In saletta coi Mad Krampus [Sotto la nebbia]

Mad Krampus 1di Marco Goglino

È sera quando Marco (Botta) Bottazzi  passa a prendermi e mi  porta dal resto del gruppo; intervisterò i Mad Krampus nella loro saletta, dopo averli sentiti suonare.

La saletta è come deve essere: un po’ buia, con posacenere stracolmi di sigarette, e chiaramente iper-attrezzata per far sì che il gruppo possa esprimersi al meglio; e dopo un po’ di chiacchiere e un caffè, mi siedo su un vissutissimo divano pronto per un’oretta e mezza di musica pura.

Ma partiamo dall’inizio.
I Mad Krampus (che prendono il nome dai diavoli di origine tedesca/tirolese che sfilano il 5 dicembre per celebrare San Nicolò) sono un gruppo post rock – post hardcore (anche se, come mi diranno più tardi, è difficile oggigiorno rientrare in un genere specifico) di Alessandria.

L’idea del progetto nasce dal Botta (alla batteria) – che, oltre a portarmi allaMad Krampus 3 saletta, porta anche due birre artigianali a far da contorno alla chiacchierata – e da Fabrizio “Falla” Falamischia (al basso): nel settembre 2012 i due iniziarono a suonare assieme, anche se, almeno per i primi tempi, nulla sembrava prendere forma.
Dopo un po’ al gruppo si unirono Edoardo “Capoedo” Poggio (alla chitarra) e Andrea Menin (voce e chitarra): siamo nel gennaio 2013 quando il gruppo inizia a suonare.

Decidono quindi di chiudersi per un intero anno in saletta a lavorare su musica e testi: la voglia di suonare in giro è forte, ma prevale la volontà di aspettare, per essere sicuri al 100% dei propri pezzi.

La prima data ufficiale è il 31 ottobre 2013, all’Officina di Alessandria: “Eravamo alla prova del nove: erano mesi che provavamo i pezzi, il nostro lavoro ci convinceva al massimo…. Ma sarebbe piaciuto al pubblico? Nessuno ci aveva ancora sentito prima di allora…” racconta Falla…e ha funzionato.

Oggi la sonorità delle loro canzoni è leggermente cambiata dagli inizi, c’è stata una sorta di evoluzione: non solo musicale ma anche a livello di testo.
I pezzi sono diventati più personali, più intimi: e sono scritti da tutti e quattro i ragazzi, così che in ogni testo ci sia la firma di ognuno di loro.

Mad Krampus 2I Mad Krampus ammettono di essersi ispirati a gruppi quali i Fine Before You Came e i Gazebo Penguins, ossia i gruppi che ascoltano di più negli tempi, anche se nella canzone “La Teoria delle Maschere” è possibile cogliere l’omaggio del gruppo ai suoni tipicamente propri de Le Luci della Centrale Elettrica (il celebre gruppo di Vasco Brondi).
La lingua scelta per i loro pezzi è l’italiano. Il motivo è quello di potersi esprimere al meglio e essere più diretti, “Non volevamo rischiare di spiegare male le nostre idee, o di spiegarle con un vocabolario ristretto”.

Secondo Botta, uno degli elementi portanti del gruppo è il legame di amicizia che li lega: è una sorta di seconda famiglia, e così lo stare assieme, anche per molto tempo, a stretto contatto non è mai un peso, anzi.

Andrea mi racconta di come, sebbene abbiano suonato 3 volte in tutto, abbiano comunque rifiutato alcune date: “Non vogliamo sembrare sbruffoni, anzi. Non volevamo snobbare nessuno, semplicemente se non ci sentiamo adatti al contesto, ecco, non vogliamo suonarci. Vorremmo infilarci solo in determinati contesti  musicali. Se pensiamo di non poter andare a genio al pubblico, o comunque di essere fuori luogo con il main group della serata… preferiamo non suonare.”

