Il Consiglio Comunale di Alessandria ha approvato l’istituzione del Registro delle Unioni Civili, provvedimento che come prevedibile ha spaccato la stessa maggioranza. Al di là delle considerazioni circa l’opportunità per una città in dissesto, con tutte le conseguenze che questo comporta, di occuparsi di questioni di certo rilevanti, ma non urgenti ed indifferibili, penso che il provvedimento in questione oltre che inutile sia demagogico.
Ci troviamo infatti davanti a qualcosa di puramente simbolico e ideologico che non trova riscontro in nessuna legge dello Stato. Perché piaccia o non piaccia in questo paese è in vigore l’Art.29 della Costituzione che recita: “la Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio”.
Spetta quindi al Parlamento legiferare in merito ed eventualmente apportare modifiche. Il Registro di per se stesso non porta alcun vantaggio se non la certificazione della diversità della coppia che lo firma, diversità ovviamente intesa come diversità rispetto a chi ha contratto matrimonio canonico. Oltre tutto il procedimento giuridico che porta alla dichiarazione dell’unione civile può benissimo essere stipulato presso lo studio di un qualsiasi notaio, non si vede quindi la necessità di creare un apposito registro. Il punto fondamentale io credo è quello della difesa della famiglia, cosa di cui ci si riempie tanto la bocca ma al momento di decidere sul futuro stesso di questa istituzione ci si dimentica di tutto.
E’ indubbio che esistano situazioni, anche rilevanti e drammatiche,che vanno gestite ma non si può condividere un provvedimento che contiene un preciso indirizzo verso un’idea di famiglia che non trova riscontro nella realtà. Nessuno vuole impedire alle persone di vivere insieme ma non è accettabile che l’idea stessa di famiglia basata su un padre,una madre e dei figli siano essi naturali, adottati o affidati venga totalmente snaturata. Ci sono peraltro precedenti pericolosi, vedi per esempio Milano dove il Sindaco Pisapia non parla più di padre e madre ma di genitore 1 e genitore 2. All’interno stesso della delibera non viene poi fatta alcuna distinzione tra coppie eterosessuali ed omosessuali per cui il timore che questo punto sia il punto di partenza per l’adozione di bambini da parte di due “padri” o due “madri”.
Il Parlamento dicevo non si è ancora espresso, per fortuna aggiungo in quanto ritengo che debba occuparsi di questioni ben più importanti ed urgenti; all’interno delle forze politiche sia di maggioranza che di minoranza esistono inevitabili e comprensibili spaccature che interessano la sfera etica e religiosa. L’argomento, pur meritevole della massima attenzione, non rientra tra le prerogative di competenza di una amministrazione comunale. La questione deve quindi essere affrontata a livello parlamentare magari anche mediante una revisione del diritto di famiglia che in Italia è una branca del diritto privato che disciplina i rapporti familiari in genere.
Roberto Sarti
Presidente Gruppo Lega Nord