Sul “Piccolo” di venerdì 6 giugno scorso ho letto una lettera, splendida e quanto mai condivisibile, firmata da una signora che si chiama Paola Demicheli. Val la pena di riportarne un generoso stralcio:
Spettabile redazione, che desolazione! La strada 35 Ter è stata inaugurata e per me, che sono nata in queste zone 57 anni fa è stata proprio come ricevere una coltellata al cuore. Questo progetto, tanto inutile quanto distruttivo, non avrei mai immaginato che mi avrebbe fatto soffrire così tanto. La mia famiglia ha dovuto fare i conti con l’esproprio circa 30 anni fa per la costruzione della zona Cipian: ricordo quelle belle distese di campi che si estendevano dalle cascine Vallone e Tuara e fino alla strada statale 35 bis dei Giovi. Il primo dolore l’ho subito allora e, con la mia famiglia, credevo che il danno fosse già stato grande ma circoscritto a quella zona; invece, adesso, a meno di 100 metri da casa (via Tuara 10) passa quella maledetta strada e sembra quasi che, allungando un braccio, si possano toccare le automobili, i camion, gli autobus che passano, per non parlare poi del rumore. Le barriere antirumore, oltre che essere esteticamente inguardabili, non servono assolutamente a niente. A strada inaugurata si sono verificati i primi investimenti di animali: 2 caprioli 3 gatti, tra cui il mio adorato Zorro, per il quale non riesco a darmi pace per averlo perso in questo modo crudele… La cementificazione selvaggia provoca danni irreparabili al nostro bel patrimonio paesaggistico e anche la TAV che passerà di qua devasterà quel poco verde rimasto.
Si obietterà che la signora alla fine stia soltanto mettendo in campo i suoi peculiari interessi (e affetti) in evidente contrasto con il cosiddetto “interesse pubblico”. Ma in verità la sua lettera, che non riporto integralmente, pone seri argomenti di riflessione. E più di un dubbio: non sono mai stato convinto di tutto il proliferare di grandi e piccole opere, del cemento che si mangia i polmoni verdi a favore delle mitizzate “infastrutture” e, soprattutto, di una certa idea di progresso dove trionfano il brutto, l’inutilità e voragini senza fondo in cui i nostri soldi spariscono per corruzione, ingerenze mafiose e incompetenze sconcertanti. La TAV Torino-Lione e l’EXPO rientrano a pieno titolo nel mio – ma non solo mio – bagaglio di dubbi. Peraltro ben zavorrato negli ultimi tempi dalle inchieste della magistratura. Ma per scendere nel particolare basta guardarsi attorno in certe zone limitrofe ad Alessandria. La cementificazione di cui scrive la signora Demicheli è in pieno delirio espansivo. Si abbattono alberi, si costruiscono rotonde nel nulla, si ergono zone industriali laddove non esistono da tempo più industrie e i capannoni restano desolatamente vuoti, regno di topi e di spacciatori.
Sta giungendo il tempo, o forse già è giunto, in cui bisognerà ridiscutere i concetti di progresso e di crescita. Perché una certa tipologia di progresso apporta solo danni verificabili e presunti vantaggi, oltre all’accertata devastazione del portafoglio pubblico, entità ormai relegata ai reami dell’astrattismo o del virtuale.
Serve di certo più verde. Dobbiamo difenderlo con unghie e denti. Più campagne e colline “liberate” dalla stretta di questo progresso. Liberate tra l’altro dai chilometri quadrati di amianto ovunque e allegramente abbandonato, proprio quell’amianto che sino a non tanti anni fa era simbolo e asse portante di crescita e posti di lavoro.
Oggi è morte certa, soprattutto nel casalese. Ma nessun politico, di quelli che ci mettono la faccia, pare in grado di risolvere il problema. E intanto ci menano il torrone con la crescita, il progresso e le infrastrutture.
Proprio a proposito di amianto, occorre segnalare la posizione del movimento No Tav Terzo Valico sulla statale 35 Ter, laddove si ricorda che si tratta di un’opera per la quale sono stati spesi 18,5 milioni di euro di soldi pubblici per meno di 4 Km di strada, costruita con l’intenzione di alleggerire il traffico sulla 35 Bis. Ma di fatto è una strada che non ha alcun collegamento con l’Outlet di Serravalle mentre le attività commerciali e artigianali sono dislocate tutte sulla 35 Bis. La Ter quindi rimane una strada costruita nel deserto e che sottrae ancora una volta, a suon di espropri, terreno agricolo alle produzioni locali. Sarebbe quindi lecito pensare che la 35 Ter possa servire soprattutto per trasportare lo smarino, contenente amianto, della galleria TAV Terzo Valico verso le cave di Pozzolo e Tortona.
Dal particolare al generale, dalle zone in cui vivo (Località Sette Vie di Castellazzo Bormida dove è in atto da anni un ennesimo e interminabile scempio) all’Italia tutta, una delle lotte future che attendono l’Homo Sapiens ancora mentalmente attivo e non accomodato su queste pastoie di Casta vedrà da un lato l’avanzata metastatica del cemento (in nome del cosiddetto progresso) e il tentativo di salvare, per quel che si può ancora, il territorio e e sue bellezze storiche e artistiche, nonché le sue risorse lavorative. Brutture, degrado, urbanistica senza regole, inquinamento, zone industriali accatastate l’una sull’altra, grottesche rotonde nel deserto e ancora centinaia di nuovi centri commerciali: dobbiamo rassegnarci? Niente affatto…