Non dico nulla di nuovo. Persino i non addetti ai lavori sono al corrente che ogni scrittore accumula materiali di consultazione a favore di ogni suo lavoro, elementi che magari poi in sede di editing vengono scartati a favore di una migliore scorrevolezza del testo. Il capitolo 18 di Io sono le Voci non è apparso integro. La versione completa era la seguente:
Un giorno, a primavera inoltrata del 1989, sui muri della città comparvero degli orrendi manifesti. Ragazzini, femmine e maschi, con gli occhi bianchi e l’espressione assente, con sotto la scritta “Chi ti droga ti spegne”. Quelle immagini, una campagna socialmente utile di Pubblicità Progresso, avrebbero invaso giornali, giornaletti, metropolitane, cinema e televisione. In ogni luogo d’Italia. Sarebbe passata alla storia come la pubblicità in grado di terrorizzare un’intera generazione di bambini italiani. Qualcuno avrebbe scritto molti anni dopo: “Una campagna semplice e devastante nello stesso tempo. Una di quelle che è rimasta di più bell’immaginario collettivo. Nello spot televisivo più famoso c’era una ragazza, ma in altri spot c’era anche un ragazzo, inquadrati in primo piano con uno sfondo sfumato, inquietante già di suo. A un certo punto la testa gira su sé stessa e quando ha compiuto un giro completo gli occhi del soggetto sono diventati completamente bianchi.” Nel 2011, ventidue anni dopo, in un forum denominato “Trauma infantile”, giovani ormai sulla trentina ne avrebbero discusso ancora.
Così:
Oggetto: la ragazza senza pupille nella pubblicità “Chi ti droga ti spegne”, giovedì 26 maggio 2011, ore 11.42
Teresa: Oddio, mi faceva una impressione
Nicoletta: Ogni volta che c’era questa pubblicità chiudevo gli occhi avevo troppa paura!
Manuela: Mammma, pauuuuraaaa! Anche se il mio vero incubo era la bimba di Pick Indolor che si faceva fare le punture senza piangere…
Simona: Mi ricordo che questa pubblicità usciva sempre sul retro del Topolino!
Loredana: Dovrebbero rifarla! Mamma mia che paura!
Teresa: Loredana, perché traumatizzare ancora bambini?
Nicoletta: Esatto, Loredana, dovrebbero rifarla! Teresa, la frase di Loredana è giustissima!
Marco: E’ vero, chi ti droga ti spegne
Anna: La odiavo!
Valentina: E chi se la scorda più! Io avevo il terrore…
Davide: TRAUMA! Ancora di più quando te lo trovavi tra le pagine del TV Sorrisi e Canzoni o del Topolino… e compariva quando meno te lo aspettavi! Poi ho adottato un trucchetto: mi sfogliavo gli angolini del giornale per trovare dei colori che richiamassero la pubblicità e nel caso… strappavo la pagina Tuttora ho i brividi se la guardo.
Teresa: Ahahahaahh, oddio anche io giravo gli angolini delle pagine.
Elisa: Io gli facevo le pupille col pennarello!
Francesca: Però devo dire che a quei tempi fu davvero efficace e colpì nel segno. Uno spot non deve essere bello o gradevole per riuscire nell’intento ma deve essere accattivante, deve colpire e mi pare ci sia riuscito.
Silvia: CAVOLOOO! QUANTI INCUBI! SONO SICURA CHE SE LO RIVEDESSI ORA PIANGEREI! IL MIO TRAUMA N° 1!
Davide: Da noi era un imperativo non fissarla, altrimenti venivano anche a te gli occhi bianchi e diventavi cieco!
Sara: Io i Topolini dove c’era li evitavo o li sfogliavo accuratamente per non rivedere la foto!
Riccardo: Meno male che non me la ricordo, perché solo il pensiero mi fa venire un trauma.
Licya: In pokissimi se la ricordano secondo me…
Emus: Sono l’unico purtroppo, me la ricordo bene
Angela: Grazie per aver mandato in fumo anni e anni di terapia!
Remy: A me terrorizzava!
Jasmine: Io i Topolini su cui c’era ‘sta pubblicità li imboscavo sotto il mobile della cantina..
Valentina: Io ero spaventatissima tutte le volte che vedevo un manifesto con questa tipa.
Alex: Io odiavo quegli spot da piccolo… Questo sì che fu un trauma pazzesco!
Claudia: VERO! TRAUMATICO!
Marta: Mizzica. che paura davvero…
Elisabetta: Frega a me! Fa paura ancora adesso!
Questo avrebbe provocato – lo provoca ancora oggi – la campagna “Chi ti droga, ti spegne.”
Qui termino con la citazione. Tutta la parte eliminata, da me medesimo in primis, è appunto il contenuto del forum in questione che a me pareva, pare tuttora, come esempio incontestabile di trauma visivo adolescenziale in grado di protrarsi in seguito per tempi lunghissimi. Io sono le Voci, qualcuno lo ricorderà, è fra le tante cose la storia di un serial killer traumatizzato da piccoli dagli “occhi bianchi” dei bambini alieni di un famoso film dal titolo Il villaggio dei dannati. E non c’è dubbio, se mi rapporto a quell’epoca e a quel film che non ebbi la possibilità di vedere “subito”, certe “visioni” sono in grado di entrare dentro e di installarsi da qualche parte nell’inconscio. Per poi tornare in superficie nel corso della vita a causa di altre “visioni” scatenanti: non è fiction e garantisco che più di un amico psicanalista, categoria che frequento a causa dei miei lavori, me lo ha confermato. In generale si parla di “omatofobia” o di “ometafobia” (paure degli occhi in genere), ma questa di cui stiamo parlando è una categoria un po’ a sé stante, perché il riferimento va a occhi senza vita, sclere bianche o addirittura nere. E a quest’ultimo proposito, occorre citare l’efficace campagna virale che da qualche tempo dilaga in Rete a proposito dei Children Black Eyed, i “bambini dagli occhi neri”, tutta giocata sull’equivoco mediatico tra leggenda urbana e notizia forse reale, ma in realtà null’altro che un’efficace forma di marketing a favore di un libro di David Wheatherly e di una serie horror visionabile su YouTube. Però un sacco di gente ci crede e già nel meridione d’Italia si moltiplicherebbero gli avvistamenti. Paure che forse hanno un’origine antica, determinata da una “visione proibita”. Ci torneremo perché, sotto qualsiasi profilo, la faccenda è affascinante.