Piero Archenti, classe 1941, è un amico e collega che ha seguito e segue con passione e competenza giornalistica le vicende della nostra città. Attualmente scrive su Tuononews, curando una documentata rubrica intitolata “vecchiAlessandria… a modo mio“. Piero, per gli amici Pidrèn, ci racconta in questa bella chiacchierata l’Alessandria di ieri e quella di oggi. Buona lettura!
1) Piero, come sei diventato giornalista?
E’ una storia lunga, che vedrò di rendere breve… Nel 1994 sono andato in pensione e ho cominciato a collaborare con mia figlia, proprietaria di una agenzia immobiliare che gestiva anche le amministrazioni condominiali. Ebbene, proprio nel ’94 c’è stata l’alluvione, e di punto in bianco mi sono trovato a scrivere parecchie relazioni per chiedere i rimborsi dei danni subiti dagli stabili gestiti dall’agenzia di mia figlia. Lì è iniziato il mio percorso, se vogliamo dire così. Ho scoperto che scrivere mi piaceva, e anche molto! Sono diventato giornalista quasi per caso…
2) Come hai coltivato questa tua “scoperta”?
A un certo punto, nel 1995, il proprietario del giornale La Pulce, Aime, mi ha chiesto di scrivere per il suo giornale. E così, dopo qualche anno, grazie a questa esperienza sono diventato giornalista pubblicista… attività che continua ancora oggi!
3) Come è cambiata Alessandria, dall’alluvione del’94 a oggi?
E’ cambiata tantissimo. Dopo l’alluvione sono arrivati grossi finanziamenti che hanno permesso di “ricostruire” la città. La grande protagonista di questa rinascita è stata, indubbiamente, Francesca Calvo. Devo dire che all’inizio alcune sue scelte, come per esempio costruire il ponte Tiziano nella posizione in cui è adesso, non mi avevano convinto per nulla. Oggi come oggi, guardando com’è andata, riconosco che lei aveva ragione e io torto. Parlando ancora di ponti, e venendo a tempi più vicini, ho lottato perché il ponte Cittadella non venisse abbattuto. Ma ormai il ponte non c’è più, e allora facciamo in modo di mettercene un altro…
4) Parliamo della Cittadella, allora… non ti sembra che ormai sia tardi per fare qualcosa?
Sì, certamente è tardi… ma non è mai troppo tardi! Una struttura come la Cittadella può contenere una infinità di cose, e allora sarebbe opportuno individuare quali possono essere queste “cose”. Credo che sarebbe utile incentivare la fantasia degli alessandrini, che a mio avviso di immaginazione (oltre che di memoria) ne hanno ben poca. E guarda, mi ci metto anch’io tranquillamente, eh… A conti fatti, la cosa più semplice sarebbe andare a vedere quello che hanno fatto altri in situazioni analoghe alla nostra. Sembra una banalità, ma finché continueremo a stare tra Tanaro e Bormida guardandoci negli occhi, non risolveremo mai niente.
5) Ultima domanda. Vista la situazione attuale della nostra città, che consiglio daresti al sindaco Rita Rossa? Che cosa le diresti?
In primo luogo le direi che ha avuto un bel coraggio a mettersi in un pasticcio del genere! Se all’inizio pensava di trovare aiuto e collaborazione dalla cittadinanza, ora si sarà certamente ricreduta. Ritengo anche che si sia trovata a gestire una cosa più grande di lei. Non avrebbe mai pensato di trovare la voragine che ora invece deve gestire. Il debito è troppo grande, ma bisogna ricordare che è un debito ereditato da Fabbio, e prima ancora dalla Scagni, e prima ancora dalla Calvo… e adesso Rita Rossa è rimasta con il cerino in mano. Per raddrizzare la situazione, secondo me avrebbe dovuto avere il coraggio della impopolarità, con tutti, sin dall’inizio e senza tanti riguardi. Ora non so se è ancora in tempo…