Cara mamma, non ti regalerò l’azalea dell’AIRC

Cara mamma,

Domenica 11 maggio sarà la tua festa. Da piccola iniziavo una settimana prima a preparare il lavoretto sotto la paziente guida della maestra: crescendo, ho preferito regalarti fiori e, da qualche anno, puntualmente ti informo che non ti regalo l’Azalea che l’AIRC (Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro) propone da trent’anni per raccogliere fondi da destinare alla ricerca.

Ormai hai capito che non condivido certi metodi di ricerca che adotta l’AIRC, adottati anche da altre associazioni. Infatti non ti regalo neppure la Stella di Natale di una nota associazione e la Gardenia di un’altra altrettanto nota. Ti ho vista qualche volta guardare alla TV certi programmi televisivi che promuovevano queste iniziative o maratone benefiche per la ricerca e ti ho invitata a riflettere su dove finiscano quei proventi. Ti commuovevi davanti a storie di persone malate e guarite ma a poco a poco ti sei anche commossa davanti a certe fotografie di animali negli stabulari in cui si fa ricerca. Se addirittura guardassi certi video presenti in rete, rimarresti agghiacciata. Ancora una volta torno a dirti che l’AIRC destina parte dei suoi fondi alla sperimentazione animale: apprezzo la sua trasparenza nel dichiararlo sul suo sito web:  http://www.airc.it/ricerca-oncologica/sperimentazione/animale/ . Gli istituti di ricerca e le associazioni come l’AIRC che ne fanno uso la chiamano “sperimentazione animale” perché il termine “vivisezione” ha un sinistro connotato: fa pensare all’uccisone dell’animale e poi al suo sezionamento e l’impatto emotivo sul pubblico sarebbe traumatico.

Anche tu, mamma,  mi hai detto che certe cose “di una volta” sugli animali non si fanno più. E’ vero che l’uso del bisturi a vivo su un animale non anestetizzato è vietato dal Decreto Legislativo 116/92 (quindi bisognerebbe abolire la parola) ma è altrettanto vero che viene riammesso dalla legge su deroga specifica del Ministero della Salute. E comunque non vi è molta differenza tra vivisezionare un animale e usarlo come oggetto di sperimentazione: con la “sperimentazione animale” gli animali non vengono uccisi e sezionati ma, per esempio,  subiscono scosse elettriche, privazioni, isolamenti totali, irradiazioni, somministrazioni di farmaci in dosi letali, prove di tossicità che portano a convulsioni e vomiti di sangue, induzione di malattie artificiali in forme devastanti, attacchi di cuore, ulcere, paralisi, attacchi epilettici, somministrazione di fumo, alcolici, droghe; sono utilizzati come bersagli viventi in esperimenti militari, nucleari, chimici e biologici, sono spalmati di cosmetici, sostanze caustiche, solventi, agenti chimici industriali.
In svariati casi non viene utilizzata alcuna anestesia, perché sarebbe una perdita di tempo e potrebbe interferire con l’esperimento. Vi sono casi in cui i ricercatori si preoccupano di tagliare le corde vocali per non sentirne i lamenti e poter praticare quella che è una vera e propria disciplina del silenzio. Tutto ciò non rientra nel termine “vivisezione” perché l’animale è vivo (finché resiste) e non sezionato quindi questa differenza di linguaggio fa sentire meno colpevoli i ricercatori e i sostenitori di questo tipo di ricerca ma io non colgo volutamente questa differenza.

Mamma, ti ho detto molte volte di immaginare il nostro cagnolino Viky su quei tavoli da laboratorio e tu hai capito che pratiche del genere sono inaccettabili per Viky come per tutti, e hai iniziato come me a guardare con distacco queste associazioni e i loro sostenitori, tra cui i volontari ai banchetti, spesso ignari di tutto ciò. E guardi con titubanza anche i testimonial di queste campagne, personaggi famosi che tu segui in TV.

Anche tu hai capito che, nonostante gran parte della ricerca sia portata avanti in altro modo, per esempio con tecnologie di scansione, tessuti umani, programmi informatici, microdosaggi, epidemiologia, dati clinici,  vi sono istituti e associazioni che nella loro ricerca difendono il modello animale come fosse l’ultimo baluardo, anche dopo i clamorosi disastri che ha provocato nella ricerca scientifica.

Non so quale fiore ti regalerò ma ho una certa nostalgia dei lavoretti e, siccome io sono come la nonna, tua mamma, che non buttava via niente, forse mi cimenterò in qualche iniziativa coi materiali di riciclo che stimolano la creatività e salvano l’ambiente.

http://www.greenme.it/consumare/regali/10356-festa-della-mamma-regali-fai-da-te

http://www.greenme.it/consumare/riciclo-e-riuso/10379-festa-della-mamma-fiori-rose-spazzatura

Buona festa della mamma.

Paola Re – Tortona (AL)