“Ma no, quali vacanze: a parte qualche giorno intorno a Ferragosto io qui sto: ci sono da fare troppe cose che mi appassionano: non mollo certo adesso”. E veramente Giovanni Barosini di mollare non ha mai dato la sensazione, gliene va dato atto: anche quando il suo partito, l’Udc, è passato attraverso acque non proprio tranquille, e altri a livello nazionale e regionale han preferito ‘sfilarsi’, lui ha continuato a metterci la faccia, in prima persona, e a candidarsi pure in contesti (come le elezioni regionali dello scorso maggio) in cui era palese che possibilità concrete di ‘fare risultato’ ce ne fossero pochissime. “Ma che c’entra: se uno la politica la ama davvero, come la amo io, continua a farla, e a metterci l’anima. Anche per dimostrare che è sbagliato porre tutti sullo stesso livello, e considerare tutti quanti i politici degli opportunisti: oggi personalmente ricopro tre diversi incarichi, tutti assolutamente no profit: ma lo faccio con grande entusiasmo, perché ci credo”. Proviamo allora a farci raccontare da Barosini (che è appunto segretario regionale Udc, assessore provinciale alla Cultura e capogruppo Udc a Palazzo Rosso) cosa bolle nel ‘pentolone’ estivo, e cosa è lecito aspettarsi, sul fronte politico, nei prossimi mesi sul nostro territorio, e a livello nazionale.
Barosini, partiamo dalla Provincia: dopo 5 anni come presidente del consiglio, lei da qualche settimana è assessore alla Cultura, non si capisce bene fino a quando. Che senso ha questo nuovo incarico, e che ne sarà delle Province?
Per me si tratta di un impegno in cui credo, in assoluta continuità con i 5 anni da presidente a cui ha fatto cenno. Certo, non ci sono risorse, e le Province sono appese al filo delle prossime indicazioni di Governo e Regioni: per cui bisognerà capire come vengono ripartite le diverse funzioni, e chi se ne dovrà occupare. Ma nel frattempo che si fa? Mettiamo tutto in congelatore e partiamo per un lungo periodo di ferie? A me è sembrato giusto continuare a fare la mia parte, e ho accettato con piacere l’incarico di assessore dal presidente Filippi. Anche se, in questa fase, le etichette di centro sinistra e centro destra mi sembrano quanto mai offuscate: pensiamo a quel che si può fare di concreto, piuttosto…
E cosa si può fare? Lei di recente ha chiamato a raccolta qui a Palazzo Ghilini diversi assessori alla Cultura dei comuni centro zona: e tra l’altro hanno risposto all’appello tutte donne. Cosa vi siete detti?
Ho incontrato donne davvero ‘con le palle’, se possiamo usare un’espressione un po’ colorita, e assolutamente in senso positivo: per dire che sono persone capaci, preparate e determinate. E tutte d’accordo sul fatto che la cultura ha oggi un’esigenza primaria: attrarre persone, dal territorio ma anche da fuori, e fare da traino, diciamolo senza paura delle parole, al turismo e al business, sia pur sempre in una chiave etica, e di forte trasparenza. Del resto a invitarci a muoverci in questa direttrice è lo stesso ministro Franceschini: se le casse sono vuote, l’unica soluzione rimane quella di offrire ad imprenditori privati percorsi di collaborazione, che consentano a loro di produrre utili, e a noi di valorizzare il patrimonio culturale pubblico, facendo a nostra volta quadrare i conti.
E come si fa, qui e ora?
Il fulcro di tutta la strategia, vero baricentro provinciale e punto di riferimento non solo per Alessandria, ma anche per gli altri comuni centri zona può e deve essere Marengo, con il suo complesso monumentale, il suo parco, la sua potenzialità di attrazione. L’ho toccato con mano, personalmente e tramite amici: Marengo è probabilmente il monumento alessandrino che più è noto agli stranieri, naturalmente a partire dai francesi. E, non scordiamocelo, il 2015 grazie ad Expo vedrà diversi milioni di visitatori di tutto il mondo diretti ad appena un’ora da qui. Chiaro che non possiamo perdere un’occasione così, ma dobbiamo muoversi subito, ora.
Il suo, però, è un neo-assessorato già in scadenza: si parlava di elezioni (di secondo grado: quindi appannaggio degli addetti ai lavori, e non dei cittadini) a fine settembre, ora qualcuno dice metà ottobre….
