Nella nuova sede alessandrina del Partito Democratico, al secondo piano del ‘Palazzo dell’Aci’, in Corso Cavallotti, angolo via Pistoia, ci sono ancora scatoloni accatastati e quadri da appendere (“lei è il primo giornalista ad entrare qui”), ma il segretario provinciale Domenico Ravetti è già immerso in incontri e riunioni. Del resto, per lui sono settimane frenetiche: eletto consigliere regionale poco più di un mese fa, è appena stato nominato presidente della Commissione Sanità: una di quelle ‘pesanti’, considerato che il comparto assorbe circa l’80% del bilancio regionale (ed è, come ci raccontano le cronache, in forte fibrillazione). Ma Ravetti è ancora, appunto, anche segretario provinciale di un partito che, a casa nostra, ha vissuto mesi di divisione ‘lacerante’. Ed è pure l’ex sindaco di un Comune, Castellazzo Bormida, che è da sempre casa sua, e che sta attraversando un momento delicatissimo, con una maggioranza di centro sinistra apparentemente già evaporata, e con il rischio neanche tanto remoto di commissariamento.
Insomma, l’estate di Mimmo Ravetti si profila intensa e tutt’altro che rilassante, ma lui non perde la sua serenità riflessiva, e tutto sommato anche la fiducia nella politica intesa come dialogo, confronto, condivisione. Proviamo allora a farci raccontare come le questioni citate, e altre sul tappeto, potranno essere affrontate e risolte.
Consigliere regionale, segretario di partito, da venerdì anche presidente di commissione: a lei Ravetti la scelta della busta da cui partire con le domande…
(sorride misurato, e riflette per un momento, ndr) Visto che me ne dà facoltà, vorrei partire da Castellazzo Bormida, casa mia da sempre. E parlare non da ex sindaco, ma da cittadino. Sono davvero convinto che abbiamo eletto un grande sindaco, perché Gianfranco Ferraris è persona di grande competenza (fu già sindaco per dieci anni prima dello stesso Ravetti: a Castellazzo del resto il centro sinistra governa ininterrottamente dal 1946, ndr), e ama profondamente il nostro paese. Per questo, e perché so che a Castellazzo ha sempre prevalso il buon senso, se vuole scommetto con lei una pizza sul fatto che non saremo commissariati, e che il centro sinistra, che ha vinto le recenti elezioni, proseguirà il suo cammino di buona amministrazione.
Non accettiamo la scommessa Ravetti, non vale: lei conosce la realtà castellazzese troppo meglio di noi. Parliamo invece del Pd, di cui lei è ancora al momento segretario provinciale: però ormai incompatibile con il ruolo di consigliere regionale. Si dimetterà?
Certo, perché credo nel rispetto delle regole, anche quando magari un po’ superate, come in questo caso. Ma ci sono, e vanno applicate: sempre e senza eccezioni. Per cui abbiamo avviato il percorso: a fine luglio si riunirà l’assemblea provinciale del Partito Democratico, e da lì attraverso diversi passaggi previsti dallo Statuto arriveremo ad eleggere, in autunno, il nuovo segretario provinciale, il tesoriere e il presidente dell’assemblea stessa.
Affronterete anche le questioni legate alle tensioni interne al partito? Insomma, inutile negare che, in campagna elettorale, di Pd in campo in provincia ne abbiamo visti due: e in particolare, tra lei e il sindaco di Alessandria Rita Rossa si è percepita una tensione evidente, anche in incontri ufficiali torinesi….
