E’ tutta da leggere, la coraggiosa presa di posizione di Giuseppina Pavese, direttore vicario dell’Arpa di Alessandria, e responsabile dei locali laboratori di analisi. Un dato colpisce, in particolare: 157 tecnici di laboratorio, a fronte di 1.004 dipendenti complessivi. Un rapporto quasi di uno a sette. Come se in Fiat, tanto per restare su Torino, ci fossero 100 addetti alla produzione ogni 700 dipendenti: e magari abbiamo fatto anche l’esempio sbagliato, perché non è anche quello, pur privato, sia un gruppo che abbia mai brillato in efficienza.
Ma di chi è la colpa, se Arpa Piemonte è ridotta in queste condizioni? E perché, anziché cercare di invertire la tendenza e puntare a potenziare le attività operative, dal cilindro dei vertici dell’Agenzia salta fuori l’idea di ridimensionare ulteriormente i laboratori, abbandonando di fatto al loro destino diverse periferie dell’impero, tra cui Alessandria?
Non sappiamo se le ‘sorelle’ di Arpa Piemonte in altre regioni d’Italia siano messe gran che meglio, ed è lecito dubitarne. Ma quel che è certo (e che la dirigente alessandrina non dice, fedele all’azienda, e al suo profilo di tecnico) è che sul banco degli imputati non può che esserci la politica. Per quanto possa sembrare paradossale, lo sanno anche i muri a Torino, e pure ad Alessandria, che nei suoi quasi vent’anni di vita l’Agenzia Regionale per l’Ambiente è stato uno dei ‘giocattoli’ con cui alternativamente centro destra e centro sinistra hanno giostrato in maniera disinvolta, piazzando ai vertici (ma non solo ai vertici) personaggi graditi ai partiti (che poi in qualche minoritaria circostanza si sia pure trattato di figure competenti è elemento accessorio), senza peraltro naturalmente mai licenziare nessuno, perché l’ente pubblico ha sempre consentito di queste alchimie di tipo ‘addizionale’. Fino ad oggi, almeno. Ora tocca a Chiamparino (persona preparata e di livello, ma anche erede diretto del sistema appena descritto, inutile girarci attorno) decidere come comportarsi.
Cosa farà il governatore del Piemonte? Ascolterà le voci degli amministratori locali (in gran parte del suo stesso Partitone, il Pd: sempre che si sia davvero reiscritto, come aveva annunciato in campagna elettorale), e prenderà a cuore la questione Arpa?
Oppure lascerà ‘briglia sciolta’ agli attuali vertici dell’Agenzia (peraltro, viene assicurato al cronista da affidabili fonti torinesi, figure di stretta osservanza ‘cavalleriana’: quindi in teoria non ‘allineate’ al nuovo corso) e ai loro progetti di riorganizzazione territoriale, cominciando il proprio mandato in Regione all’insegna dei ‘tagli’ di ciò che più è necessario alla salvaguardia del territorio?