Pet therapy: ecco a voi gli specialisti Charlie e Gilda!

Charlie_NataleCon l’aiuto di Francesca Biolatto e Roberta Bastita (rispettivamente presidente e psicologa dell’Associazione Fulvio Minetti che presta la propria opera, grazie ai volontari coordinati da Piera Maestrone, all’interno dell’Hospice Il Gelso e a domicilio), raccontiamo il mondo della pet therapy (in italiano zooterapia), una terapia definita dolce, o meglio una co-terapia, basata sull’interazione tra uomo e animale (normalmente gatti/cani, ma anche cavalli, asini e delfini).

Un metodo volto ad integrare, rafforzare e coadiuvare le tradizionali terapie e che può essere impiegata su pazienti affetti da diverse patologie. La pet therapy è stata introdotta da Boris Levinson (psichiatra infantile) negli anni ’60 e rappresenta un’innovativa attività terapeutica il cui obiettivo è quello di migliorare le condizioni di salute di un paziente a livello comportamentale, fisico, cognitivo, psicosociale e psicologico-emotivo. Nei bambini con particolari problemi, negli anziani, in alcune categorie di malati e di disabili fisici e psichici, il contatto con un animale può aiutare, infatti, a soddisfare certi bisogni (affetto, sicurezza, relazioni interpersonali) e recuperare alcune abilità che queste persone possono avere perduto.

A seconda della patologia da curare, la pet therapy valuta quali sono le tipologie diCharlie 2 animali maggiormente rispondenti a determinati requisiti per quel tipo di paziente consentendo di realizzare la co-terapia più appropriata ed efficace in termini di salute alle esigenze del caso.
Nel caso dell’Hospice Il Gelso, le Attività Assistite da Animali (cosiddette A.A.A) prevedono l’utilizzato due cani: Charlie (meticcio di taglia piccola) e Gilda (golden retriever), la cui funzione è prettamente ‘consolatoria’ e rappresenta un supporto che aiuta a migliorare la qualità della vita dei pazienti.

Charlie, facilitato dalla piccola taglia, vive in Hospice e condivide, con discrezione e affettività, la vita quotidiana di alcuni pazienti, molti dei loro familiari e di tutto il personale che lavora nella struttura. “Charlie è arrivato al Gelso quasi per caso – racconta la presidente Biolatto – ed è assolutamente autodidatta, fa tutto da solo. Saluta tutti i pazienti ogni giorno, fa il giro camere con i medici, con il personale, oppure da solo. Dopo sceglie con chi trascorrere il suo tempo”.

Charlie 3In effetti solo chi ha visto Charlie all’opera può comprendere davvero quanto sia speciale questo cagnolino.
“Si rende conto dove è ben accetto e dove c’è più bisogno di lui – continua la dottoressa Bastita -. Ad esempio, se un paziente non dorme gli tiene compagnia. È capitato che un paziente cadesse ed è andato a cercare il personale abbaiando per farlo soccorrere. Si accorge quando qualcuno sta per andarsene e passa molto più tempo con questo paziente, anche da solo. Ha una sensibilità tutta sua! Pensa, che quando non vede più le famiglie che si sono fermate per tanto tempo le cerca e, quando capisce che non le vedrà più, entra in lutto”.

Charlie è arrivato nel 2007, lo stesso anno in cui è stato aperto ufficialmente l’Hospice, ed è considerato dal personale un collega a tutti gli effetti: assiste alle consegne nel cambio turno, stando  in braccio a qualcuno o seduto sulla sedia più comoda. All’inizio c’erano anche due gatti, Charlie è cresciuto insieme a loro, ‘ma purtroppo uno è sparito e l’altro se l’è portato a casa un infermiere – racconta Francesca Biolatto – quando è arrivata Gilda, la goldenGilda retriever”. Infatti, Charlie non è l’unico a fare pet therapy: “Anche Gilda ha vissuto in struttura, ma essendo un cane di taglia grande, era più difficile da gestire …”.

“Ci è stata regalata dai veterinari della Regione Piemonte nel 2008. In seguito è stata data in affido/addestramento all’associazione Un cane per sorridere onlus, ma le spese di mantenimento sono tuttora sostenute dall’associazione Minetti  – spiega Roberta Batista. E continua: “Gilda lavora al’Hospice di Alessandria, di Casale e all’Ospedaletto Infantile. E’ stata addestrata con lo scopo di estendere il  progetto pet therapy in Alessandria”.

gilda al gelso 2Gilda visita i pazienti del Gelso una volta alla settimana, “precisamente il sabato perché ci sono più parenti e bambini – afferma Francesca Biolatto -.  Fa il giro di tutte le camere, previa autorizzazione degli ospiti, con i suoi addestratori: Grazia Daquarti (educatore istruttore cinofilo) e il marito Roberto Crepaldi (operatore cinofilo) esperti in pet therapy, che spesso vengono accompagnati anche dai figli. Per salutare gli ospiti mette la zampa sul letto, si fa accarezzare, gioca con la pallina … ‘chiacchierano’ e si danno appuntamento alla volta dopo”.

“Il contatto con il pelo dell’animale è terapeutico – spiega la psicologa – in particolare quello di Gilda che è molto setoso … toglie l’ansia. Inoltre parlare di cani aiuta i pazienti a distrarsi da ciò che è legato alla struttura, concede loro di rivolgere il pensiero ai ricordi, ai cani che hanno posseduto in passato. Chiacchierano più volentieri anche tra loro, perché mentre aspettano la visita di Gilda escono dalla stanza, insomma crea socialità. È fisiologico, entrare in relazione con il cane ha un effetto calmante, porta allegria, dà energia e fa salire l’umore .. insomma è un antidepressivo”.

“All’Hospice è possibile portare anche i propri cani o gatti – racconta Francesca Biolatto -, un paziente di Asti è stato qui un mese con il suo cane lupo. Charlie normalmente va d’accordo con tutti, dopo aver abbaiato un po’ per far capire chi comanda, diciamo che è un po’ il bullo del quartiere”.

Charlie è davvero ‘una sagoma’, e gli aneddoti che lo riguardano sono moltissimi: dai giretti solitari in città … alla settimana trascorsa a casa di un signore che lo ha accolto pensando fosse smarrito, e intanto al Gelso tutti lo cercavano disperati …  ai weekend che passa con il primario e il marito, mentre i pazienti si lamentano perché manca a tutti.
Questo piccolo cane porta gioia e amore a tutti coloro che lo incontrano ed è ricambiato abbondantemente, in alcuni casi fin troppo: infatti è in soprappeso! “abbiamo appeso un cartello in tutte le stanze, c’è la sua foto con una scritta: se mi vuoi bene non darmi da mangiare. Ma alcuni pazienti non rinunciano al gusto di offrirgli una crocchetta, piuttosto comprano quelle light: lui è talmente educato che se gli viene dato un biscotto ed è sazio, lo prende e lo posa nella sua ciotola in cucina”.

Debora Pessot