E’ assolutamente necessario che il confronto, e il dialogo, riprendano a tutti i livelli, con grande trasparenza e correttezza. E così sarà. Peraltro, mi creda, lo scontro è stato tutto politico: tra poche ore, dopo questa chiacchierata, andrò ad un incontro di partito a Torino, e Rita ed io viaggeremo in auto insieme: per dire che il rapporto personale non si è mai interrotto. Politicamente ci saranno chiarimenti ufficiali, ma nessuna resa dei conti, sia chiaro. Anche qui partendo da un presupposto: tra il sindaco di Alessandria Rita Rossa e il consigliere regionale Domenico Ravetti è evidente che ci deve essere il massimo di convergenza, e che dobbiamo lavorare uniti per gli interessi del nostro territorio, rappresentando entrambi importanti istituzioni. Poi rimane un dato, al di là della spaccatura che pure c’è stata: il Partito Democratico ha ottenuto alle urne un risultato straordinario. Ed è successo non solo per ‘l’effetto Renzi’, che pure è innegabile, ma perché, mi creda, mentre altri si dedicavano agli appalti del Mose e dell’Expo, noi investivamo sull’appalto della speranza. E questo gli elettori l’hanno capito.
Ecco un tasto interessante consigliere Ravetti, e delicato: il Partitone da 40% non rischia di cullarsi su questa percentuale forse un po’ ‘gonfiata’ per una serie di ragioni (lo ‘scoramento’ nel campo del centro destra, e quindi l’enorme astensione), e di risvegliarsi in maniera ‘brusca’ al prossimo giro?
La vedo così, soprattutto pensando specificamente a casa nostra: a questo giro elettorale (comunali, regionali, europee) il Pd ha vinto puntando sulla suggestione, e sulla speranza. Gli elettori ci hanno ritenuti credibili. La prossima volta però vinceremo sulla base di ciò che saremo stati, e che avremo saputo fare. Per questo è assolutamente necessario rimboccarsi subito le mani, ed agire con concretezza. A partire, è chiaro, dalla dimensione regionale, che per tante ragioni oggi è il baricentro rispetto a settori fondamentali come la sanità, i trasporti, il lavoro.
Chiamparino e la sua maggioranza, a cui lei appartiene, hanno di fronte cinque anni che richiederanno scelte impegnative, sangue freddo e forse anche scelte impopolari. Ce la farete?
Ce la dobbiamo fare, assolutamente. E dobbiamo parlare chiaro, e puntare a fare della Regione Piemonte la casa dei diritti, e delle opportunità. Diritti e opportunità sono davvero i due snodi essenziali: perché sappiamo bene che le risorse sono scarse, e che nessuno ha la bacchetta magica, e il tempo delle promesse a vanvera e della demagogia è finito. Ma un governo progressista della Regione deve fare avere due priorità: da un lato la tutela dei diritti di tutti, con particolare attenzione ai più deboli. Dall’altra, la creazione di opportunità che consentano a chi ha gambe per correre di farlo, per crescere. Dobbiamo avere il coraggio dell’innovazione, in tutti i settori: e la capacità di rendere efficenti comparsi strategici, senza che questo significhi riduzione drastica di servizi essenziali, a cui i cittadini hanno diritto.
Pensa alla sanità, da presidente della specifica commissione?
Certamente: al di là del mio personale impegno sul fronte istituzionale, la sanità è snodo essenziale, e mi pare che l’assessore Saitta sia partito col piede giusto, aprendo subito il confronto con gli amministratori locali, e con gli operatori sanitari, che è essenziale. Bisogna chiarire che l’asticella delle garanzie e dei diritti non sarà abbassata, e che il livello qualitativo dei servizi è nostra intenzione migliorarlo, non ridurlo. Al contempo occorre dare ai tanti addetti della sanità piemontese un messaggio di coinvolgimento, di speranza, di fiducia: non sono soli, e la Regione non sarà un ostacolo al loro lavoro, ma un costante punto di riferimento.
Consigliere Ravetti, lei sa bene però che la provincia di Alessandria, per la prima volta dal 1970, non ha rappresentanti in giunta regionale. E’ difficile interpretare questo come un segnale positivo…o no?