Aspettiamo indicazioni precise: c’è anche chi sostiene che le giunte scadranno solo a fine anno. In ogni caso, lavoriamo per raggiungere obiettivi concreti, in tempi brevi. L’obiettivo è la costituzione di un comitato, promosso e rappresentato per la Provincia da me e da Cristina Mazzoni (che ha la delega al Turismo), ma con l’intenzione di coinvolgere anche comune di Alessandria, comuni centri zona, Fondazione CrAl. Con una certezza: il Marengo Museum è davvero la nostra Grande Bellezza, per citare il film di Sorrentino. E dalla sua piena riapertura e valorizzazione (con tutta una serie di attrazioni da attivare in sinergia con privati) passa il rilancio del nostro territorio. Sono già diverse le aziende che ci hanno lanciato segnali precise, di disponibilità e di aspettativa. E naturalmente da Marengo il progetto va allargato ad altri tasselli fondamentali della nostra offerta culturale.
Quali?
La Cittadella (per la quale siamo in attesa di capire, a settembre, quali saranno i risultati del bando di gestione pluriennale del Demanio), la ex caserma Valfrè, il teatro. Quest’ultimo è una mia ‘fissa’: può un capoluogo di provincia come Alessandria rimanere a lungo senza un teatro, inteso come luogo fisico, e come insieme di attività, progetti, corsi di recitazione e quant’altro? No, no e no: sono determinatissimo a farlo ripartire.
Lei però Barosini, da qualche mese, ha anche un ruolo, segretario regionale dell’Udc, che la porta a confrontarsi con i leader politici nazionali del suo partito, e con quelli (un po’ malconci, in verità) del centro destra in Regione Piemonte. Cosa dobbiamo aspettarci dai prossimi mesi?
Da anni, non da mesi, lavoro e persevero convinto che il futuro del voto moderato in Italia sia il Partito Popolare. Renzi, portando il Pd all’interno del socialismo europeo, in qualche modo ha dato un contributo determinante nel delimitare i confini: ora tocca a noi. Qualcosa sta cominciando a muoversi, e lì mi auguro che finalmente si raggiunga un approdo.
Ma la presenza ancora in campo di Berlusconi non è in qualche modo un freno?
Probabilmente lo è stata, ma io sono contrario alle rottamazioni. Chi ha avuto un ruolo importante in passato, può e deve continuare a dare il suo contributo, sia pure in forme diverse. Mi riferisco anche a situazioni locali: se penso a come Alessandria, a livello di classe politica, ha bruscamente messo da parte i due sindaci precedenti a Rita Rossa, non posso approvare certi metodi, e la dispersione di competenze che dovrebbero essere risorse per la comunità.
Parliamo di Palazzo Rosso: in questi mesi estivi tiene banco la vicenda multiutility: lei che posizione ha al riguardo?
Nessuna preclusione, o pregiudizio. Ma anche la necessità che al consiglio comunale, che rappresenta i cittadini, sia spiegato tutto, passo dopo passo: senza reticenze o furberie. Personalmente reputo positivo che il ruolo di assessore al Bilancio, e alle Partecipate, sia tornato in mano alla politica, e ad una persona di grande serietà ed equilibrio come Giorgio Abonante. Credo che sarà lui per primo ad esigere di vederci chiaro, ed io come consigliere Udc e presidente della commissione Bilancio farò la mia parte.
A proposito Barosini: sta scaldando i muscoli per fare il candidato sindaco ad Alessandria, stavolta magari con alle spalle non il piccolo Udc, ma un grande Partito Popolare?
(sorride, ndr) Perché, si vota? No, e non credo che si voterà prima della scadenza naturale, fra tre anni. Ne passerà acqua sotto i ponti, e vedremo come si definirà il quadro generale. Però nel frattempo non starò con le mani in mano. Il prossimo autunno prenderà corpo il Comitato dei 300: una sorta di chiamata alle armi di uomini e donne onesti e coraggiosi, nauseati dalla poltica affaristica-nepotistica-lobbistica. L’obiettivo sarà quello di sottrarre finalmente la città dalle mani di chi, in un paradossale teatrino e classico gioco delle parti, la sta dissanguando da decenni.
Lei quindi Barosini non è certo tra quelli che pensano di abbandonare la politica….
Ma certo che no: io della politica sono profondamente innamorato. Non solo non posso lasciarla, ma neppure esserne un giudice obiettivo. Però questo va detto, è un amore maturo, anche anagraficamente: di fatto sono davvero in politica solo dal 2007, quando entrai per la prima volta in consiglio comunale, e avevo già 47 anni. Prima coltivavo altre passioni: la Lazio prima di tutto….e va beh (sorride, ndr) anche altre che si possono immaginare, ma che non serve specificare!
Ettore Grassano