Ciao care e cari ineffabili amiche ed amici (il mio fare sicofantesco nei vostri confronti sta per eguagliare quello di un rampante giovin tosco verso un vecchio lenone magistratofilo…), riallacciandomi a quanto sproloquiai la volta scorsa, seguendo il mio sfagiolamento, mi sposto nel territorio alessandrino e precisamembro (in Goliardia il banale avverbio “precisamente” si trasforma nel più nervino “precisamembro”) nelle aleramiche terre di Casale Monfregato (citato sulle carte geografiche filistee come “Casale Monferrato”).
Siamo nell’ano 1969+1 ed io ero stato nominato Cardinale agli Esteri dell’Ordo Goliardicus Agae Khanis – Supremus Alexandriae.
La carica di Cardinale agli Esteri O.G.A.K. – S. Al è simile a quella ricoperta nello stato Vaticano fino a poco tempo fa da quel Tarcisio che fece affiggere sulla porta del suo spartano ed umile covile (di oltre 800 mq.) l’ariostesca frase “Parvula sed apta mihi” (piccolina ma adatta a me)!
Saputo che nel territorio casalese si sarebbe svolta la consueta sfilata carnascialesca dei carri, decidemmo di accorrere in massa da quel di Pavia… e da quel giorno la sfilata di carnevale divenne la “sfigata di carnevale”.
Purtroppo non ci sono foto che immortalino, all’inizio della sfilata, un gruppetto di noi, che, incitati ed aiutati dal Dio Bacco, volendo sfilare con le majorettes, fece perdere loro il passo…
Come si evince dalla foto n° 1, ci impossessammo di un segmento di questo corteo (gli organizzatori, per tenerci buoni ed anche per evitare altri “incidenti” tipo majorettes, ci dettero anche un trattore, ed arricchimmo con la nostra presenza, i nostri mantelli, i nostri berrectacula di ogni colore (i copricapi Goliardici), i nostri gonfaloni, i nostri canti, il nostro casino sano e spontaneo, la sfilata.
Un particolare della manifestazione, evidenziato da un cerchio rosso nella foto a destra, ed ingrandito a sinistra, mostra come due Goliardi, due Principi della Corona Ferrea del Sacrum Regnum Longobardorum, il sottoscritto (a) ed il suo caro fratello in Goliardia e grande amico, Roberto (b), rapissero (a scopo innocentemente lubrico e fornicatorio) due leggiadre donzelle del pubblico. Anche i sacri desiderata della Dea Venere erano stati onorati!
Nella foto n° 2 si apprezza, a sfilata ormai finita, un momento di relax: sempre io (a) con l’immancabile Nazionale Semplice (col Dio Tabacco la Sacra Triade è stata onorata in toto) e (b) Roberto. Dietro di noi posa un futuro ingegnere alessandrino, ma ormai legato a tripla mandata alla Goliardia triestina, mi sembra che facesse parte del POMO, ma dato il mio Alzheimer galoppante non lo potrei giurare e neppure sono certo dell’esattezza di POMO. Le verginelle (forse nelle orecchie) rapite attendono fiduciose in un angolo.
Dietro, col mantello bianco (c), controlla la situazione il capo del gruppo pavese I Bastardi del Cristallo (divenuto in seguito “I Mandrillacci“).
Da notare infine, indicato dalla freccia rossa, il cartello col numero del trattore divenuto nostro. Originariamente il numero era 29, ma fu nostra cura correggerlo nel più simbolico 69.
Ogni processione che si rispetti è caratterizzata da inni e canti innalzati dai fedeli sia prima che durante che dopo e la foto n° 3 conferma questo fatto. Purtroppo queste righe non sono supportate da un conveniente audio che testimoni la potenza e la spiritualità di mille voci, amplificate da fiumi di Grignolino (visto il luogo) ed arrochite da nembi tabagici.
Religiosamente concentrati in questa prece comunitaria cantata spiccano in primo piano i Cavalieri della Corona Ferrea tra cui (a) il sottoscritto, (c) il capo del Gruppo Goliardico Augustus e, dietro (b), S.M. La Regina del Sacrum Regnum Longobardorum.