I casi di bullismo, quelli che vedono coinvolti gli adolescenti, sono davvero eclatanti e suscitano indignazione e scoramento.
Ci creano veramente turbamento quegli atteggiamenti frustrati in cui il gruppo o il branco esercitano sulla propria vittima cinismo e cattiveria provocando conseguenze più o meno gravi.
Quando invece ci troviamo a parlare di mobbing, il caso non riesce neppure a fare notizia, a strapparci una qualche considerazione, a farci riflettere che il mondo lavorativo ha mille angoli bui che chi è fuori non riesce a concepire.
Il signor G., che non è il personaggio ideato e promosso da Giorgio Gaber nei suoi entusiasmanti spettacoli, è un comune impiegato che vive una situazione di mobbing che iniziamo a raccontare e che non si esaurirà certamente con questo post.
G. è un uomo che ha superato la cinquantina e ha oltre trent’anni di servizio. Fino a poco tempo fa lui non sapeva esattamente cosa fosse il mobbing, poi lo ha sperimentato sulla sua pelle, tanto che una sua malattia patologica, scoperta casualmente, si è aggravata.
Ogni giorno si reca in ufficio e non sa ancora che quello è ciò che i medici definiscono disturbo all’adattamento e disturbo post traumatico da stress, insomma, per farla breve, una vera e propria patologia causata dalla condizione di lavoro.
Il Signor G. è lì a chiedersi se esiste un lavoro dal volto umano, un lavoro che non sembra avere più cittadinanza in questa società.
Il Signor G., un bel giorno, si vede sottratto delle sue competenze senza che qualcuno lo avvisi. Resta nel suo ufficio la scrivania, il pc e il telefono e lui che occupa passivamente la stanza facendo scorrere il tempo.
Si chiede cosa sta succedendo e cosa cambierà per lui? Purtroppo cozza ripetutamente contro disegni macchinosi, trovandosi in una sorta di isolamento perpetuo. Nel giro di brevissimo tempo gli vengono tolte tutte le competenze, la sua professionalità maturata negli anni va a farsi benedire e lui lasciato in un angolo, solo.
Mentre tensione e stress sono in aumento, cominciano le maldicenze sul suo conto da parte di alcuni colleghi che devono accondiscendere il direttore.
Ecco il mobbing, ovvero la persecuzione psicologica dell’ambiente di lavoro. Che parte con la sottrazione ingiustificata degli incarichi e con la dequalificazione delle mansioni.
Cosa farà a questo punto il Signor G.?
Mi riserverò nei prossimi post di raccontare come evolverà la storia.