Lo spacciatore di ottimismo [Controvento]

Renzi okdi Ettore Grassano

Capisco bene le ragioni di chi dice “oggi alternative al governo Renzi non ce ne sono”, e non è difficile constatare, guardandosi attorno, che lo scenario politico, in termini di progetti chiari e comprensibili prima ancora che di leadership, fatica a produrre altri progetti credibili e realizzabili (ma quello di Renzi lo è?), tanto a destra quanto a sinistra.

Mi piace meno constatare, e mi è successo più volte in questi ultimi giorni, che da parte di non pochi elettori moderati (quelli che un tempo votavano centro destra, per capirci: e che oggi non fanno fatica a preferire un Renzi ‘sulla cresta dell’onda’ ad un Berlusconi al crepuscolo) c’è da un lato assoluto e condivisibile pessimismo sul futuro del Paese, dall’altro la convinzione che la via d’uscita sia una sola, ossia l’Uomo Forte. Non capisco bene, parlando con queste persone, se il ‘sospensore’ (temporaneo si intende, e per il bene comune) della democrazia lo identifichino già tout court in Renzi, o se aspettino un’ulteriore figura. Sta di fatto che questo è il clima che si respira nel Paese reale, e fare finta di niente serve a poco.

La politica, e l’insieme dei corpi sociali intermedi (partiti, associazioni di categoria, sindacati e via discorrendo) sono vissuti con un fastidio ormai conclamato, maturo per così dire. E questo, piaccia o non piaccia, è il clima culturale in cui Renzi sta costruendo e facendo crescere il suo consenso personale.

Che, secondo quanto scrivono i grandi media, non sarebbe in discussione, nonostante la percezione di un futuro nero ed incombente. E non lo sarebbe proprio per la mancanza pressochè totale (almeno nel sentire comune) di mancanza di alternative.

Cosa stia facendo Renzi è sotto gli occhi di tutti. Fa quel che può e deve, con grande determinazione, secondo i suoi sostenitori (non tutti: ci sono anche quelli che stanno lì ‘perchè altrimenti oggi dove vado’, ma intanto coltivano relazioni anche diverse, che non si sa mai). Mentre secondo i suoi detrattori (non molti in verità quelli che si manifestano) starebbe procedendo verso un modello di leaderhip autoritaria assolutamente priva di sostanza, che vive di slogan e di provvedimenti demamogici e un po’ patetici, stile “80 euro”.

Senza stare a insistere sulle assonanze col ventennio (e convinti che Renzi durerà molto, ma molto meno), non si può però non essere perplessi. Perchè a sentire lui, il nostro novello Telemaco, una grande ripartenza di investimenti con iniezione di fiducia sarebbe alle porte, ma francamente se è così l’Italia reale non lo ha capito, e devono spiegarcelo meglio. Perchè noi guardandoci attorno vediamo:

– grandi aziende che portano all’estero il loro baricentro (legittimamente: quelli devono far quadrare i loro di conti, mica quelli dello Stato)

– piccole e medie imprese che ricorrono ormai in maniera ormai sistematica (e insostenibile per il sistema) agli ammortizzatori sociali, in attesa di capire se chiudere, vendere o addirittura regalare

– disoccupazione a livelli da record, e il resto dei nuovi lavori son precariato o abusivato diffuso

– un debito pubblico italiano a livelli da capogiro, 135% del Pil, e l’impegno praticamente insostenibile di portarlo al 60% nei prossimi anni, leggete qui come

– tante famiglie che campano ancora benone, è vero, ma in cui il reddito da rendita (pensioni, finanza o altro) è ormai superiore a quello da lavoro. Il che è una roba da fine del mondo, anche se tanti italiani fan finta che sia normale.

A fronte di tutto ciò, Renzi pare tutto concentrato sulle riforme istituzionali e della macchina pubblica che, ad oggi, sembrano sostanzialmente finalizzate a consentirgli di ‘togliersi dalle palle’ (lo avrebbe scritto il premier di recente in un sms, riferendosi a Sel) piccoli oppositori che rischiano di fargli perdere tempo, e di rallentare la sua marcia gloriosa. Ma verso dove?

La finta riforma delle Province è, se non riusciranno a ‘svoltare’ in corsa, un esempio clamoroso di inefficienza permanente, che rischia di diventare strutturale. Idem con patate per come funzionano tanti altri ‘pezzi’ della macchina pubblica locale, e centrale. Davvero irriformabile?

Mi dice un amico romano che Renzi, i suoi boys e le sue bellissime squinzie (ma di queste nessuno mette in dubbio le competenze: mica sono vallette berlusconiane, loro!) siano ormai completamente invisi al mondo dell’alta burocrazia romana, che li sta mandando a sfracellarsi lasciandoli assolutamente privi di reale supporto nell’analisi di temi complessi, e nella stesura dei conseguenti documenti. Difficile valutare da qui. Di certo l’impressione è che gli unici risultati concreti del Governo Renzi sono, a oggi, la cancellazione del voto popolare sul fronte delle Province, e del Senato. E, si dice, sarebbe alle porte una legge elettorale per la Camera in cui anche l’eventuale ripristino delle preferenze verrebbe subordinato a capilista bloccati, ai quali sia garantita l’elezione d’ufficio. Perchè sia Renzi che Berlusconi, grandi spacciatori di ottimismo e al momento soci nella gestione dell’Albergo Italia, intendono, poche storie, garantirsi il controllo assoluto dei rispettivi gruppi parlamentari.

Il banchiere/politico Nerio Nesi, nell’intervista che pubblichiamo oggi, pur esprimendosi con grande garbo, dice ad un certo punto: “Mi faccia essere paradossale: anche la Camera dei deputati ha un costo, e rilevante. Non è che prima o poi aboliamo anche quella?”. Leggetevela tutta!