Chi se lo ricorda vent’anni fa, star tra le più acclamate ed imitate della tv commerciale trash o forse solo popolare, potrebbe stupirsi nell’incontrarlo oggi: assolutamente simile a ieri nell’aspetto, e con l’inconfondibile erre moscia di quando descriveva con voluttà il “rubino Burman, sangue di piccione” e invogliava all’acquisto della ‘parure di smeraldi”, o di “dieci anelli in oro purissimo ad un prezzo stracciato”. Eppure diversissimo nei toni: riflessivo, pacato, analitico nel raccontare il suo percorso. Di cui non rinnega nulla (“il mio sbaglio più grande? Probabilmente il prossimo, nel senso che non credo fin qui di averne commesso di clamorosi”), anche se confessa che il suo personaggio televisivo non lo ha mai amato (“Mi detestavo e detesto in tv. Mai che mi sia riguardato, anche se funzionavo, eccome!”).
Incontriamo Sergio Baracco nel suo ‘quartier generale’ di Valenza, che è poi sempre lo stesso degli anni d’oro (in senso letterale), in Corso Garibaldi 9: solo che oggi, al passo coi tempi, Baracco l’oro, anzi i gioielli, non li vende più, li compra. “Anche se – sorride con il suo inguaribile ottimismo – la crisi sta per finire, è questione di ore: e allora mi piacerebbe anche rimettere in pista nuovi progetti, certamente però al passo coi tempi che cambiano”.
Intanto però colui che in Spagna ancora chiamano ‘mister 100 euro’ sta per aprire un negozio in centro a Milano (“nei pressi dell’Arco della Pace, vicino a Corso Sempione”), e accetta di raccontarci la sua storia, di imprenditore ma anche di uomo di spettacolo: dall’arrivo a Valenza dal Veneto, nei primi anni Sessanta, ai tempi pionieristici della tv privata TeleSerma (“dalle iniziali di Sergio e Mauro, il mio socio di allora”), fino ai successi nazionali e internazionali sul piccolo schermo, con fatturati miliardari, elicotteri ‘a doppia turbina”, auto fuoriserie e cani di razza al guinzaglio. E all’attuale maturità, che coincide con la crisi profonda del settore orafo valenzano: su cui Sergio Baracco ha anche qualcosa da dire, togliendosi qualche ‘sassolino’ dalla scarpa.
Sergio, lei per più di una generazione di telespettatori, oggi quaranta-cinquantenni, è stato vent’anni fa un’autentica star…
(fa l’ingenuo) Ma davvero? Ma no, io ero solo lo strumento: un commerciante che doveva vendere i suoi prodotti, i gioielli. Le vere star erano loro….
Partiamo dall’inizio allora: come nasce il Sergio Baracco gioielliere?
Incassatore per la precisione, e anche di un certo talento, dicevano: tanto che ho insegnato il mestiere a tanti valenzani che ancora oggi sono protagonisti del mercato, nonostante la crisi generale. In realtà arrivai a Valenza da bambino, negli anni Sessanta, dal Veneto (è nato a Camposampiero, in provincia di Padova, nel 1959, ndr): famiglia numerosissima, eravamo 6 fratelli e 5 sorelle. Mio padre qui trovò lavoro nella filiera dell’oro, come praticamente tutti all’epoca. Ed io, che ero il più giovane dei figli, a 9 anni già facevo il garzone di laboratorio, e imparavo il mestiere. A 16 anni, con altri soci, avevo già una mia aziendina, e mi ero specializzato nel nido d’ape, un particolare disegno assai richiesto in vari gioielli, e realizzato completamente a mano.
E la tv, quando entra nella sua vita professionale?
E’ andata così: eravamo contoterzisti per un’azienda che vendeva i gioielli in tv, nelle prime televendite degli anni Ottanta. E ad un certo punto vedo il gioiello che facevo io, per me inconfondibile, presentato in tv da Ettore Andenna, che fu uno dei primi presentatori famosi dell’epoca a prestare il suo volto in trasmissioni commerciali. Nel giro di pochi giorni, ci richiesero altri 20 pezzi: ed erano gioielli da 5 milioni di lire dell’epoca, ossia trent’anni fa. Lì cominciai a capire le potenzialità del mezzo, e con i miei fratelli provammo a presentarci a Milano, in tv, per proporli direttamente, saltando gli intermediari. Fu proprio Ettore Andenna, per un certo periodo, a condurre le prime trasmissioni in cui, con la nostra società SM di Valenza, vendevamo su Rete A, tv dell’editore Peruzzo. E arrivammo ben presto ad acquistare spazi sempre più centrali del palinsesto, spendendo fino a 70 milioni di lire al mese dell’epoca.
Ma quando Sergio Baracco decide di passare davanti alla telecamera, e si accorge di ‘bucare’ il video?
