Il territorio alessandrino è ricco di inventiva.
Ad Alessandria, per esempio, è nato l’aperitivo, e noi abbiamo saputo creare e recuperare, nell’ambito vitivinicolo, tradizioni dimenticate.
È un territorio, il nostro, capace di capire qual è il valore di un prodotto, qualunque esso sia, come recuperarlo e come rilanciarlo: e non perché fa moda, ma perché c’è una qualità in quello che si sta facendo.
Negli anni ’50–’60, se ad Alessandria è nata la tradizione dell’aperitivo, non è stato per fare moda o tendenza, ma per valorizzare sia l’elemento “bere”, che l’elemento “mangiare” con le degustazioni classiche.
A livello italiano, Alessandria, e poi il Piemonte, è stata un bacino all’interno del quale è nato e cresciuto il fenomeno dell’happy hour. Poi è stato esportato ed è attecchito in maniera diversa in città come Milano e Torino.
Come l’aperitivo, quindi, si sono valorizzati altri elementi.
Come non citare, ad esempio, il recupero del timorasso grazie all’intuizione vincente di Walter Massa: ha recuperato un vitigno e lo ha saputo rilanciare e oggi il tortonese vive di vita autonoma anche grazie a questo.
L’alessandrino è territorio antesignano di tante tendenze e di quella che sarebbe diventata e diventerà una ricerca e una valorizzazione di prodotti.
Ad Alessandria, quindi, c’è la radice di una serie di fenomeni come l’aperitivo e il marocchino.
Il territorio ha saputo esprimere, in un tempo non sospetto, il desiderio di cercare, valorizzare trovare cose diverse come, ad esempio, con il caso della birra: Montegioco, Pasturana, Civale, sono solo alcuni nomi di birrifici che sono nati e si sono sviluppati in un momento in cui la birra artigianale era solo la Baladin di Cuneo e poco altro.
Un territorio in cui la birra artigianale è nata quando ancora non c’era il ‘boom’, acquistando e conquistando una sua identità ben marcata.
Noi non abbiamo una tradizione di birra, ma piccole produzioni ci sono.
Abbiamo, perciò, saputo cogliere un aspetto valorizzandolo e potenziandolo.
Oggi, l’Italia è ricca di birrifici che producono birra artigianale.
I birrifici della nostra zona hanno un circuito commerciale di un certo tipo, forse limitato per la produzione di nicchia, ma le birre che producono hanno tutte una loro identità e personalità.
Il birrificio Civale, nasce, ad esempio, nel 2009, dopo una lunga sperimentazione di ricette. Quello di Montegioco è nato nel 2005, quello di Pasturana, invece, nel 1999.
Hanno tutti una storia molto recente e hanno avuto il coraggio di provare e di scoprire un prodotto che con la nostra tradizione non ha nulla a che fare.
Anche in questo, il nostro territorio ha avuto la capacità di capire per tempo che aveva la capacità di produrre prodotti di qualità e di nicchia, individuando un percorso specifico.
Il nostro è un territorio che va “a sperimentazione” e che sa individuare elementi e li sa valorizzare.
La cosa curiosa, e forse unica, originale è che lo sa fare prima rispetto ad altri.