di Pier Luigi Cavalchini
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La remissione delle deleghe “testè formalizzata nelle mani del Sindaco”, così come recita un primo commento a caldo dell’amico Matteo Ferraris, ci lascia l’amaro in bocca. Non solo perché ci si era abituati ad apprezzare un modo di fare politica amministrativa semplice ed efficace, quasi una “sferzata di energia” in un mare di equivoci e compromessi. Un oceano sibilante e arruffato, che mano a mano si è fatto più minaccioso, cambiando colore, tratti, forza … fino ad inghiottire il nostro Assessore al Bilancio, suo malgrado protagonista di una “Solaris” nostrana.
Lui dice che “I like it”, che gli piace tornare nell’anonimato del cittadino benpensante ma, chi fa quello che ha fatto lui, chi accetta un incarico così complesso e gravoso, non lo fa per sport (e tanto meno per soldi). C’è una passione dietro, una voglia di vincere pulito dimostrando che le proprie opinioni sono le migliori e, soprattutto, vengono ritenute tali negli snodi elettorali. Ma, evidentemente, questo non gli è stato possibile.
In modo particolare preoccupa la scarsa coesione che pare caratterizzare – in modo sempre più evidente – il gruppo Rossa, con decisioni non sempre condivise, con proposte eternamente nel cassetto con, sullo sfondo, gli slogan di sempre: “C’è il dissesto, siamo costretti a muoverci così, … “ oppure “E’ colpa di quelli di prima”. …
Sia ben chiaro, la legge sulle Autonomie, quella che ha permesso ai Sindaci di acquisire potere, di scegliere, di programmare e proporre anche a medio e lungo termine, non lascia scampo. Ora le forze si possono manifestare in tutta le loro possibilità e, come si dice, “non ci sono Santi”. Se si fa la proposta corretta, se si danno svolte all’attività amministrativa ben riconoscibili e alla lunga condivisibili, bene … sennò meglio lasciare la mano. Proprio Renzi, giustamente, ha più volte affermato che chi fa politica oggi deve avere il coraggio delle proprie azioni e, se sbaglia, deve lasciare la mano, pena la crescita di “populismo” e spinte poco razionali.
Quindi, se il motivo delle dimissioni – autolesionismo allo stato puro a soli tre giorni da un fondamentale appuntamento elettorale – è una visione diversa di come si dovranno erogare i servizi in futuro, si chiarisca da subito. La questione Amag – Aral – Amiu è troppo importante per essere risolta con soluzioni tampone o, peggio, poco trasparenti o in perdita. La fornitura di acqua, gas, servizio rifiuti ecc. deve essere completamente rivista secondo parametri nuovi, ispirati da efficienza e professionalità, da chiarezza negli obiettivi di fondo e da appetibilità per eventuali finanziatori. L’alternativa è la perpetuazione di una lenta agonia che sta, ormai, pervadendo tutti i – pochi – centri ancora vitali in città.
Attendiamo risposte chiare. Le promesse fumose di abbattimento delle cartelle rifiuti o di eventuali nuovi percorsi societari tutti da esplicitare , non fanno che aumentare le nostre preoccupazioni.