In meno di quarantott’ore nei giorni scorsi si sono radunate per i rispettivi ritiri le tre formazioni della provincia di Alessandria che saranno protagoniste (si spera non in negativo) nel prossimo campionato di serie D, che dopo la riforma della Lega Pro della scorsa stagione torna ad essere la quarta serie del calcio italiano dopo circa trent’anni.
Lo scenario in cui ci si muove è però completamente diverso: la Serie C2 fu il frutto della riforma del settore semiprofessionistico che la FIGC decise di liquidare per evitare ambiguità nel trattamento economico dei calciatori. La ripartizione venne fatta in parti uguali e se nell’assetto in essere fino al 1978 la Lega Nazionale Semiprofessionisti organizzava dodici gironi, ossia tre di Serie C e nove di Serie D, nel nuovo regime si sarebbero creati sei raggruppamenti professionistici ed altrettanti dilettantistici. Per garantire l’ordine piramidale, i gruppi professionistici furono ripartiti in due distinte categorie, frazionando la Serie C su due livelli, uno con due gironi e l’altro con quattro, realizzati in base a criteri geografici da nord a sud. I gironi furono composti da 18 squadre ciascuno, con le prime due classificate di ogni girone che venivano promosse in Serie C1, e le ultime tre classificate di ogni gruppo che venivano retrocesse in Serie D, che dal 1981-82 diventò il Campionato Interregionale.
Quanto la scelta fu poco lungimirante lo dimostra il fatto che la progressiva emorragia di squadre ha ridotto il numero dei gironi della serie C2 da quattro a tre e poi a due mentre contemporaneamente l’Interregionale – poi ritornata serie D – vedeva crescere da sei a sette, ad otto fino a nove i propri raggruppamenti. Non voglio qui criticare il malcostume italiano per cui gli obblighi fiscali in serie D sono molto meno pressanti di quelli della Lega Pro, quanto fare gli auguri d’obbligo alle tre formazioni che affronteranno questo nuovo campionato con aspettative e punti di partenza differenti.
In ordine alfabetico, partiamo con l’Acqui che con la nuova proprietà sembra avere risolto i problemi economici e che si candida per un posto quantomeno nei playoff al termine della stagione. Sono arrivati giocatori di livello per la categoria come Del Nero, Emilliano, Genocchio, Rondinelli e sono rimasti punti fermi come Teti ed Innocenti e soprattutto l’ultimo legame fra la squadra e la città ovvero l’allenatore Arturo Merlo. I bianchi si sono ritrovati per il ritiro nel pomeriggio di sabato sul sintetico del “Barisone”, lasciando il campo amico dell’”Ottolenghi” al Livorno, in ritiro ad Acqui Terme come la primavera del Genoa che occupa i campi de La Sorgente.
Il Derthona incredibilmente per una estate non è la notizia principale extracalcistica del mercato: le riconferme di Chirico, Mazzocca, Gilio, Temperino e Zefi e gli arrivi di Baudinelli e Miale rendono meno amaro l’addio di Montingelli dopo quattro anni; Banchieri – che seppur tardivamente ha riconosciuto l’errore dello scorso calciomercato – avrà alle spalle una società solida come non mai con l’arrivo di Sonzogni ad aiutare Tonetto e Balsamo, e a disposizione oltre ai soliti giovani che il tecnico tortonese conosce a menadito anche tre leve (96-97-98) delle giovanili che l’anno scorso hanno dimostrato tutto il loro valore e per il quale vanno ringraziati gli allenatori Guida e Bussetti ed il responsabile Simoniello, curiosamente l’unico rimasto in bianconero anche per questo campionato.
La Novese dopo i fasti dello scorso precampionato ha rischiato seriamente di non iscriversi e solo il grande attaccamento alla maglia della dirigenza ha permesso alla società biancoceleste di non sparire: la scelta di Sterpi come allenatore e quella del ritiro a Voltaggio si inseriscono alla perfezione nella descrizione della squadra “a chilometri zero” voluta dal presidente Traverso. A Merlin il compito di assemblare la rosa, stante le conferme di Masneri, Longhi, Taverna e Ponsat ai quali andrebbero accostati ancora almeno un difensore centrale ed una punta per essere competitivi. Sarà un anno di grande sofferenza, ma per come si erano messe le cose ad un certo punto qualsiasi risultato sarebbe comunque una vittoria.