Basta con il tormentone di Alessandria città fallita! [Controvento]

Alessandria fallitadi Ettore Grassano

Arridaje cor tormentone. Venghino siorre e siorri, venghino ad ammirare come si vive ad Alessandria, la città fallita. E i media nazionali, che ad agosto se non muore qualche personaggio importante (ora scatterà la caccia alle bisnonne italiane di Robin Williams) non sanno cosa scrivere, si muovono a sciami: prima Repubblica, quindi la Rai (anche oggi in diretta radiofonica su Radio 1, pare), e magari poi la7 non sarà da meno, con un approfondimento autunnale.

Ma perchè prestarsi a questo show di quart’ordine? Cui prodest? Ed è vero che tutti gli alessandrini detestano Rita Rossa, come strilla il titolo di Repubblica dell’altro giorno?

A noi non pare che Alessandria sia messa diversamente da gran parte del resto d’Italia, francamente. E così i suoi politici, amministratori e non. Con l’aggravante, questo sì, di essere una città ad economia in gran parte pubblica e parastatale, e con un’età media della popolazione tra le più alte del Paese (ne parliamo anche in un approfondimento con il primario di geriatria dell’Azienda Ospedaliera, nei prossimi giorni). Una città così però, anziana e in gran parte assistita, non odia: piuttosto vivacchia senza slancio, senza vera progettualità. Ed è lì che la politica, se ancora c’è e vuole avere un senso, deve provare a contare davvero. Lasciando perdere le lamentele a mezzo stampa, e pure le eterne diagnosi o tentativi di scaricabarile su perchè siamo messi così: roba da storici locali, e ahinoi qualche volta anche da tribunali.

Ma se davvero il sindaco, e la sua squadra, vogliono lasciare un segno (positivo, si intende) la smettano di guardare alle classifiche di popolarità realizzate da sondaggisti mai asettici, e si misurino invece davvero con la necessità di rimettere in moto questo territorio. Come? Poichè la logica dell’assistenzialismo clientelare (a cui tutti hanno partecipato negli ultimi trent’anni, suvvia) è fallita, e in via di liquidazione coatta, non resta che provare ad attrarre, davvero, capitali e investitori capaci di sviluppare progetti innovativi, e di creare occupazione.

E’ lì che, ad oggi, Palazzo Rosso ci pare assolutamente carente. Ed è lì che sindaco e amministrazione, nella seconda metà del mandato, si giocheranno la loro credibilità. Ma, per carità, basta con le lagne a mezzo stampa!