamo circa 2.000 visite ambulatoriali all’anno (a cui si può accedere con prescrizione del medico di famiglia, e tempi di attesa molto brevi, mediamente 2 o 3 giorni), e di queste circa 400 riguardano possibili casi di demenza. Peraltro sull’Alzheimer l’informazione nella popolazione è ancora insufficiente, per cui preannuncio che il 20 settembre, in occasione della giornata dedicata a questa malattia, apriremo le porte del nostro reparto, con dibattiti sul tema, per sensibilizzare il più possibile la popolazione.
Il malato di Alzheimer necessita via via di assistenza sempre più forte: quando non ci sono le famiglie a potersene occupare, cosa succede?
Sono state create strutture apposite, i NAT (Nuclei Alzheimer Terapia), in genere all’interno di case di riposo che dedicano un filone di specializzazione a questa malattia. Peraltro il problema dell’assistenza post ospedaliera all’anziano, spesso malato cronico e fragile, esiste anche in molti altri casi, non solo per le demenze. Ed è per questo che diventa importante il percorso successivo: che può essere il rientro in famiglia, o comunque a casa per gli anziani soli ma autosufficienti, con controlli costanti da parte del medico di famiglia, e di personale specialistico (infermieristico e OS, ossia operatori sanitari). Oppure si attiva il percorso di continuità assistenziale, e in questo caso abbiamo rapporti di stretta sinergia con le strutture di Valenza (nei locali dell’ex ospedale Mauriziano), Casale Monferrato e Solero (presso due case di riposo accreditate). La continuità assistenziale, chiariamolo, non è un servizio a disposizione solo degli anziani, ma di chiunque ne abbia bisogno: però è evidente che noi della Geriatria siamo loro ottimi clienti, diciamo così.
Avete anche un rapporto di stretta collaborazione con il Presidio Borsalino?
Certo: noi qui siamo dotati di una palestra interna di riabilitazione di base, ma al Borsalino esiste una struttura specialistica per fisioterapia più impegnativa e approfondita, dotata di strumentazioni evolute, che consentono di ricorrere ad ogni tipo di tipologia riabilitativa.
Un altro importante progetto di cui facciamo parte è quello di oncogeriatria: perché non solo i tumori negli anziani sono molto diffusi, ma necessitano di un approccio di intervento e di cura differente, ancora più attento alle conseguenze di tipo complessivo. Noi abbiamo un nostro ambulatorio interno di Oncogeriatria, in forte sinergia con l’Oncologia generale. E facciamo parte di una rete regionale che ha dato vita ad un Osservatorio Oncogeriatrico, proprio per affrontare questa patologia con il massimo di professionalità, e facendo ricorso anche ad esperienze condivise, per abbinare il massimo di efficacia di cura all’attenzione per la situazione generale del paziente.
Ettore Grassano