In Italia non ci sono soltanto castelli a ospitare fantasmi e altre presenze inquietanti. Il catalogo dei luoghi abbandonati è ampio e variegato e, come abbiamo scritto a più riprese nel corso degli anni, una casistica occulta quanto preziosa vibra e informa di sé da uno sterminato elenco di paesi, ville infestate, ex colonie fasciste e, buoni ultimi, i tanti manicomi chiusi al seguito della legge Basaglia.
Cinema e letteratura, dal gotico all’horror, a loro modo hanno declinato il tema sempre in grande spolvero. Dalle stupende incursioni di Alessandro Defilippi (Angeli, La paziente n° 9) alla seconda stagione di American Horror Story, il tema ambientale dell’asylum – il manicomio criminale spesso abbandonato ma ancora zeppo di shining… – si è sempre più connotato negli ultimi tempi quasi come un filone a sé stante, anche se titoli come Gothika o ESP – Fenomeni paranormali hanno sancito che siamo ancora dalle parti di tentativi più o meno lodevoli.
I manicomi abbandonati in Italia sono tantissimi. Un’architettura che si perde nell’incuria e nella paura/attrazione per la frequentazione. Perché, in qualsiasi modo la si pensi, quegli edifici cadenti hanno ospitato e assorbito terrori e misteri e, in modo sorprendente, le loro mura ospitano scritte ancora leggibili che alludono in modo condiviso a operazioni di controllo mentale. Sul mio taccuino personale primeggia per suggestione e riferimenti ad altri mondi l’ex manicomio di Volterra legato alla figura di Oreste Fernando Nannetti, meglio conosciuto come NOF4 (sigla da lui stesso prodotta che si adattava tanto ai dati anagrafici che ad altre soluzioni linguistiche), autore negli anni della degenza di una serie di graffiti incisi sui muri con le fibbie della cintura. Non potrei liquidare qui la questione senza accennare all’opera in divenire Like Icke, creata da Federico Greco e Francesco Cortonesi (con una mia piccola collaborazione, bontà loro) e che parte proprio dalle scritte di NOF4 per raccontare un’ipotesi di incontro/ scontro tra alieni e umani. Un format in corso di realizzazione del quale potete visionare il pitch trailer su YouTube.
Un altro manicomio abbandonato ad alta visualità gotica è l’ex ospedale psichiatrico di Mombello, dalle parti di Limbiate (località lombarda da me già coinvolta in Io sono le Voci), spesso agli onori di certa cronaca del mistero per presunte infestazioni fantasmatiche e un’invidiabile estetica cinematografica. E’ proprio qui che si sono recate Angelica Guida e Silvia Vipiana, giovani e bravissime fotografe d’arte delle nostre zone, per realizzare gli scatti protagonisti della mostra Soul vs Mind, inaugurata al Circolo Arti Insieme l’8 giugno scorso. Una sola “attrice” all’interno dei meandri della location – la modella Katarzyna Kate Pirogowicz – e due percorsi fotografici, bianco e nero per Vipiana, e il colore per Guida, che raccontano storie, sofferenze e incontri con l’Altro in un luogo che già di per sé è una porta. O, meglio, una Porta con la maiuscola.
All’insegna di amori del tutto dichiarati verso i registi italiani di genere (Fulci, Argento, Bava e Avati), Soul vs Mind appare come un’accattivante declinazione nell’arte della rappresentazione grafica della paura e dell’oscurità dell’animo umano. Un viaggio nei gironi dell’inconscio che non denuncia banalmente sofferenze che da quel bel dì si dovrebbero conoscere e curare, ma che invece semina dubbi d’altro tipo su certe oscurità dei loca infesta italiani: ad esempio, una frase tracciata su un muro interno dell’edificio di Mombello, He Controls Your Brain, qualcosa di sicuro racconta. E vi sorprenderà l’apprendere che la stessa frase, a volte mal scritta e con errori ortografici, la si ritrova in altri manicomi abbandonati dello stivale. La mente allora torna alle storie di NOF4. Appunto, descrizioni di controlli mentali da parte di entità definibili “aliene” in mancanza di sostanziose alternative linguistiche.