Si definisce semplicemente, e modestamente, ‘un disegnatore’, ma è tanto, tanto di più: fumettista, illustratore, pittore, grafico, creativo … si cimenta con tele, pennelli e matite spingendosi, con egual successo, anche in campo pubblicitario.
Lui è Riccardo Guasco, alias Rik, classe 1975 e alessandrino doc. Ama la realtà di provincia che gli permette di trovare i giusti stimoli per le sue creazioni, insomma un altro talento di successo che ha sfornato la nostra città. E se ce ne fosse bisogno, lo dimostra il suo eccellente curriculum professionale: ha collaborato con Eni, Tim, Diesel, Rizzoli, Campo Viejo, Giunti, Moleskine, Rapha, Thames & Hudson, Deagostini, Tbwa,Sole 24 Ore, Emergency; le sue illustrazioni appaiono su campagne pubblicitarie, riviste, libri, cappelli e biciclette.
Recentemente è stato tra gli artisti ospiti di Inchiostro Festival, dove molti visitatori hanno potuto ammirare dal vivo le sue opere da cui traspare pura poesia fatta di linee semplici e di pochi colori. Influenzato da movimenti come il cubismo e il futurismo, e da personaggi come Picasso, Depero, Feininger, Savignac, Chaplin, ecc, Riccardo è alla continua ricerca della leggerezza della forma e di calore cromatico … ed ecco che, dalla sua fantasia, giungono a noi altissime case, biciclette, grandi cetacei, uccelli migratori, barche sospese, nuvole e tanti altri personaggi.
Sei un grafico, un illustratore, un fumettista, un pittore, un pubblicitario? Insomma chi è Riccardo Guasco? Come dobbiamo definirti?
Sono tutte professioni che hanno in comune, almeno per me, l’uso del disegno come mezzo di espressione, quindi direi che, per descrivermi, va benissimo la parola “disegnatore”, semplice ed efficace. Ricercare sinonimi o sottocategorie a questa radice è un gioco, cercare di immaginare il ruolo del disegno in un altro possibile risvolto. Appena prenderò coraggio mi piacerebbe usare anche “cartellonista”, termine che una volta esisteva, come professione e come parola, ora invece è scomparsa in entrambi i campi.
A che età hai sentito la smania per il disegno, per la pittura, per l’arte in generale? E a quando risale la tua prima opera?
Tutte le volte che me lo chiedono rispondo sempre con una punta di orgoglio. Disegno da sempre. Da quando da piccolo ti danno un pennarello in mano e scopri uno strumento che lascia una traccia di te su un foglio bianco, cominci a scoprire il mondo e a farlo passare dal tuo pennarello, ecco, quell’attività di scoperta non l’ho mai interrotta.
Il mio pennarello preferito all’asilo era viola, non so perché, ma proprio con quel pennarello una monotona mattina, in cui non avevo voglia di giocare con i miei compagni, ho cominciato a disegnare tutto ciò che avevo davanti: i miei compagni che andavano noiosamente su e giù dallo scivolo, le suore, i piccioni, i sassi intorno alla panchina, la panchina con le dovute curve e profondità.
Non so se le suore apprezzarono, ma per mia mamma, e per me, è stata la prima opera d’arte appesa accanto al frigo!
Qual è stato il tuo percorso formativo e artistico?
Forse dopo il brillante esordio all’asilo, di cui ti parlavo prima, i miei genitori si convinsero a farmi proseguire gli studi in campo artistico, e da lì all’università ho sempre frequentato scuole d’arte e accademie.
Dopo la formazione scolastica, il percorso formativo è affidato alla curiosità e alla passione: mostre, cataloghi, festival e internet alimentano una strada in cui è difficile vedere una fine …
Della tua passione sei riuscito a farne un business?
Non lo so. Sono talmente felice e fortunato di aver mantenuto una passione dopo così tanti anni che il business, nonostante sia importante per vivere, passa inevitabilmente in secondo piano. E’ già stato detto ma, “fai un lavoro che ti appassiona e non lavorerai un giorno”. Ogni giorno ci penso e come tributo metto tutto l’impegno che ho in quello che faccio per farlo al meglio.
