Don Giuseppe Biasiolo, in arte (come ama lui stesso dire) don Biagio, è un prete con oltre trentacinque anni di sacerdozio nella nostra provincia. Prima viceparroco alla Madonna del Suffragio ad Alessandria, poi parroco a Solero e da alcuni anni parroco al Sacro Cuore di Valenza, don Biagio è un appassionato cicloamatore, capace di percorrere anche più di cento chilometri al giorno in bicicletta. Di lui si dice anche che sappia raccontare barzellette come pochi altri in zona… Sarà vero? Buona lettura!
1) Biagio, oltre a fare il parroco sei anche responsabile della pastorale universitaria diocesana. In che cosa consiste?
Sono assistente spirituale nelle tre sedi universitarie alessandrine. Il martedì mattina dalle 12 alle 13 sono nella sede di Scienze, il mercoledì alla stessa ora al Politecnico e il giovedì, sempre dalle 12 alle 13, nella sede di Giurisprudenza. Gli studenti che vogliono parlare con me possono farlo in quegli orari. In più, chi vuole può venire tutti i lunedì sera nella parrocchia di San Michele per una cena insieme ad altri universitari.
2) Parliamo dei giovani che frequenti attualmente in università, e di quelli che hai conosciuto in passato come insegnante di religione al Classico prima e al Nervi poi. Che cosa è cambiato in questi anni?
Sono cambiate tante cose, evidentemente. Mi sembra che oggi sia diminuita la capacità aggregativa. Quando insegnavo religione alle superiori era più facile vedersi, fare dei momenti insieme… oggi mi sembra prevalga un forte individualismo da un lato, e una grande distrazione dall’altro. Probabilmente gioca molto l’ambiguità dei mezzi informatici che abbiamo a disposizione. Molte volte i ragazzi si illudono di costruire rapporti personali e duraturi su Facebook, ma perdono di vista che l’implicarsi di persona è tutta un’altra cosa.
3) Tu sei parroco nella Chiesa del Sacro Cuore di Valenza. Che mi dici dei valenzani?
All’inizio pensavo che i valenzani non avessero l’anima [ndr: ride], e invece dopo un po’ mi sono reso conto che ce l’hanno anche loro. Magari sotto al portafogli, ma ce l’hanno. Distinguerei però due fasce di valenzani: i grossi titolari di oreficeria, quelli che si danno un certo tono, un po’ da parvenu; e poi i valenzani “comuni”, magari dipendenti di costoro, che si arrabattano come possono e patiscono gli effetti della crisi. Tieni presente che anche a Valenza ci sono casi di miseria vera e propria, magari ben nascosta e ben camuffata, ma presente. Un altro aspetto che mi ha colpito, in termini anche quantitativi, è quello della labilità dei rapporti coniugali. Vedo tantissime separazioni, famiglie distrutte e, mi spiace dirlo, figli disadattati…
4) Che cosa pensi del tuo Vescovo, Monsignor Gallese? Capisco che non sia facile parlare del tuo datore di lavoro, ma almeno provaci…
E’ un uomo molto spontaneo e sincero. Si vede chiaramente che dice quello pensa e non fa dietrologie, riuscendo a mettere a proprio agio chiunque gli si avvicini. E’ anche una persona che vive una profonda spiritualità, per cui lo si può definire certamente un uomo di Dio che agisce in nome della fede. Non è un dirigente ecclesiastico, insomma!
5) Non puoi scansarla… raccontami una barzelletta!
Località Trepalle, Valtellina, sopra Bormio. Il maresciallo dei carabinieri, che si trova sulla camionetta con il suo appuntato, vedendo il parroco con la gamba destra fasciata gli chiede come ha fatto a farsi male. “Mi sono svegliato di notte per un incubo, sono andato in bagno e ho picchiato violentemente la gamba contro il bidet”, risponde il sacerdote. Tornando a Bormio, maresciallo e appuntato si domandano che cosa sia mai questo bidet. Decidono allora di telefonare alla caserma di Sondrio per chiedere al capitano se sa di che cosa si tratta. “Signor capitano, il parroco di Trepalle si è fatto male alla gamba destra dopo aver sbattuto contro il bidet. L’appuntato e io vorremmo sapere che cosa è questo bidet”. Il capitano, dopo attenta elucubrazione, risponde così: “Maresciallo, non mi dovete rompere le scatole con queste richieste. Lo sapete che io sono quarant’anni che non vado in Chiesa!”