Proprio nell’anno della commemorazione dei 30 anni della morte di Berlinguer i delfini comunisti (che aspirano a diventare squali) vanno a spiaggiarsi a Torino per vendicarsi dell’avanzata della balena bianca. Odontoceti che fino a ieri vivevano in alleanza simbiotica con il cetaceo solo perché non potevano abbatterlo.
E un esercito di quaglie, che aveva covato odio in silenzio, mostra tanto coraggio aggredendo perché crede che il mostro stia morendo.
Cerco di figurarmeli mentre alzano la manina per votare no alla sua candidatura, ma si fanno piccoli piccoli per non farsi riconoscere. Fino a ieri rimanevano acquattati nell’erba, oscurati dall’unica voce fuori dal coro; dall’unico che esprimeva senso critico urlando nel deserto contro le misure/miserie della politica del governo Monti, che tanto avrebbe segnato la vita dei lavoratori italiani; ammutoliti e zittiti dalla balena che soffiava contestando, quasi da vero comunista, la politica del capitano Achab, uomo delle banche.
Ora lentamente il suicidio di massa sta estinguendo i “compagni”, quelli che hanno sempre lottato contro i soprusi, contro i potenti, contro il capitalismo, ma ricavandosi in silenzio un posticino al caldo, una rendita, un vitalizio, un seggio, qualcosa insomma che potesse permettergli di esprimere la loro competenza (comunista e retribuita) in qualche pubblica amministrazione, consorzio, ipab, parco, comunità montana o unione di comuni.
I comunisti, quelli veri, quelli che non sono più in questo mondo, possono ora rivoltarsi nelle tombe o girarsi dall’altra parte per non vedere lo squallido spettacolo di quelli che votano no alla vera, unica anima del Pd, quella che non è mai stata comunista ma ha sempre governato l’Italia e che la governa tuttora; che sa mediare, che intriga e non ha vergogna di ammettere che gli piace la politica proprio perché è un’attività trasversale, intelligente e furba.
Comunque vadano le cose ha, come sempre, vinto la balena; perché i delfini che ha allattato non sono figli suoi e non avranno mai la sua potenza; perché le quaglie con il loro lato oscuro non sono la Forza, ma la parte debole che cerca di rallentare il cambiamento.
Ha vinto la balena perché anche se arpionata, ha ancora tempo e forza per rovesciare la barca di Achab, per spaventare ancora le quaglie e scrollarsi di dosso i delfini, che vogliono diventare squali e per questo sono rimasti in acqua.
Giuseppe Scafaro
responsabile Uil Provincia di Alessandria