Via le panchine da alcuni giardini e piazzole di Alessandria, per evitare la sosta diurna e notturna dei ragazzi, che da che mondo è mondo passano per giovinastri scioperati al primo schiamazzo, o alla prima bottiglia di birra?
Il nostro amico Massimo Brusasco, con la sua consueta verve nei giorni scorsi ha ben tratteggiato la situazione. Tanto da stimolarci qualche riflessione, e la voglia di sederci dalla parte del torto: quindi per terra, insieme ai giovinastri di cui sopra, privati anche di panchine.
Naturalmente nessuno vuole difendere, coprire o incentivare nessuna forma di delinquenza, ma non di questo si parla nell’articolo. Bensì di ragazzi e ragazze (sia italiani che stranieri, supponiamo) identificati e sotto stretta osservazione, colpevoli di schiamazzare e sporcare luoghi pubblici.
Chi scrive in strade, piazze e spazi pubblici vari, in un piccolo paese, ci ha trascorso l’infanzia e l’adolescenza, come del resto Massimo Brusasco. Ne abbiamo parlato diverse volte. Non so se anche allora i carabinieri del paese (che erano del resto amici dei nostri genitori, e avevano in genere figli che schiamazzavano con noi, o magari più di noi) ci avessero identificati: certamente sì, nel senso che sapevano chi eravamo. E potremmo raccontare anche diversi aneddoti di micro delinquenza (non nostra: sempre delle cattive compagnie, naturalmente) sedati e risolti con un ammonimento verbale, magari uno scappellotto.
Ma negli anni Settanta, e primi Ottanta, c’erano un’Italia viva e un’Alessandria quasi vivace, e adulti che non percepivano la gioventù come un pericolo, ma come una speranza.
Ora, in questo Paese incartapecorito, di gente che a 75/80 anni progetta il futuro (??), o meglio difende con i denti il proprio presente timorosa di perdere privilegi e piccole conquiste, ovvio che la gioventù sia vista come un nemico, un pericolo mortale. La vita che pulsa. L’unica forma di gioventù accettata è quindi quella dei ‘mai giovani’ che vengono accompagnati da casa a scuola in auto fino a vent’anni, e che se giocano a pallone è nella scuola di calcio certificata, e se fanno musica è solo col docente a ore, e con traguardi annuali da raggiungere.
Gente che poi, chissà come mai, una volta ottenuti fior fior di attestati si schianta contro il muro della vita adulta, inadatta a tutto, parcheggiata a vita perchè non ha mai imparato a lottare, appunto, neanche ai giardini, per guadagnarsi uno spazio e un’identità con i coetanei.
Meglio, molto meglio, i giovinastri che, a luglio e agosto, fanno un po’ di casino nelle piazzette. Magari seduti per terra, se proprio volete toglier loro anche le panchine. A quell’età, altro non farete che fortificarli.