Alessandria nel libro di Paolo Grillo “Le guerre di Barbarossa. I comuni contro l’imperatore”
In un recentissimo volume di storia medievale si può ritrovare un’interessante sezione che riguarda la storia di Alessandria ed il suo ruolo nella Lega Lombarda. E, vista la rilevanza del tema, forse vale la pena di non fare passare in silenzio le importanti osservazioni di Paolo Grillo.
Il libro, intitolato Le guerre di Barbarossa. I comuni contro l’imperatore (Bari, Laterza, 2014), ripercorre con uno sguardo generale tutta la lunga ed estenuante lotta di Federico Barbarossa per l’affermazione del suo pieno diritto imperiale nell’Italia del Nord. L’affresco che Grillo disegna è di grande respiro generale, europeo e mediterraneo, e tutti i protagonisti sono collocati nel loro ruolo specifico, nella dinamiche proprie e con una precisa scansione dei tempi e delle comunicazioni fra loro. Un libro di storia di impianto classico che ha l’ambizione di rispondere alle grandi questioni generali dell’Europa medievale: Federico Barbarossa e il sistema di governo della Germania imperiale, Milano, Como, Lodi, Tortona. le città imperiali di Pavia e Ravenna, il papato e il comune romano, le ambizione dell’Impero bizantino e il declinante Regno normanno.
Una ricostruzione storica lungo l’asse politico-militare, ma che non dimentica però di avanzare ipotesi su quale fosse il tragico effetto delle guerre medievali sui contadini e sui cittadini della città assediate. Scorrerie, cavalcate devastazioni, tutto il terribile armamentario della piccola guerra medievale è così ben descritto dallo storico Settia, non sono solo parte della strategia delle parti in conflitto, ma l’orizzonte di una vita precaria e difficile per gli abitanti della pianura padana.
Un lavoro storico di grande pregio e di piacevole lettura che vale la pena di leggere e di gustare. Lo scontro di civiltà fra gli uomini dei Comuni italiani del XII secolo e la magnificenza dell’apparato del potere del Sacro Romano Impero è plasticamente raffigurato nella descrizione delle innumerevoli battaglie fra i cavalieri teutonici e le milizie comunali strette intorno ai simboli della loro vita urbana.
In questo scenario storico non poteva essere che essere centrale il ruolo di Alessandria e la questione della fondazione della città. Grillo ribadisce con forza la tesi della fondazione “milanese” di Alessandria e ne ribadisce con dovizia di particolari e di osservazioni il ruolo fondamentale nell’irrobustimento del fianco ovest della Lega Lombarda.
“Il segno più impressionante delle ambizioni dell’alleanza fu però la fondazione di una nuova città, Alessandria, che vide la luce tra la fine del 1167 e l’inizio del 1168.” p. 159. La collocazione di questa nuova città ( illegittima agli occhi dell’imperatore e quindi falsamente rifondata con il nome di Cesarea) nel quadrante nord–ovest della pianura padana, quale impedimento alla penetrazione di Federico in Lombardia con i marchesi del Monferrato e la città di Pavia è ampiamente argomentata sulle costanti direttrici storiche della guerra nella valle del Po e non mancano riferimenti alle guerre risorgimentali come quello al ruolo di Montebello.
E’ noto che sulla fondazione di Alessandria e sul suo ruolo nella Lega Lombarda (o meglio Longobarda), vi sono interpretazioni molto diverse che sono emerse clamorosamente nel Congresso Subalpino di Storia tenutosi nel 1969 in Alessandria. Secondo queste nuove tesi, la fondazione di Alessandria è figlia della necessità genovese di una stazione di transito per l’approvvigionamento delle derrate agricole oppure germinazione spontanea e casuale incasellamento nella prospettiva milanese o una combinazione delle due ipotesi, insomma si tratta di terreno minato che solo gli storici medievali possono risolvere.
Nel volume di cui ci occupiamo, e nel precedente sulla battaglia di Legnano, Grillo giudica deboli e senza respiro strategico altre interpretazioni della fondazione di Alessandria. Secondo lo storico dell’Università di Milano Alessandria fu fondata dalla volontà strategica della Lega Lombarda all’interno del lungo conflitto con l’imperatore Federico. Istintivamente, avendo solo competenze sulla storia risorgimentale, non posso che parteggiare con la vulgata di origine patriottica dei liberi Comuni contro la prepotenza teutonica.
D’altronde anche Carlo A-Valle, storico di Alessandria negli anni 50’ del XIX secolo, ricordava che per liberarsi dello straniero bisognava disarcionarlo a colpi di picca come facevano i nostri progenitori.