Brondelli (Confagricoltura): “Pensiamo al presente dell’agricoltura, prima che al suo futuro!”

Brondelli“Ci fa senz’altro piacere che in tanti ormai sostengano che l’agricoltura avrà nel nostro Paese un grande futuro: ma ci piacerebbe che potesse anche avere un bel presente, che invece è a fortissimo rischio”. Esordisce così Luca Brondelli di Brondello, imprenditore agricolo titolare di un’azienda di 160 ettari a Serralunga di Crea, nel casalese, ma soprattutto presidente di Confagricoltura Alessandria: come a dire la Confindustria del settore, anche se Brondelli ci tiene a precisare “abbiamo anche fra gli iscritti proprietari di tenute da pochi ettari: rappresentiamo davvero tutta la categoria insomma, e in provincia contiamo circa 2.500 soci, per complessivi 60 mila ettari lavorati, ossia circa la metà del territorio ad uso agricolo”. Negli uffici dell’Associazione, in via Trotti ad Alessandria, il presidente di Confagricoltura ci aiuta a fare il punto sulla situazione del settore, tra indubbie potenzialità, ma anche emergenze che in queste settimane si chiamano, in particolare, grano e riso.

Presidente Brondelli, pochi giorni fa il comparto agricolo, attraverso Agrinsieme, ha lanciato un grido d’allarme sul fronte del prezzo del grano: è laGrano solita pretattica stagionale, o c’è davvero chi che preoccuparsi?
Nessuna pretattica, ma un quadro fosco da fronteggiare per tempo: da un lato c’è una stagione climatica particolare, con piogge abbondanti che hanno messo a rischio un po’ ovunque le operazioni di raccolto, e la qualità del prodotto. Dall’altro un calo significativo dei consumi, che spinge un po’ tutti i mulini a ritirare meno grano, e a prezzi ribassati. Il rischio è davvero quello, per molti produttori, di essere costretti a vendere sottocosto, con conseguenze tragiche per il comparto. Ma non c’è solo il grano, che pure da noi è assolutamente prioritario.

RisoSi riferisce all’emergenza riso?
Sì, e lì è successa una cosa davvero grave: a seguito di accordi con l’Unione Europea, si è consentito al riso proveniente da alcuni Paesi (Cambogia, Indonesia e altri) di entrare sui nostri mercati senza dazi. Come del resto è successo per tanti altri prodotti, armi escluse. Per il nostro comparto però questo ha significato una crescita del 70% dell’importazione di riso da quelle aree, e prezzi dimezzati. Così si uccide il settore. Ma anche se pensiamo ad altre nicchie, come quella delle pesche visto che siamo in stagione, non va molto meglio: se un chilo di pesche viene venduto al supermercato a 2 euro, il produttore non incassa in realtà più di 15 centesimi. E fa fatica a sopravvivere.

E’ un problema di filiera troppo lunga, con troppi intermediari, oppure che altro?
Concorrono tanti fattori, perché l’agricoltura è formata in realtà da realtà molteplici, con loro regole, esigenze, stagionalità. Noi come Confagricoltura, al contrario di altre associazioni del comparto, non siamo convinti che la soluzione stia nel chilometro zero. Anzi, semmai nel chilometro illimitato. Nel senso che, naturalmente muovendo dall’esigenza di commercializzare prodotti di qualità, e con un percorso assolutamente trasparente, in molti casi la soluzione sta proprio nel trovare nuovi mercati, non nel chiudersi nel guscio.

Il vino è un esempio significativo?
Assolutamente sì: la qualità della produzione dei vini alessandrini è in costante aumento,Vigneti Gavi e l’esigenza di molti produttori è già oggi e sarà sempre più trovare mercati e canali distributivi adeguati, in ogni parte del mondo. Come Confagricoltura, abbiamo organizzato a Roma una due giorni di incontri con i principali player e compratori del mercato canadese, che ha tra l’altro dazi ridotti, e che è potenzialmente un ottimo mercato per i vini italiani. Organizzeremo anche degustazioni sui territori, e una serie di nuove iniziative e appuntamenti, collegati a Expo 2015. Che può e deve essere una vetrina straordinaria per i prodotti della nostra agricoltura.