Sono convinto che una provincia come la nostra, per superare le tante difficoltà in cui si dibatte (ma non è che altrove la situazione sia tanto più rosea) deve superare la logica del campanile, che porta alla semplice difesa delle proprie debolezze. Per questo, più che fare la conta degli assessori o dei consiglieri, dobbiamo agire. E le offro un’anticipazione: entro la fine del 2014 vogliamo assolutamente convocare gli Stati Generali del sud del Piemonte. E dico sud del Piemonte, e non provincia di Alessandria, proprio perché o si ragiona in termini di area vasta, e di aggregazione anziché di divisione, o non si va da nessuna parte. E allora politici, amministratori, rappresentanti delle associazioni imprenditoriali e professionali, sindacati, università si ritrovino, e chiariscano, a se stessi e ai cittadini, qual è il progetto comune a cui si vuole lavorare, e con quali tempi e obiettivi. Basta con la semplice logica dell’emergenza, e del ‘tamponare’ le falle: pensiamo davvero al Piemonte che vogliamo costruire per i nostri figli.
Ma lei, onestamente, come se la immagina l’Italia, e quindi il Piemonte, tra dieci anni? Il declino è inesorabile, e l’unica soluzione è la fuga individuale?
E’ proprio questa la sfida che tutti insieme dobbiamo affrontare. Io sono ottimista, nel realismo: nel senso che le generazioni di chi oggi ha meno di 45 anni sono destinate ad avere meno vantaggi e privilegi dei loro padri. Questo un politico onesto deve riconoscerlo, o prende in giro la gente. Però non significa che tutto debba naufragare nel pessimismo. Il compito della politica, e di una politica di centro sinistra in particolare, è e sarà fare in modo che la riorganizzazione delle risorse preveda anche maggior equità, e che in particolare i ragazzi possano avere, impegnandosi, la possibilità di realizzare i loro sogni: e questo a prescindere dall’entità del conto in banca dei loro genitori.
Il ‘renzismo’ consentirà tutto ciò? Non ci stiamo consegnando, come sembra essere nel dna del popolo italiano, ancora una volta ai progetti di un uomo solo al comando? Ossia, il passo ‘innovativo’ del premier non rischia di travolgere sul suo cammino tutti i corpi intermedi, fino al suo stesso partito? Lei Ravetti, come diversi altri autorevoli esponenti del Pd locale, non è mai stato renziano: lo sta diventando?
(sorride, ndr) Renzi ha detto di recente: “chi si definisce renziano è da trattamento sanitario obbligatorio”. In questo senso sono renziano, nel senso che concordo con la sua affermazione. Battute a parte: viviamo nell’epoca globale dei leader capaci di sintetizzare un pensiero, un progetto, una speranza. Da Obama a Papa Francesco, mi pare che Renzi sia in buona compagnia, e assolutamente al passo coi tempi. E vale anche per le grandi imprese private, in fondo. Personalmente, non lo nego, continuo ad essere affezionato all’idea di un partito forte e radicato tra gli iscritti, e tra la gente. Capace di discutere, e di promuovere la partecipazione dal basso ai processi decisionali. E credo che il Pd continuerà ad essere quel partito.
Non abbiamo parlato del futuro delle Province: una ‘riforma a metà’ promossa a Monti, e che però ora sta a Renzi e a voi del Pd affrontare: che succederà dell’ente Provincia, delle sue funzioni, dei dipendenti?
Sono tutte indicazioni che devono arrivare dal Governo. L’unico elemento di certezza è che il prossimo 28 settembre si svolgeranno le elezioni di secondo grado dei nuovi organi di governo delle Province, ossia presidente e consiglio provinciale (con 12 consiglieri). Di secondo grado perché a votare saranno non i cittadini, ma i sindaci e i consiglieri comunali del territorio. Il voto sarà segreto, e ponderato: nel senso che i rappresentanti di Alessandria e Casale, che sono i due centri maggiori, peserà di più di quello dei piccoli comuni. Come segretario provinciale del Pd convocherò i sindaci e gli amministratori locali per trovare un punto di sintesi: le candidature vanno presentate entro il prossimo 8 settembre.
Ettore Grassano