Tutto accadde in maniera assolutamente casuale: io ero solo un gioielliere che cercava un canale per vendere meglio i suoi prodotti. La tv come conduttore era lontanissima dalle mie intenzioni, figuriamoci. Solo che un certo giorno il presentatore che avevamo ingaggiato per condurre le nostre televendite, che si chiamava Salomone, ebbe un piccolo incidente d’auto, due ore prima della diretta. Tutto era già organizzato, rimandare voleva dire pagare ugualmente gli spazi prenotati, e il direttore dei programmi mi disse: “Conduci tu: in fondo devi vendere i tuoi gioielli, e li conosci benissimo…”.
E quando si accese la lucina rossa? Fu subito trionfo?
Non esageriamo: però sicuramente cominciai a parlare a ruota libera, senza imbarazzo, e senza neanche scaletta dettagliata, o discorsi già programmati. E poi ho sempre continuato così: in tv niente ‘paga’ come essere spontanei, anche se magari calcando un po’ la mano sui toni, come facevo io. Sta di fatto che, al primo break pubblicitario, pensai ‘adesso mi cacciano’. E invece arrivò il responsabile di produzione e mi disse: “continua così, stai andando alla grande”. I telefoni stavano squillando in continuazione: ed era quello il misuratore immediato del successo!
Seguirono parecchi anni di successi travolgenti, ma anche di polemiche: lei Sergio, insieme ad altri celebri televenditori, e venditrici, fu additato come uno dei re della tv-spazzatura, ma anche spesso accusato di vendere ‘patacche’….
Sono stati anni splendidi, in cui però non mi sono mai sentito un attore o una star. Ero, semplicemente, un artigiano orafo che sapeva fare anche il commerciale, e vendere i propri prodotti attraverso modalità innovative, che arrivavano ad un pubblico diverso, molto più vasto di quello tradizionale da oreficeria. Ma, nonostante qualche denuncia e soprattutto tanti attacchi gratuiti, io e il mio team non abbiamo mai ingannato nessuno: quel che vendevamo era sempre quel che dicevamo di vendere, con tanto di certificati, e prezzi sicuramente concorrenziali e sotto la media di mercato. E’ questo, insieme al grande successo che avevamo, che ci ha resi invisi in certi ambienti….
Ce l’ha con gli orafi valenzani?
Sia chiaro: io non ho mai cercato di attribuirmi etichette di rappresentanza: ero e sono Sergio Baracco, e vendevo i miei prodotti. Però che anche grazie alla mia notorietà Valenza abbia vissuto una stagione di grande notorietà mi sembra difficile da negare. Sa quanta gente veniva qui in Corso Garibaldi da me, e poi comprava anche da altri? Se poi è arrivato il declino, chi ha avuto ruoli istituzionali e l’intera categoria degli orafi si chiedano come mai. Non credo si possa dire che è stata colpa di Sergio Baracco. Semmai di tanti errori di altro tipo, che oggi portano realtà come Arezzo o Vicenza ad avere un ruolo trainante rispetto a noi.
Parliamo però anche del Baracco show man: certi video, come quello famoso in cui lei decanta il rubino Barman, sangue di piccione, oppure offre a 150 euro una collezione di anelli che a listino costano dieci volte di più, sono diventate pietre miliari della tv, ‘gettonatissimi’ anche su Internet.
Sì, lo so e a volte ancora mi stupisco: e pensare che quelle trasmissioni erano frutto di improvvisazione, e nascevano lì, sul momento: in piccoli studi tv montati e smontati rapidamente, quando non, all’inizio, qui da me al piano superiore, in cucina, tirando una tenda bianca alle mie spalle: e naturalmente io che colore abbia il sangue di piccione non l’ho mai saputo, ma era un modo di dire diffuso nel nostro ambiente.
Piccola parentesi: lei fu anche editore di una tv locale pionieristica, TeleSerma. Rimasta nel cuore di tanti ventenni di allora soprattutto perché, diciamocelo, trasmetteva i primi film porno in tv: il venerdì sera alle 0,30. All’epoca fu una rivoluzione: mica esistevano ancora le pay tv, il web e tutta la liberalizzazione sessuale di oggi…
(sorride, ndr) TeleSerma derivava il suo nome da Sergio, che ero io, e Mauro che era il mio socio dell’epoca. Avevamo i ripetitori sul Penice, e gli studi qui da noi, praticamente in casa. Erano gli anni della deregulation, pionieristici: poi vendemmo le frequenze a Grp: era molto meno oneroso comprare spazi nelle tv altrui.
Facciamo un passo in avanti Sergio: 1991, Mi Manda Rai Tre, con la ‘famosa’ torta in faccia al conduttore Lubrano, e i gioielli lanciati al pubblico. Qui traccia sul web non l’abbiamo trovata, la Rai probabilmente ha ritirato il proprio archivio da youtube….
Anche lì, tanta esagerazione. La trasmissione aveva un senso: si doveva parlare di diritto di recesso dopo l’acquisto, che era una novità di quegli anni. E c’era mi pare di ricordate una signora che, avendo comprato i gioielli in negozio (non in tv), voleva restituirceli per ragioni sue, da lì il caso.