A cosa ti ispiri quando crei?
A quello che mi circonda, al quotidiano, a quello che vedo e sento in giro. L’ispirazione, intesa come quella cosa che ti illumina di luce divina e ti fa avere l’idea geniale, non esiste, o comunque non vale la pena stare li ad aspettarla. L’ispirazione si coltiva, e la si fa crescere, guardando il mondo con gli occhi, il cuore, il cervello e con un pizzico di ironia (sale e pepe q.b.)
Curiosando tra le tue opere colpisce l’amore che hai per il ciclismo. Ti ispiri ai nostri campioni (Girardengo e Coppi) … oppure è una passione innata per questo sport che pratichi?
A questa domanda rispondo sempre con un pizzico di vergogna … Purtroppo non sono un ciclista, non seguo il ciclismo e ho una bicicletta che mi permette giusto di andare da A a B in caso di necessità.
Questa passione è nata sicuramente dal fatto che sono nato in territorio di grandi ciclisti, vedi Coppi di Castellania, Girardengo di Novi … e per il fatto che mi appassiona la storia di persone umili e semplici che, con la fatica, la polvere e macinando centinaia di chilometri con le proprie gambe, hanno reso grande ed eroico uno sport. E’ la poesia del ciclismo che mi appassiona.
Molti giovani alessandrini talentuosi hanno investito sul proprio futuro altrove, addirittura all’estero. Tu sei di Alessandria, non ti sta stretta la realtà di provincia?
Io adoro la provincia, forse anche in questo caso per un fatto di poesia, di luoghi dimenticati ma pieni di fascino, della lentezza che ti permette di assaporare le cose. Mi capita spesso di viaggiare e di visitare grandi città, mi piacere immergermi in quelle realtà e molte volte penso anche di andarci ad abitare per un po’ (ho abitato 6 anni a Milano se può fare curriculum!).
Finito devo tornare in un posto calmo dove mettere in ordine e digerire tutti gli stimoli che ho assimilato.
Per fortuna il mestiere di illustratore, attraverso la rete, ti permette di lavorare con tutto il mondo ma di poter restare nella tranquillità di un atelier in un piccolo paese. E’ un buon compromesso. Ovviamente il piccolo paese potrebbe essere alle porte di Londra o di New York! 🙂
La copertina del disco di Dado Bargioni è una tua creazione, hai collaborato anche con altri artisti locali?
Si, e quando lo faccio lo faccio con grande orgoglio, è bello creare collaborazioni tra artisti della propria città. Con Dado è stata una collaborazione nata da una reciproca stima per il lavoro dell’altro, oltre a lui ho collaborato con molti musicisti amici locali che ammiro un sacco! Il cantautore Andrea Saidu, Alice Lenaz e la CDM Orchestra, Luca Grossi dei Sintomi di Gioia, il pianista Enrico Pesce, Marcello Chiaraluce, Claudio Gigli degli ex Western Confort…
In ambito teatrale è sempre un piacere realizzare le scenografie per gli attori e amici Gualtiero Burzi, Massimo Poggio e Davide Iacopini che tra un film e una fiction, quando possono, tornano al teatro con opere ispirate ai grandi ciclisti della storia: Girardengo, Malabrocca, Bottecchia..!
I tuoi lavori più importanti e quello a cui sei più affezionato?
I lavori più importanti, senza sminuire altri committenti, sono state le collaborazioni con Greenpeace, Emergency, FAO per il messaggio e la valenza che inevitabilmente il mio lavoro, un semplice disegno, si portava dietro. Quello a cui sono più affezionato è un ritratto di spalle del mio cane Pablo, che porto sempre a tutte le esposizioni e le mostre che faccio.
Cosa farai da grande? Quali sono i tuoi progetti futuri?
Progetti futuri, in lavorazione saranno: un libro illustrato, due o tre grosse tele che sono già montate nel mio studio, una mia prima opera su muro, un matrimonio e un viaggio in Giappone. Da grande…farò cose grandi!
Debora Pessot