di Renzo Penna*
La Commissione speciale di controllo – istituita dal Consiglio Comunale di Alessandria per analizzare gli andamenti delle società partecipate negli anni della “gestione” del sindaco Fabbio – prendendo visione della situazione di ARAL (Azienda Rifiuti Alessandrina) si è imbattuta nelle decisioni che hanno dato origine alla ipotizzata discarica per inerti da situare all’interno di una cava in località Guarasca, di proprietà della ditta La Bolla Srl e prossima allo stabilimento Solvay di Spinetta Marengo. Nel corso dell’ultimo Consiglio Comunale – la sera di martedì 15 luglio – il Presidente Di Filippo ha relazionato sul tema e letto le considerazioni finali, condivise da tutti i componenti della Commissione, le quali risultano critiche nei confronti della gestione dell’intera vicenda. Come è noto la Commissione non ha finalità di indagine, ma l’analisi dei documenti e, in particolare, i dati forniti dal Ragioniere Capo dell’Ente hanno evidenziato una situazione problematica suscitando domande che, al momento, rimangono senza una convincente risposta: Come mai l’ARAL ha deciso l’acquisto dei terreni della cava senza avere le risorse disponibili? Perché le due caparre versate per l’acquisto – per un totale di 572 mila Euro – non sono state legate all’ottenimento della indispensabile autorizzazione della Provincia e rischiano, adesso, di andare perse?
Per provare a rispondere è necessario risalire alla responsabilità che, soprattutto, l’Assessore alle Finanze e alle Partecipate della giunta Fabbio – si presume d’intesa con il sindaco – si è assunto in sede di Assemblea dei soci di Aral nell’indirizzare – in diverse occasioni negli anni 2008 e 2009 – le attività della Società. Questi, non essendo in grado di trasferire ad ARAL le risorse dovute come principale socio di maggioranza (72,92%), ha, in un primo tempo, favorito l’assunzione di un direttore e, in seguito, sollecitato l’azienda a incamerare, in grande quantità, rifiuti provenienti dall’esterno del Consorzio e della realtà alessandrina. Incrementando le attività di trattamento e trasformazione di rifiuti, in massima parte, indifferenziati e il loro conseguente smaltimento in discarica. Per adeguarsi a questa nuova necessità la società ha, necessariamente, dovuto investire ingenti risorse per potenziare gli impianti e adeguare l’organico, aumentando la propria esposizione debitoria nei confronti delle banche. Un indirizzo che si è mosso in direzione opposta alla riduzione dei rifiuti e al loro recupero e riciclo come, da anni, dispongono in materia le direttive europee e le stesse leggi italiane. Oltretutto l’incentivare lo smaltimento per un comune privo sul proprio territorio di una discarica ha finito col rappresentare per Alessandria un ulteriore costo a beneficio dei Comuni di Solero e Quargnento dove la discarica ha sede. Così è accaduto che la discarica consortile di Solero, che secondo le linee del piano provinciale avrebbe dovuto durare per almeno dieci anni e rappresentare per il territorio l’ultimo impianto di questo tipo, ha rapidamente saturato una considerevole parte della propria area e, anche per effetto di conferimenti troppo frequenti, ha dovuto sopportare un vasto incendio che ha interessare anche una parte del telo che contiene e separa i rifiuti.
Questa nuova e intensa attività di ARAL, che ha portato l’azienda ad essere tra le prime in regione per la quantità dei rifiuti trattati e smaltiti, non è, tuttavia, risultata sufficiente a rimettere in equilibrio i conti della società. Da ciò ha avuto origine la decisione, sempre sospinta dal socio di riferimento, di realizzare una discarica di materiali inerti utilizzando come riempimento la cava della società La Bolla in quel di Spinetta Marengo. L’obiettivo – che non è stato celato agli altri comuni del Consorzio i quali hanno approvato il progetto in assemblea il 30 giugno 2010 – quello di realizzare un importante “affare”, stimato in un guadagno netto compreso tra i sei e i dodici milioni e ottenuto con il conferimento di 4-500 mila tonnellate nell’arco di cinque anni. Siccome non è possibile raggiungere tali risultati economici con materiali provenienti dalla costruzione e dalla demolizione di edifici – i cosiddetti inerti che hanno un basso costo di conferimento – va da sé che il risultato economico si doveva raggiungere con rifiuti speciali di altra natura – ad esempio gli scarti di fonderia – il cui costo di smaltimento si attesta tra i 70 e i 100/120 euro a tonnellata. Quando, lo scorso anno, nella Conferenza dei servizi della Provincia questa intenzione è risultata palese con la presentazione di numerosi codici di rifiuti speciali da destinare alla cava e provenienti fuori dal territorio consortile, l’inevitabile dissenso e l’opposizione degli abitanti di Spinetta si è, come noto, manifestato e ha trovato ascolto.
