(Luigi Bernardi versus Jack Torrance)
Ciao, il Superstite va in vacanza. Non perché Danilo vada al mare o ai monti come indicherebbe il periodo (al momento Danilo lo spera soltanto…). Ma si stacca per un po’ perché i giochi della mente a lungo andare stressano. E il cervello, perlomeno il mio, necessita di una bella indigestione di nulla.
Scrivere nulla, soprattutto. O, per meglio dire, smettere temporaneamente di “dare” per “ricevere”. Sospendere i miei 5-6 contributi fissi, di cui vi faccio dono ogni mese, e dedicarmi un po’ di più alla musica, ai film e ai libri che amo. E, va da sé, alla mia fidanzata (che, okay, è pure mia moglie, ma a me ancora non sembra…).
Quindi potrei chiuderla qui e salutarvi. Ma le righe ottenute sono proprio poche. E allora, cazzeggiare per cazzeggiare, mi chiedo – e vi chiedo – se il tutto ha ancora un senso. Tento di spiegarmi: la scrittura, perlomeno la mia, dovrebbe essere una storia condivisa. E diciamo che, di solito, lo è. Molto dipende dalla “popolarità” degli argomenti, non ci piove. Negli ultimi tempi però mi pare di lavorare per una ristretta setta in odor di carboneria. Sicuro, nelle maglie della più grave crisi economica e sociale dopo quella del 1929 (ma forse questa attuale è pure peggio), va da sé che scema pure la voglia di leggere, addirittura quando le letture sono, per capirci, “omaggiate”. Però io sono un conduttore al quale occorre parlare, a differenza dei conduttori di mezzi pubblici.
E se non avverto la presenza, attorno al Superstite – ma il discorso vale anche per la saggistica e la letteratura -, di una considerevole quanto gratificante fetta di umanità, il rischio diventa – conoscendomi – di una drastica, inevitabile rottura di palle. L’ho già dichiarato in più di un’intervista: io non vivo di scrittura e peraltro diffido con levità di alcuni scrittori “piacioni” che sostengono di riuscirci. Io mi pago spese, bollette e qualche sfizio un po’ maniacale con il mio lavoro quotidiano, sabato compreso, che non dura meno di 8- 10 ore pro die. Questo dal 1975. Perciò, qualsiasi cosa produca, la faccio rubando le ore un po’ al sonno, al pranzo e al lavoro stesso. Il che non mi ha impedito di pubblicare 41 libri e migliaia di articoli (tanti sono). Ci va una grande fede nel prossimo per andare avanti su un percorso non proprio liscio ma francamente denso di asperità e, qualche volta, di amare sorprese nonché pessime esperienze sul piano umano (ma qui glisso volentieri, perché il Tempo delle Rivelazioni è ancora lontano… non lontanissimo, però).
Allora, per arrivarne a una, non servirebbe neppure sottolineare che il prossimo (anzi, mitizziamolo un po’…), il Prossimo con la maiuscola, siete voi. E, siccome la Rete e i social network sono oggetti ingannevoli dentro i quali ci si maschera e spesso ci si nasconde (dove il massimo della visibilità arriva a coincidere con l’invisibilità assoluta), la mia mission – ammesso che sia tale – va corroborata da una tangibile onda energetica, non necessariamente di plauso o apprezzamento. Condividere per discuterne e anche per contestare, perché no? Dialettica e discussioni sono il sale della vita e richiedono solo di non trincerarsi nell’anonimato, troppe volte sfruttato per insultare il prossimo.
Lo sforamento nella retorica sta a un millimetro, me ne rendo conto. Come sono consapevole che lo sproloquio n° 200 evidenzia, per forza, un’inevitabile deriva generazionale. Sono nato nel 1950, anche se l’età da me percepita è inferiore. Mi piacciono le imprese che hanno senso. E non vorrei mai che la scrittura, la mia – ma forse parlo anche a nome di qualcun altro -, giungesse al capolinea del senso.
Concludo con un aneddoto che forse ci azzecca con queste riflessioni che magari trovate un po’ strane. O forse no, giudicate voi. Anni fa organizzai in Alessandria un incontro in libreria con Luigi Bernardi. Spero di non dovervi spiegare di chi sto scrivendo. Luigi, più giovane di me di tre anni, dirigeva in quel momento la collana Perdisa Pop, ma in città l’avevo chiamato per parlare di quel suo capolavoro assoluto che è Atlante freddo – Trilogia criminale. Feci tutto per bene: promo su giornali, locandine, persino radio. Perché come al solito Alessandria su questi eventi è in grado di tradirti (la gente si muove in massa soltanto solo per superstar di saggistica culinaria). In libreria ci trovammo, contate, 16 persone e confesso che, avendo percorso l’Italia in lungo e in largo anche per molto meno, 16 persone attente e motivate non sono malaccio per uno scrittore di genere. E anche Luigi, lo so per certo (credetemi), la pensava nello stesso modo. Il fatto è che, alla fine della presentazione, dopo avere stretto un po’ di mani Luigi si ritrovò con 16 manoscritti consegnatigli da altrettanti scrittori di belle speranze, lì accorsi non per incontrare lo scrittore bensì il direttore di collana.
In parte sconsolati ma pure divertiti, ci concedemmo un panino nell’attesa del suo treno per Bologna. E ricordo bene che a un certo punto Luigi mi pose la seguente domanda, condita con la sua espressione bonariamente feroce (vado a memoria, gli anni trascorsi non sono pochi e le parole magari non sono state proprio queste): «Ho sbagliato qualcosa come scrittore o sono divenuto famosissimo come talent scout?» Me la cavai con una risata. Però quel giorno l’agognata condivisione era stata la convitata di pietra.
Spero, qui giunti, si sia capita l’antifona e il titolo del Superstite n° 200.
Buone vacanze.
Un grazie sincero a Danilo, per la qualità e la costanza dei suoi contributi settimanali. E pure per l’impeccabile puntualità: 200 puntate del Superstite sono quattro anni tondi tondi, con consegne regolarissime dei pezzi ogni mercoledì/giovedì, senza bisogno del minimo sollecito o promemoria. Semplicemente un grande!
Quanto alle riflessioni ‘cupe’ sull’editoria (libri e giornali stanno messi più o meno allo stesso modo), e sulla deriva ‘di senso’ della scrittura, se ne dicono e scrivono tante, anche in questi giorni. A me pare che semplicemente Internet abbia ‘distrutto’ molti comparti del tessuto economico, tra cui questo. Per cui l’editoria sta sempre più diventando prateria (on line) da todos caballeros. Tutto free, tutto appiattito, tutto privo di valore riconosciuto, e di attenzione vera. Ma è discorso lungo, da fare con calma.
Intanto un abbraccio estivo a Danilo, e speriamo un arrivederci, se gli torna la ‘voglia’ : noi in autunno saremo ancora qui, e lo aspettiamo!
E. G.