Per un vecchio Goliarda e Pontifex Maximus, parlo di qualche millennio fa, della Goliardia alessandrina è un enorme godimento… potrei dire di peggio, ma non voglio scandalizzarvi fin dal primo articolo. Però state tranquilli: se non sarò lapidato e potrò continuare questi appuntamenti con voi, mi conoscerete anche nella “ars loquendi”!
E’ un enorme godimento, dicevo, potermi trovare periodicamente con voi (il periodo, come diceva quella tizia con le mestruazioni irregolari, saranno gli dei a deciderlo) e raccontarvi che cosa abbia rappresentato per me e per tanti altri il simbolo che sovrasta questo articolo… il simbolo dello “ORDO GOLIARDICUS AGAE KHANIS – SUPREMUS ALEXANDRIAE” (notare il motto alessandrino da me voluto).
Non è nelle mie intenzioni, almeno per ora, tracciare la storia della Goliardia alessandrina o, tantomeno nazionale, voglio invece raccontarvi la mia storia nel contesto Goliardico locale, storia che per qualche anno si identifica con la storia della stessa Goliardia… mi direte che sono egocentrico, che voglio essere la sposa ad ogni matrimonio ed il morto ad ogni funerale (sto digitando con una mano sola…)? Avete ragione! Sono tutto quello che avete detto ed anche di peggio, ma da buon Goliarda me ne sbatto le sacre sfere!
Ecco perché la prima foto che inserisco e che risale al 1969 + 1 (1970 per i filistei, cioè i non Goliardi) è di Sua Santità Hildebrandus I Aracnicus, cioè del sottocristo (non è un errore di battitura)!
Dato che spiegare che cosa sia la Goliardia è più difficile che trovare un politico che non mangi, mi limiterò ad inserire paro paro un brano della prefazione al mio libro “In nomine Bacci, Tabacci Venerisque” (che, lo vogliano gli dei, un giorno vedrà le stampe), sperando che trasmetta qualche messaggio…
Secoli fa quando studiavo (così almeno era convinta quella povera diavola di mia madre buonanima) a Pavia, la Goliardia locale organizzava ogni anno una sfilata di carri allegorici che attraversava tutto il centro di questa meravigliosa città.
Ogni compagnia dell’Ordine Goliardico Pavese, il “Sacrum Regnum Longobardorum”, preparava in settimane di duro lavoro (quante ore sottratte alle donne, all’osteria, ai divertimenti; ho forse dimenticato qualcosa? Ah si: lo studio) il suo carro allegorico, carro che fino all’ultimo momento doveva restare nascosto.
Destò molta meraviglia e forse anche delusione tra tutti noi, l’ultimo anno della sfilata, la vista di un carro completamente disadorno (era un carro e basta) con una semplice scritta sulle alte fiancate: “IL CARRO DELLA MERDA”.
Nel corso della sfilata fu chiarissima la mission di questo carro: le alte fiancate nascondevano un enorme mucchio di letame con cui quattro volontari, armati di forcone, concimavano la folla che faceva ala a questa processione Goliardica.
Perché tutto questo?
Perché la Goliardia era una cosa solamente nostra, di noi Goliardi, che solo noi potevamo apprezzare, che solo noi potevamo vivere, che solo noi potevamo godere: il centro di Pavia per un intero pomeriggio era dei Goliardi che ci facevano i cazzi loro. Tutti gli altri, il popolo filisteo, coloro che volevano ridere, divertirsi alle nostre spalle, erano stati avvisati, lo facevano a loro rischio e pericolo.
L’accozzaglia di pagine che segue [lo stesso dicasi per le foto e gli articoli che seguiranno (ndr)] ha la stessa mission del “carro della merda”: è stata scritta per i Goliardi che, sono sicuro, l’apprezzeranno.
Gli altri, i non Goliardi, sono avvisati: leggere queste pagine è come ricevere delle badilate di merda!
Per cui voglio avvertirvi, amatissimi lettori, non lamentatevi di questa opera, non andate a piangere in qualche confessionale, lagnandovi di essere stati offesi da un’opera
– dissacrante nei confronti della religione, dei valori più comuni, della società, delle tradizioni, della letteratura, ecc.;
– che ha mescolato autori esistenti con altri inventati;
– che ha travisato completamente ed a bella posta il pensiero di sommi filosofi, pensatori, uomini di chiesa, scienziati, ecc.
L’ho già detto: è un prodotto per Goliardi e che solo dei Goliardi (reali o potenziali) potranno apprezzare.
E proprio perché è un prodotto per iniziati mi sono ben guardato dallo spiegare che cosa significhi la Goliardia:
il non Goliarda non lo capirebbe mai,
i vecchi Goliardi ce l’hanno nel cuore,
i giovani che non hanno potuto viverla ma che sono Goliardi in pectore lo capiranno al volo leggendo queste pagine.
La vomitata di parole e di foto che segue è quindi un irriverente, pornografico, blasfemo insulto alla pseudo morale imperante, al potere costituito (sia esso secolare che religioso), alla stessa divinità, a prescindere dal credo che rappresenti.
Però, come sempre avviene nel mondo Goliardico, il tutto è esente da biechi secondi fini, in quanto l’obiettivo è uno solo: una schietta e sana risata.
Ed è solo per questo scopo che noi Goliardi continueremo a prendere per i fondelli tutto e tutti, che sottolineeremo in modo esasperato ciò che ha a che fare con le sfera sessuale (affermava anni fa uno dei padri della Goliardia italiana, Enrico de Boccard “i fatti sessuali raccontati con sfrenata esasparazione, perdono tutto il loro significato erotico per trasformarsi in oggetto di una sana risata”), che cercheremo di scandalizzare tutti quei benpensanti e quei baciapile che però si guardano bene dallo scandalizzarsi per le porcate dei loro beniamini politici o dei loro pastori di anime.
Grazie Amici ed arrivederci alla prossima puntata (sempre che ci sia…)!