Alla luce di quanto recentemente annunciato dal Ministro delle Riforme Maria Elena Boschi, in Parlamento pare che sia stato raggiunto un accordo sulla riforma del Senato che segnerà la fine del bicameralismo perfetto. Se così sarà è evidente che chi si era dimostrato scettico in merito alla possibilità di conseguire tale obiettivo dovrà ricredersi.
La riforma in questione rientra fra quelle prioritarie e indispensabili previste dal programma del Governo Renzi, alfine di velocizzare l’operatività legislativa del Parlamento in funzione delle impellenti necessità del paese, per migliorare la rappresentatività delle Regioni e certamente non ultimo per ridurre i costi.
Stando a quanto si afferma si va verso un vero Senato delle autonomie come quello tedesco dotato di pieni poteri, le regioni incrementano la propria autonomia e a quanto pare i principi del federalismo fiscale saranno costituzionalizzati.
Il Senato sarà composto da 95 senatori rappresentativi delle istituzioni territoriali e da 5 senatori nominati dal Presidente della Repubblica fra i cittadini che hanno dato lustro alla patria per meriti in campo scientifico, letterario e artistico. Come previsto da un emendamento dei relatori al ddl sulle riforme: 74 senatori saranno eletti tra i consiglieri regionali, 21 tra i sindaci.
La durata del mandato, sarà la stessa delle istituzioni territoriali nelle quali sono stati eletti, i senatori godranno dell’immunità parlamentare e non avranno uno stipendio aggiuntivo.
Le competenze previste sono le seguenti, le leggi ordinarie saranno approvate dalla Camera, ma entro 10 giorni il Senato, su richiesta di un terzo dei suoi membri potrà chiedere di esaminarle e proporre modifiche entro 30 giorni.
La funzione legislativa sarà esercitata dalle due Camere per le leggi di revisione costituzionale e per le altre leggi costituzionali, per l’attuazione delle disposizioni costituzionali in materia di referendum popolare, per la ratifica dei trattati Ue e per gli altri casi previsti dalla Costituzione.
Una riforma tanto discussa che sembra finalmente materializzarsi infatti dovrebbe approdare in aula entro il mese di luglio, con evidente soddisfazione da parte di chi ci aveva creduto e altrettanta delusione per chi l’aveva ostacolata.
Nel frattempo in merito alla riforma della legge elettorale mercoledì ci sarà l’incontro tra la delegazione del Pd e quella del Movimento 5 Stelle, così come aveva sollecitato lo stesso Beppe Grillo con un post sul suo blog, vedremo se questa volta sarà possibile dialogare e se saranno concordate eventuali modifiche rispetto all’Italicum.
Resta inteso che se la riforma del Senato sarà approvata, come al solito sarà buona norma verificarne gli effetti pratici e cioè se la stessa manterrà le promesse enunciate dagli obiettivi prefissati.
Pier Carlo Lava – Alessandria