Vista la stagione e soprattutto l’estate anomala nel clima, mutevole e capricciosa che si sta delineando per il 2014 il desiderio di fissare nella mente e nel cuore lo spirito dell’estate è per tutti molto forte e necessario per il benessere psicofisico. Per gli amanti dell’arte, ed in particolare della pittura, osservare opere che illustrano temi estivi può scatenare riflessioni e confronti e offrire nuovi spunti di conoscenza.
Pittori di ogni epoca e latitudine si sono cimentati nelle rappresentazioni della bella stagione, la più amata, sinonimo di vacanza e viaggio, di qualcosa che possa cambiare i soliti ritmi.
L’opera che colpisce per il soggetto estivo ed il suo rimando inquietante è Second story Sunlight di Edward Hopper, 1960: Una casa bianca, tipicamente americana, con il tetto spiovente, a due piani, immersa nel silenzio di un cielo cobalto. Due figure femminili sono in attesa, distanze abissali, solitudini, inquietudini, sono le emozioni scatenate dall’apparente freddezza del linguaggio pittorico, reso enigmatico dall’atmosfera metafisica. L’opera, appartenente ad un Hopper maturo, è conservata al Whitney Museum of American Art.
La sua estetica è riconoscibile in ogni quadro più che in ogni altro artista novecentesco. Il dipinto trasmette un forte senso di inquietudine. Le figure umane attendono un evento, una risposta, anche non necessariamente importante.
La visione è quella di una casa sulla quale il gioco di luci e ombre è tagliata di netto,come dalla lama affilata di un coltello. Al balcone attendono una vecchia signora in nero ed una giovane donna in due pezzi blu. Il piano è cinematografico, a quest’opera si sono ispirati grandi registi, tra i quali il celeberrimo Hitchcock ed anche Kubrick.. Quello che Hopper vuole trasmettere è il dramma della solitudine dell’uomo moderno, l’incapacità di comunicare ed il vuoto creato dal progresso e dalla civiltà. Solo la luce del sole estivo rende viva la tela…..
Di contro si può osservare invece un grande dipinto ottocentesco, di stile impressionista, un grande classico con le tahitiane sulla spiaggia assolata: Femmes de Tahiti del 1891.
L’opera si ispira al mito della lontananza,della ricerca delle radici, del viaggio, delle atmosfere esotiche e primitive. Esso è conservato al Musee d’Orsay a Parigi.
E’ un invito al viaggio di stampo prettamente baudelairiano.
la tela riproduce una misteriosa armonia negli atteggiamenti statici delle due donne rivelandosi più una scena di genere che un ritratto. le donne tahitiane di Gauguin sono generalmente intente a svolgere le semplici incombenze quotidiane proprio a significare l’essenzialità di una vita semplice fuori da tutti gli schemi europei di consumismo e lotta quotidiana per il denaro.
I volti delle due tahitiane sono velati di una sottile malinconia.. Una spessa linea di contorno elegante e decorativa le caratterizza.
L’apparente quiete è animata dall’increspatura del mare evocata da alcune lumeggiature di bianco che si riversano sulla laguna visibile sullo sfondo.
Gauguin attribuisce molta importanza a questa tela, tanto da replicarla nel 1892 con un altro titolo e dove si nota l’ influsso di Manet nelle forme semplificate, ed un’anticipazione di Matisse nel potente grafismo e nelle vivaci tonalità.