Si sarebbe dovuto andare in onda due mesi prima, eravamo già lì per la diretta, che poi saltò perché la scaletta era troppo piena: ma già allora io dissi a Lubrano, vedendo per caso lì vicino una torta: “guardi che se prova a mandare in onda telefonate preconfezionate di protesta (avevo capito benissimo che sarebbe andata così) quella torta gliela tiro. Ebbene: mi invitarono di nuovo due mesi dopo, e mi fecero trovare vicino alla mia poltrona una torta di crema, che pareva fatta apposta. Insomma: nessuno mi disse o chiese nulla, non ci furono accordi: ma che volessero fare spettacolo, e audience, a me parve chiaro. E mi prestai al gioco: se ancora tanti se ne ricordano, significa che colpimmo nel segno.
Tanti in provincia si ricordano anche il suo elicottero ‘a doppia turbina’, le auto ‘fuori serie’, le sue comparsate nei locali alla moda con cani al guinzaglio, e belle donne al seguito…
Che mi piacesse vivere bene non è un mistero, e non ero il solo credo. Erano anni un po’ più felici di oggi direi, in cui la gente aveva voglia di divertirsi, e di migliorare. Speriamo che tornino, anzi io ci credo davvero, secondo me la crisi è quasi finita, questione di ore. Temiamoci pronti…
Quanto alla passione per il volo, l’ho trasmessa a mio figlio, che ha 24 anni ed è già, di mestiere, pilota di aerei. Precario naturalmente, come tutti i ragazzi di oggi.
C’è un cliente celebre su cui ha un aneddoto da raccontarci?
Clienti famosi ne avevamo tantissimi: attori, calciatori, uomini e donne di tv e di cinema. Ma non posso che parlarvi del Cavaliere: che per me (e non do’ giudizi politici: ne parlo come persona, e come imprenditore) rimane un numero uno, e in privato è assolutamente meglio che in pubblico, una persona splendida. Successe questo: nel 2001, durante una diretta notturna, in cui c’eravamo solo io, il cameraman, e la centralinista, quest’ultima durante una pausa mi dice: “ha appena telefonato un tipo dicendo di essere Silvio Berlusconi. Gli ho risposto che io sono Sofia Loren, e ho riagganciato. Ma quello ha richiamato, e insiste…dice di essere proprio Berlusconi!”.
Berlusconi suo fan notturno ci mancava…e come finì?
Prendemmo tutte le contromisure del caso, compresa una verifica telefonica coi carabinieri di Arcore. Perché il presidente ci convocò ad Arcore, con tutto il nostro campionario, ma noi avevano paura: e se fosse stato un imitatore, collegato ad una banda di rapinatori? I carabinieri ci confermarono che quello era proprio il numero della residenza privata di Berlusconi, e ci presentammo all’appuntamento. Ci fece attendere un po’, in questi saloni splendidi, perché aveva ospiti. Ma alla fine fu gentilissimo, e acquistò in un solo colpo 40 bracciali d’oro con sopra incisi altrettanti nomi di donna: le parlamentari, e le mogli dei parlamentari, del suo partito. Un bel colpo per noi!
Beh, in fondo lei però, Baracco, era famosissimo all’epoca: sempre nel 2001 uscì il film dei Fichi d’India, Amici ahrarara, in cui addirittura lei interpreta se stesso. Una vera star….
Di quel film ricordo soprattutto che gli attori rifacevano una scena decine di volte, e a me pareva così strano. Tanto che, quando toccò a me, abituato com’era a fare dirette senza rete, partii in quarta, con il solito tono vivace e un po’ aggressivo che mi parte quando sono dinanzi alla lucina rossa (in privato Baracco parla in effetti a bassa voce, e in maniera riflessiva, ndr). E fu buona la prima! Mi diedero anche un milione di lire per un solo giorno di lavoro: forse avrei dovuto fare l’attore.
Negli anni Duemila, però, qualcosa si rompe: e lei prova ad andare alla conquista dell’Europa. In Spagna, in particolare, la chiamano mister 100 euro!
Sì, e lì il sangue di piccione divenne sangue di toro! Sicuramente qui la spinta di quel tipo di televendite una decina d’anni fa venne meno. E noi provammo a sfondare all’estero, con buoni risultati non solo in Spagna, ma anche in Ungheria: e in video andavo sempre io, perché a funzionare era quello stile, quella gestualità. Anche se parole di spagnolo ne sapevo pochine, e di ungherese meno ancora….
Ora però, da qualche anno, lei i gioielli non li vende più, anzi li compra: qui nel suo storico quartier generale di Valenza, ma a breve anche in un nuovo negozio in centro a Milano. Perché questo cambiamento?
Perché questi sono anni in cui tante persone, non solo per necessità, decidono che è il momento di liberarsi di certi gioielli. E l’errore che commettono è di venderli a peso, rimettendoci perché in quel modo gli viene pagato solo l’oro, e anche poco. Noi invece facciamo una stima complessiva dei gioielli, e delle singole pietre di cui è composto. E’ un mercato interessante. Anche se spero davvero che questa maledetta crisi stia finendo, anzi ci credo. E allora sì che potremmo tornare ad aggredire il mercato, e a divertirci. Le idee non ci mancano, e la tv finora è stata utilizzata solo per un decimo del suo potenziale commerciale!
Ettore Grassano