Dopo la prima data, i ragazzi si sono chiusi in sala per registrare i pezzi, ma nonMad Krampus logo solo: per i tre singoli (“La Teoria delle Maschere”, “Ultime Luci” e “Il Metodo”) che più li hanno convinti, hanno girato anche un video. E tutto prodotto unicamente da loro quattro.
I video sono stati girati più che altro per la visibilità che possono dare  youtube ed i social network…
“Abbiamo avuto un riscontro importante: complessivamente, i video hanno avuto più di 2000 visualizzazioni. Non avendo nessuno alle spalle e considerando che abbiamo suonato solo tre volte…. È un ottimo risultato!”

Capoedo mi spiega invece le idee sul futuro: “Attualmente stiamo scrivendo nuovi pezzi… Abbiamo intenzione di fare un disco. L’idea è di fare uscire cinque o sei pezzi e poi di suonare il più possibile!”
(Sulle date e sugli eventi però non si sbilancia… Molte di esse devono essere ancora confermate… Ma diciamo che qualcosa bolle in pentola!)

Cambiando discorso – ormai le birre sono finite da un po’ – iniziamo a discutere su Alessandria.
Per Botta, un grosso problema in Alessandria è la cultura musicale: la gente che va ai concerti, o che frequenta i locali che promuovono la musica, è sempre la stessa. Ed è poca.
“Mi spiego: è una fortuna che almeno un po’ di gente così ci sia – aggiunge Fabrizio – ma, parliamoci chiaro, a noi di andare a ballare il sabato sera non ce ne frega niente. Anzi, se tutti i locali fossero discoteche non si potrebbe manco più suonare!
Purtroppo ormai i locali che fanno suonare dal vivo si contano su una mano, sembra che nessuno si dedichi effettivamente alle serate live. Per fortuna almeno un paio di locali ci sono ancora!”

Edo ipotizza che, forse, visti gli eventi del passato qui in città e vista la situazione oggi, una volta c’era maggior passione per la musica: c’erano più eventi, più occasioni. “Basti pensare alla giornata dell’arte: una volta era effettivamente un evento di musica live di tutto rispetto…

Ma ecco che Andrea si lancia alla difesa della propria città: “A me piace suonare in Alessandria. Hai voglia maggiore di far bene… Sai di essere di fronte ad un pubblico composto da altri musicisti. Nelle altre città il pubblico non lo conosci, qui invece ti sottoponi al giudizio di gente che suona… Esattamente come noi. Ti sprona a far meglio.”

Non è la sola nota positiva per il cantante: mi racconta di come le nuove leve di musicisti alessandrini siano ‘di tutto rispetto’, e capaci di comporre dei gran pezzi (ad esempio, cita i “Nonostanteclizia“): “forse il problema è che la città in sè non li valorizza come dovrebbe, però da parte loro l’impegno è innegabile”.

Sebbene il gruppo sottolinei alcune altre pecche di Alessandria, come il fatto che il centro città è sempre meno uno spazio per giovani e che quindi la possibilità di creare centri d’incontro sia sempre più esigua, tutti e quattro sono concordi nel riconoscere che qui ci si conosce un po’ tutti.
“È come essere sempre al bar del paese” dicono scherzando… Ma effettivamente l’esempio è calzante.

Andrea, che lavora a Milano ormai da anni, mi spiega come la realtà alessandrina ti permetta di stringere rapporti più facilmente: “qui conoscere gente è semplice, potresti parlare di musica col primo che incontri. A Milano invece non è così: puoi fare serata al Leoncavallo tutte le settimana, e ritrovarti a non aver conosciuto nessuno.”

In sintesi, fra pregi e difetti, Alessandria per loro è “una perfetta base”.
“Siamo cresciuti qui e qui abbiamo tutto. Qui è casa mia” dice Falla, e tutto il gruppo è d’accordo. L’unico un po’ dubbioso risulta essere Capoedo, il quale ammette i legami che lo legano ad Alessandria, ma mi spiega che ci sono anche altri posti che lo attirano.

La chiacchierata va avanti da più di un’ora, le sigarette nel posacenere sono aumentate vorticosamente, e decidiamo di avviarci tutti e cinque verso casa.

In attesa del prossimo concerto, il sito web del gruppo è http://madkrampus.com/