Qui interessa non ripercorrere quelle proteste, ma sfatare una “leggenda” che taluni ancora ripropongono. Cioè che sia tuttora utile e conveniente realizzare una discarica per inerti in località Guarasca. Del basso costo del conferimento degli inerti che vanifica i risultati economici prospettati da ARAL abbiamo detto, ma non a tutti è noto che la produzione annua di tali rifiuti era stimata in provincia, negli anni che hanno preceduto la crisi, in “sole” 15 mila tonnellate. E che per tale quantità, oggi probabilmente ridotta, già esistono ben cinque impianti autorizzati come discarica (Mirabello Monferrato, Pecetto Valenza, Tortona, Novi Ligure e Pozzolo) e 21 più 15 impianti, rispettivamente, per il recupero semplificato e ordinario dei materiali inerti. Una pratica, quella del recupero e del riciclo, da preferire e valorizzare in linea con i principi e le strategie di gestione dei rifiuti dell’Unione europea. Per quanto riguarda, poi, la promessa ai piccoli comuni che la discarica costituirebbe la soluzione al problema degli abbandoni impropri è solo il caso di ricordare che tali comportamenti sono da addebitare a soggetti che operano in maniera irregolare e che non utilizzano certo gli impianti cui si accede solo se si è in regola.
L’attuale Amministrazione, dopo aver sollecitato la sospensione della procedura da parte del Consiglio di amministrazione di ARAL, ha assunto un’importante decisione politico-amministrativa stabilendo che futuri casi che dovessero prevedere un utilizzo di cave per realizzare una discarica debbono essere portati alla discussione del Consiglio Comunale. Questo anche perché la vicenda della cava Guarasca ha evidenziato superficialità e lacune anche nei controlli da parte dell’Ente, sia sulla verifica della coltivazione della cava, che per il ripristino della sua naturalità, la quale non deve essere realizzata al termine dei lavori, ma procedere insieme con i medesimi. Così, se le responsabilità della vicenda sono chiaramente attribuibili alle scelte operate dalla precedente Amministrazione, non sono altrettanto evidenti i motivi per i quali si è continuato con le stesse modalità anche quando si è insediata, con un diverso e opposto programma nella gestione dei rifiuti, la nuova Giunta. E sul perché non vi sia stata la necessaria discontinuità nelle decisioni da parte della struttura tecnica dell’Ente che ha seguito il caso.
Penso che la risposta si possa trovare osservando l’attuale ruolo e configurazione che le tematiche ambientali rivestono nella struttura comunale. Queste sono presenti in due direzioni: il verde pubblico all’interno della direzione dei lavori pubblici e il tema delle bonifiche e delle valutazioni ambientali nella direzione che si occupa di edilizia privata e pubblica. In entrambi i casi le tematiche ambientali ricoprono un ruolo e un’importanza marginale. E sono vissute concretamente più come un problema e un limite che un valore, mentre l’ambiente rappresenta una risorsa strategica specie per uno sviluppo basato sulla sostenibilità. Come prevede il programma dell’attuale Sindaco. Credo che tale situazione che registra un atteggiamento tradizionale e non adeguatamente aggiornato possa e debba essere corretto anche alla luce delle nuove responsabilità che in campo ambientale il comune capoluogo sarà chiamato ad assumere per effetto del ridimensionamento in atto dell’Ente Provincia. E la costruzione di una Direzione Ambiente autonoma, con nuove competenze, mi sembra la soluzione più opportuna.
*Consigliere Comunale di Alessandria di SEL