La nostra Camera di Commercio, come probabilmente anche altre, nei mesi scorsi è sembrata partire col piede giusto, generando speranza ed entusiasmo anche negli operatori del mondo del vino, tra l’altro. Poi è arrivata la ‘doccia fredda’ del dimezzamento governativo delle risorse….e ora? Si complica tutto?
Al vertice della Camera di Commercio, lo diciamo con orgoglio, c’è Gian Paolo Coscia, nostro ex presidente, e certamente la decisione del Governo Renzi è grave. Le posso dire, ad esempio, che la Camera di Commercio di Milano si è già ufficialmente ‘sfilata’ da Expo 2015, possiamo immaginare con quali conseguenze. La logica di dire “faccio risparmiare a tutte le imprese 50 euro all’anno di diritti camerali” è miope, se questo significa che il sistema delle imprese perde completamente, in un momento delicato come questo, qualsiasi supporto sul fronte del marketing, della promozione, della formazione. E’ l’esatto contrario di quel che serve oggi al Paese per ripartire: ossia fare squadra, e puntare sul massimo di sinergie possibili.

AgrinsiemeChe, nel vostro caso, sono anche sinergie tra Confagricoltura e le altre associazioni agricole? O prevale la rivalità?
Agrinsieme è già una bella risposta: idea nata peraltro prima delle ultime emergenze, per le quali pure è scesa in campo. L’unione fa davvero la forza, e tra le diverse associazioni agricole il dialogo e il confronto ci sono, come pure la capacità di progettare insieme. Ma quando parlo di sinergie mi riferisco anche alla necessità di intensificare i rapporti tra agricoltura e industria della trasformazione: qui in provincia, sul fronte dei pomodori, la Tomato Farm di Possolo Formigaro è, da questo punto di vista, un bell’esempio, da seguire e replicare.

Parliamo di forza lavoro presidente: c’è stato un calo occupazionale in agricoltura nell’alessandrino negli ultimi anni? E la crisi rischia di far ‘esplodere’ nuovi casi di lavoro abusivo e irregolare?
Voglio essere molto chiaro: nessuno può e deve usare la crisi (che c’è, indubbiamente, e pesa sui bilanci di molte aziende) come alibi per qualsiasi forma di lavoro ‘nero’ o al di fuori delle regole. Su questo Confagricoltura è sempre stata ed è intransigente. Naturalmente per necessità oggettive in questi anni abbiamo assistito ad una riduzione dei dipendenti a tempo indeterminato, e ad un crescente ricorso a formule contrattuali stagionali: in inverno sono sempre meno le aziende che possono permettersi di pagare dipendenti per attività di semplice manutenzione, o mantenimento.

Lei di recente è anche stato nominato presidente nazionale di Enapra, l’enteCampo arato per la ricerca e la formazione in agricoltura di Confagricoltura. Quanto è importante oggi formarsi e aggiornarsi, per un agricoltore?
E’ assolutamente fondamentale, e la nostra è una formazione a 360 gradi: dalla sicurezza e pronto soccorso al marketing, alle nuove tecnologie. Il web, in particolare, è per gli agricoltori una nuova frontiera di straordinaria rilevanza da tanti punti di vista: serve ad informarsi sul meteo, sui prezzi, sul fronte commerciale e di vendita. Con una peculiarità: siamo obbligati come aziende ad effettuare comunicazioni esclusivamente con la Pec, la posta elettronica certificata: eppure in molte zone montane e collinari neanche esiste la copertura di rete. Ricordo sempre l’esperienza di un collega pugliese, imprenditore peraltro di un certo livello, che ogni giorno è costretto ad inviare un dipendente a 20 chilometri di distanza, fino ad una certa strada, dove con portatile e chiavetta riesce a spedire e ricevere messaggi di posta elettronica. Le pare possibile? E anche da noi i casi di disagio non mancano.

Eppure ai giovani l’agricoltura torna a piacere a quanto pare, e tanto. E’ un mito, o un dato reale?
Il dato è assolutamente reale, e lo dimostra anche semplicemente il numero di iscritti agli istituti superiori ad indirizzo specifico, e alle facoltà di agraria, molte delle quali si stanno addirittura orientando al numero chiuso. A livello alessandrino, abbiamo un accordo importante con l’Università del Piemonte Orientale, per stimolare gli universitari ad avere esperienze, anche brevi, di lavoro nel nostro settore: retribuite con la formula flessibile dei voucher. Non che poi chi le sperimenta debba per forza cercare lavoro stabile nel nostro settore: ma si tratta di una prima esperienza professionale, e di vita, che non può che risultare formativa e di crescita personale.

Ettore Grassano