Ho appreso dai mezzi di informazione che dal 14 al 21 Agosto si svolge a Castelferro, frazione del Comune di Predosa (AL), la 39° Sagra dei salamini d’asino.
Gli organizzatori fanno dell’accoglienza una carta vincente, specificando che se parteciperete “Non dovrete lottare per conquistare uno spazio libero per sedervi!! Non dovrete ordinare tutto subito all’arrivo e vedervi sommergere da una miriade di bigliettini con le varie portate ordinate!! Non dovrete fare estenuanti code col vassoio in mano per poter ritirare la cena!! MA….. al vostro arrivo verrete accompagnati al tavolo dove verrete serviti dai camerieri che prenderanno le vostre ordinazioni e vi serviranno la cena mentre voi starete comodamente seduti al tavolo”. Pare che sia un’occasione imperdibile per essere vezzeggiati al meglio in un luogo di ristorazione.
Gli organizzatori si dichiarano “orgogliosi” dei loro prodotti. “I nostri prodotti d’asino li potete mangiare solo da noi perché preparati su nostra ricetta una sola volta all’anno!!!” Il concetto da tenere ben saldo in questa sagra è che l’animale asino è un prodotto. “I cuochi del paese si occupano di selezionare gli asini e di seguire passo a passo la filiera della carne fino all’arrivo in salumificio in modo da poter garantire la qualità delle carni adoperate. I famosi salamini d’asino di Castelferro, non potrete trovarli altrove durante l’anno, vengono insaccati dal salumificio su ricetta segreta del capo cuoco “Il Mingo” che da 39 anni prepara tutti i piatti d’asino serviti alla Sagra”. Il capo cuoco Il Mingo, custode di un importante segreto, sovrintende anche alla preparazione di antipasto d’asino, bresaola d’asino, affettati d’asino, agnolotti d’asino al sugo e al vino, polenta e tapulone, salamini d’asino al cartoccio, arrosto d’asino, stracotto d’asino, ma il massacro animale colpisce anche il maiale perché nel menù sono previsti prosciutto crudo e braciolata di maiale. Ciliegina sulla torta è il menù bimbi: wurstel d’asino e patatine.
E’ davvero sorprendente che ai giorni nostri, nonostante l’informazione, la sensibilizzazione e la nuova coscienza di rispetto verso gli animali, vi siano ancora luoghi dove certi eventi che si basano sulla crudeltà di una pietanza derivata da uccisioni di animali siano pubblicizzati come grandi iniziative, con note di encomio e di apprezzamento. Gli animali sono esseri capaci di provare dolore, paura, angoscia, condizioni necessarie e sufficienti per venire rispettati come “esseri senzienti”, così sono definiti all’articolo 13 del “Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea”. Invece ogni anno nel mondo uccidiamo oltre 50 miliardi di animali da allevamento e centinaia di miliardi di animali marini. Sono numeri inconcepibili, e ciò che più sconvolge è l’agonia patita da quelle vittime negli allevamenti e nei macelli. Se partiamo dal presupposto che tutte queste pratiche sono legali, ci troviamo di fronte a una legge schizofrenica che da una parte tutela in maniera abbastanza soddisfacente (quando viene rispettata) gli animali “da affezione”, dall’altra trascura visibilmente gli animali “da affettare” che invece come quelli d’affezione soffrono, sono intelligenti, provano e trasmettono emozioni. Poiché non ho mai mangiato animali, se non da piccola su costrizione, che si celebrasse la sagra dell’asino di qualsiasi altro animale per me non ha mai fatto differenza: quella grande abbuffata di animali macellati mi ha sempre trasmesso un’inquietudine che non sono mai riuscita a comprendere e a giustificare. Non esiste giustificazione morale o razionale nel causare la sofferenza di miliardi di animali, e neppure di uno solo di essi. Lo facciamo, non perché ne abbiamo bisogno o perché i prodotti animali ci siano indispensabili, ma solo per il piacere di mangiarli. Se seguiamo questa logica fallace, allora possiamo anche giustificare la macellazione di un cane, il “migliore amico dell’uomo”, per mangiarne la carne, perché essa è mangiata legalmente in svariati Paesi del mondo. La soluzione sta nell’educare la gente, soprattutto i bambini, a capire che lo sfruttamento degli animali è sbagliato, da qualunque punto di vista lo si guardi e in qualsiasi forma lo si eserciti.
Vedere alla sagra la presenza di un menù bimbi a base di asino, mi riporta alla mente scene di bambini affascinati e divertiti da asini liberi in fattorie o in rifugi, scampati al macello o scartati da qualche comitato perché non più “idonei” a correre in qualche folle palio paesano. Sarebbe utile anche coi bambini “seguire passo a passo la filiera della carne fino all’arrivo in salumificio” e raccontare, o meglio mostrare con fotografie e video, come muore macellato un asino, o qualunque altro animale. La macellazione è un anello di quella catena di orrore che porta alla produzione del cibo animale: perché non mostrarla ai bambini? Forse perché i bambini resterebbero traumatizzati rivolgendo domande a dir poco imbarazzanti agli adulti, davanti alle quali sarebbe doveroso raccontare loro la verità, una brutta verità, ma credo che sia meglio una brutta verità che una bella bugia. I bambini sono le vittime più ignare della mattanza che c’è dietro ciò che mangiano e sono anche le vittime più sfruttate: basta pensare a ciò che viene messo loro i bocca (in tutti i sensi) negli spot alimentari, autentici disastri pedagogici.
Lo scorso Giugno si è svolta la 6° edizione di “Asini in festa” a Serralunga di Crea, evento patrocinato dal Comune di Serralunga di Crea, organizzato da Pro Loco e associazione “Asini si nasce… e io lo nakkui” : la festa offriva passeggiata e coccole con gli asini, merenda, truccabimbi, spettacolo di majorettes e concerto con cena vegetariana in piazza. Come dice bene la locandina, questa è una “festa in cui gli animali, dopo le coccole, non te li ritrovi nel piatto”.
Quando si ragiona a proposito di esseri umani, quelli fortunati e quelli meno fortunati, ci si chiede perché vi sia tanto bene da una parte e tanto male dall’altra: se si nasce in certi angoli del mondo, non solo non c’è speranza di avere una vita serena, ma si deve lottare quotidianamente per sfuggire a persecuzione e massacro. Stesso vale per gli asini: a Serralunga di Crea sono destinati alle coccole, a Castelferro sono destinati al macello. Agli uni ci si affeziona, agli altri si riserva un trattamento brutale, di sfruttamento e profitto, lontano da qualsiasi forma di affetto, essendo essi parte di un sistema produttivo. Per giustificare tale comportamento, questi asini devono essere considerati indegni di un attaccamento affettivo. Il sistema fa in modo che per evitare che nasca questo attaccamento siano creati ambiti separati: asini da coccolare e asini da mangiare. E’ una logica perversa e la sfida, faticosissima da vincere, è fare in modo che si rispetti ogni asino affinché non si possa più dire che c’è asino e asino.
Cordiali saluti.
Paola Re – Tortona (AL)
Delegata del Movimento Antispecista