Anna è una signora cinquantenne arrivata nella comunità per disabili fisici Rosanna Benzi di piazzetta Bini, ad Alessandria, da qualche settimana, e si è già completamente integrata con gli altri 3 ospiti (Patrizia, Mariella e Claudio, che abbiamo avuto modo di conoscere in passato), e con il personale della struttura che, 7 giorni su 7 e 365 giorni all’anno, si occupa degli ospiti e delle loro piccole e grandi esigenze, con una regola di base: “è la comunità che si adegua alle esigenze dei suoi ‘inquilini’, e non viceversa, e la logica con cui operiamo è quella della comunità/famiglia: che ha naturalmente tutte le regole di convivenza di qualsiasi nucleo famigliare, ma in cui ognuno si sente a casa, e cerca di realizzare pienamente se stesso, e le proprie esigenze”.
A parlare è Corrado Parise, presidente del Gabbiano, la cooperativa sociale che gestisce la comunità di piazzetta Bini, e che insieme all’Associazione Idea presieduta da Paolo Berta ha fortemente voluto la riapertura della Rossana Benzi: “siamo – sottolinea Parise – una mosca bianca a livello nazionale, certamente l’unica struttura di questo tipo operativa in Piemonte: purtroppo sul fronte dell’assistenza residenziale a persone giovani e piene di esigenze vitali il nostro Paese è enormemente arretrato, e per trovare comunità come la nostra bisogna guardare all’Europa, più che al nostro Paese. Eppure è semplice: si tratta di restituire alle persone una normalità famigliare, facendole vivere in una vera e propria casa, e non in un ospedale o clinica”.
Non solo: grazie all’aiuto di educatori, infermieri e personale specializzato di una struttura come la comunità Rosanna Benzi i famigliari riescono a ‘recuperare’ un rapporto più sereno e qualitativo con il parente disabile: “qui non ci sono orari di visita prestabiliti – continua Parise –, e i famigliari possono passare quando vogliono e possono, per trascorrere un po’ di tempo con i nostri ospiti: sapendo di poter contare sul personale specializzato per ogni tipo di incombenza e assistenza. In questo modo alle persone viene restituita l’autodeterminazione, e la possibilità di gestire la propria vita”. La comunità alessandrina di piazzetta Bini può contare su complessivi 9 posti, che si stanno via via riempiendo grazie ad alcuni accordi in via di definizione. Ma come fanno le persone interessate a scoprire dell’esistenza della comunità, e a contattarla? “Sono spesso i medici di base – spiega Parise – a segnalare l’opportunità ai loro pazienti, ma veniamo contattati anche da persone tramite la Asl, e il Cissaca. E’ importante ribadire, soprattutto su un giornale on line che va in rete, che non esistono limiti territoriali: alla Rosanna Benzi possono cioè rivolgersi disabili fisici di ogni parte d’Italia, e anche stranieri. E sul fronte dei costi funziona esattamente come per una casa di riposo: una parte è a carico del sistema sanitario, e una parte la paga l’utente stesso, ma in proporzione al reddito. Ed esistono forme di integrazione da parte dei servizi sociali”.
E proprio la casa di riposo di Frugarolo, e le comunità per minori di Quattordio e Solero, sono le altre aree ‘forti’ di attività del Gabbiano, che nonostante la cronica crisi di liquidità dettata dai mancati o ritardati pagamenti della ‘mano pubblica’, registra costantemente il ‘tutto esaurito’ nelle proprie strutture: “Non conosciamo crisi se non purtroppo quella di tipo finanziario – sorride Parise – e credo che il merito sia davvero del nostro approccio umanistico e umanizzante, ossia il fatto che al Gabbiano mettiamo davvero la persona (che sia disabile, anziano o minore) al centro assoluto della scena. Le strutture si modellano in base alle esigenze dei pazienti, e non viceversa. Così alla casa di riposo di Frugarolo, nonostante l’indubbia crisi del settore, non solo i 43 posti sono costantemente occupati, ma abbiano lunghe code di attesa”.
Anche le due comunità per minori sono veri fiori all’occhiello, tanto che Parise racconta al riguardo un recente aneddoto: “in poche settimane abbiamo accolto, e con grande piacere e disponibilità, 4 ragazzi egiziani, frutto di quell’esodo nord africano con cui sempre più ci stiamo confrontando, e ci confronteremo. Frutto peraltro di una pluridecennale gestione ‘da rapina’ di quei Paesi da parte delle grandi multinazionali europee, comprese quelle italiane. Per cui è troppo comodo oggi lavarsene le mani. Abbiamo inserito i ragazzi partendo da zero, in emergenza, e considerate il disagio per questi adolescenti catapultati in un Paese di cui non conoscono nulla, a partire dalla lingua. Per fortuna i giovani sono straordinari, e gli altri ospiti delle nostre comunità nell’accogliere i nuovi arrivati non guardano al colore della pelle, o alla lingua, ma solo alla simpatia personale, e alla voglia di socializzare. Le autorità ci hanno chiesto in realtà la disponibilità ad ospitare altri nuovi arrivati, ma ad oggi non ce la facciamo, siamo davvero strapieni, e strapresi: perché integrare ex novo ragazzi stranieri significa assisterli in tutto, dalla scolarizzazione all’apprendimento della lingua, all’integrazione rispetto ad usi e costumi differenti. Ma invito chiunque a visitare le nostre comunità per minori, come pure la casa di riposo o la Rosanna Benzi. Sono luoghi in cui si capisce davvero cos’è l’umanità, a fronte di tante notizie orribili da cui veniamo bombardati ogni giorno tramite i media”.
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E. G.