E’ irrinunciabile visitare la mostra da pochi giorni inaugurata a Palazzo Reale di Milano e dedicata a Mimmo Rotella, esponente dell’Informale e della Pop Art italiana, a cura dal grande critico d’arte Germano Celant.
Dècollages e retrò d’affiches è il titolo, che inquadra i due stili principali dell’artista, soprattutto negli anni dal 1953 al 1964;
Il fascino dell’opera di Rotella è quello di ‘un’immagine pubblicitaria sulla quale è rimasta la polvere del tempo e dalla quale emergono a creare suggestive armonie, forme e colori materici’.
La mostra è promossa dal Comune di Milano insieme al Mimmo Rotella Institute e alla Fondazione che porta il nome dell’artista e sarà aperta dal 13 giugno al 31 agosto 2014. Le opere provenienti da importanti musei e da collezioni private sono circa centosessanta e rendono ben comprensibile al pubblico una ‘fetta’ di percorso artistico compiuto da Rotella negli anni che vanno dal 1953 al 1964, anno in cui l’artista partecipa alla trentaduesima Biennale di Venezia. Qui viene consacrato come ‘l’artista dei manifesti lacerati’ in quell’Italia del Dopoguerra che va verso il boom economico, che passa dal punto di vista della storia dell’arte dai primi segni dell’Informale alla pop Art, prendendo spunto dall’arte americana, da Pollock e i suoi ‘dripping. Una grande mostra quindi, che indaga l’incontro tra Noveau Realisme, Arte Informale e Pop Art.
Mimmo Rotella inventa questo nuovo modo di ‘fare arte’ a Roma nel 1954 strappando i manifesti per la strada e reinterpretandoli a suo modo, iniziando così un dialogo con il ‘sociale’ nell’ottica dell’approdo ad una pop art italiana. Unendo il lavoro materico all’immagine massmediale Rotella avvia un percorso si rivisitazione della cultura figurativa divistica. Il critico d’arte Restany si accorge che Rotella rappresenta una delle anime del Noveau Realisme e che è anche la risposta europea alla tendenza artistica americana del tempo.
Tra le immagini più famose e ricorrenti nei manifesti lacerati, vi è proprio quella di Marilyn, icona assoluta del divismo mondiale.
Mimmo nasce a Catanzaro nel 1918, ma inizia la sua attività d’artista a Roma, dove espone per la prima volta nel 1951. Si trasferisce poi in Francia, a Parigi, dopo un breve soggiorno negli Stati Uniti.
Le due strade stilistiche che Rotella intraprende e che vengono analizzate dalla mostra sono appunto quella del dècollage e del retrò d’affiche. I due percorsi prendono il via proprio dopo il breve soggiorno negli Stati Uniti.
Il dècollage è una tecnica artistica che consiste nel procedimento opposto a quella del collage. Si parte da un oggetto artistico e se ne staccano delle parti.
Questa tecnica stilistica vuole rappresentare una simbolica protesta contro i falsi miti del consumismo nel secondo dopoguerra. Sono tali quindi le sperimentazioni di Rotella come i tagli di Fontana, le combustioni di Burri, la Merda d’Artista di Manzon.
La carrellata delle opere in mostra si snoda in un processo a ritroso dall’iconografia cinematografica degli anni sessanta alle prime sperimentazioni molto informali, dall’astrazione di piccoli frammenti di carta passando per le opere in cui gli strati su cui egli scava immagini e fondi sono incollati su cartoncini o su legno fissate con vinavil a quelle incollate su tela e poi nuovamente lavorate. Nelle sette sale i due filoni di dècollages e retro d’affiches sono messi a contrasto. Sono esposti anche oggetti personali dell’autore e vengono messe in risalto citazioni di Andy Warhol, come anche di Marinetti futurista.