Dal novembre 2008 è attiva sul campo per contrastare la violenza sulle donne. È l’Associazione di Promozione Sociale ‘me.dea’ che, da ormai da sei anni, ha stabilito la sua sede ad Alessandria, in via Santa Maria di Castello 14 (ma da novembre si sposterà in via Palermo 33) e che dall’aprile di quest’anno è entrata ufficialmente nell’Associazione Nazionale D.i.Re. donne in rete contro la violenza’, con sede a Roma.
Scopo principale dell’Associazione, il raggiungimento di finalità di solidarietà sociale al fine di rimuovere forme di violenza come quella psicologica, fisica, sessuale, economica e stalking, all’interno e fuori la famiglia. Ricerca, riflessioni, dibattiti, progetti e servizi vari (colloqui telefonici o di persona, supporto legale, contatto con la rete) sono le armi con cui Me.Dea cerca di ridare serenità, consapevolezza dei propri mezzi e dignità alle donne che ad essa si rivolge.
“Noi come associazione siamo ormai sempre più attivi ogni anno che passa. Basti pensare che negli ultimi anni sono state ben settecento le donne che si sono rivolte a noi per denunciare le violenze subite” ha commentato Sarah Sclauzero, presidente me.dea. Onlus “ ora però dobbiamo far fronte ad una questione che lascia aperti molti dubbi e che ci preoccupa per il futuro.” Il riferimento della presidente Sclauzero è rivolto ai criteri di ripartizione di fondi statali per la violenza di genere, previsti dalla Legge 119/2013, detta contro il femminicidio, per gli anni 2013-2014.
Le risorse ammontano a 17 milioni di euro, ma di tutta questa somma solo una minima parte (seimila euro per la precisione) andrà ai Centri Antiviolenza e Case di Rifugio già esistenti. Il resto alle Regioni, al fine di finanziare progetti sulla base di bandi pensati per l’apertura di nuove strutture. Ed ecco il nodo della questione: l’intenzione del Governo sembrerebbe quella di voler sostenere dei Centri ‘last minute’ piuttosto che altri con esperienza ormai radicata sul territorio.
“La nostra preoccupazione è che questi fondi non vengano distribuiti nel rispetto delle professionalità e dei criteri che oggi definiscono cosa sono i centri antiviolenza e come operano” ha dichiarato ancora la presidente Sclauzero “questi criteri sono il frutto di anni di lotte, fatiche e condivisione tra operatrici, volontarie e vittime di violenza accolte e liberate dalla sofferenza. Perché decidere la suddivisione di un fondo così strategico senza concertare, confrontare e conciliare le azioni con cui opera in prima linea su questo fronte da tanto tempo?”
“La violenza è un problema sociale e come tale va affrontato e regolamentato” le parole di Monica Milano, vicepresidente Aps me.dea Onlus “riteniamo doveroso che gran parte delle risorse venga utilizzato per sostenere, consolidare, implementare le attività sperimentate con successo sui territori, operative da anni e che hanno consentito già a moltissime donne di ritrovare una strada e di ricostruirsi una vita”.
Il rischio, dunque, è che le poche risorse messe a disposizione dei Centri con più esperienza non siano sufficienti nemmeno a pagare le bollette telefoniche, mettendo in ulteriore difficoltà strutture già costrette a sacrifici rilevanti, come denunciato da D.i.Re., Donne in Rete contro la Violenza, che rappresenta 67 centri antiviolenza italiani e con cui me.dea ha aderito.
“D.i.Re. è una realtà che garantisce la serietà dei servizi di aiuto alle donne vittime di violenza, attraverso precisi criteri di ammissibilità ed in coerenza con la rete europea Wave, Women against violence in Europe” ha precisato la presidente Sclauzero.Una realtà che, però, nonostante un’esperienza ormai ventennale, è stata esclusa dai tavoli di confronto che si sono svolti a Roma negli ultimi tempi ed in cui si dovevano decidere politiche e strategie di contrasto alle forme di violenza di genere. Per questo, giovedì 10 luglio, D.i.Re. sarà Roma per far sentire la voce dei Centri Antiviolenza italiani. Nella Camera di Deputati, alle 14,30, si terrà una conferenza stampa.
Successivamente le rappresentanti delle Rete si muoveranno fino in via della Stamperia, dinanzi alla sede della Conferenza Stato Regioni, dove, alle 15,30, si discuterà del decreto sul riparto dei fondi. Sarà anche organizzato un flash mob.
Roberto Cavallero