Decisamente inquietanti le nubi che si sono addensate negli ultimi giorni sulla sanità alessandrina.
Si parte dalla chiusura dei laboratori di preparazione dei farmaci antitumorali a Novi Ligure e Ovada (per “carenza di requisiti strutturali”), e si arriva alla Magistratura, con fari puntati sui contributi elettorali ai partiti da parte di un’azienda di Piacenza che gestisce l’appalto della distribuzione della dose unica del farmaco ai pazienti della Asl alessandrina.
Tutte questioni da chiarire, certamente, ma che riaccendono i riflettori su un settore, quello appunto della sanità, che da solo sfiora l’80% del bilancio regionale. E di cui tuttavia (strategicamente?) in campagna elettorale si è parlato pochissimo.
Sarà quindi interessante capire quali sono, sul fronte della sanità di casa nostra, le intenzioni di Chiamparino e della sua giunta, in termini di riorganizzazione dei presidi ospedalieri e dei servizi erogati ad una cittadinanza, ricordiamolo, sempre più anziana, e quindi bisognosa di cure e assistenza.
Ci sarebbe poi anche la questione, archiviata da anni, del nuovo ospedale ad Alessandria, ma con l’aria che tira sul fronte delle risorse immaginare che si possa dare il via libera ad un investimento da non meno di 350 milioni di euro appare forse un po’ azzardato. Tra l’altro ve li ricordate qualche anno fa, anche da noi, gli aedi del project financing? In Veneto ce l’hanno fatta, ed ecco i risultati!
Per ora comunque osserviamo gli eventi, limitandoci ad una prima considerazione: la ‘bomba’ sulla sanità alessandrina è esplosa subito dopo le elezioni, e non prima. E non appena l’assessore alessandrino alla sanità regionale, Ugo Cavallera, è stato sostituito dall’esponente del Pd torinese Antonio Saitta. Coincidenze, certamente.