‘Quasi bella, aveva dei difetti che ne aumentavano il magnetismo. Le sopracciglia formavano una linea continua che le attraversava la fronte e la bocca sensuale era sormontata dall’ombra dei baffi. Chi l’ha conosciuta bene sostiene che l’intelligenza e lo humor di Frida le brillavano negli occhi, e che erano proprio gli occhi a rivelarne lo stato d’animo: divoranti, capaci di incantare, oppure scettici ed in grado di annientare……’ Hayden Herrera – autrice della biografia dedicata a Frida Kahlo.
Frida Kahlo, icona popolare, mito del femminismo, simbolo della Rivoluzione e dell’anticonformismo, artista messicana dal grandissimo talento, genio dell’autorappresentazione, soggetto del cinema hollywoodiano, resta uno dei personaggi più affascinanti del Novecento, e rivive a Roma nella prima parte dell’anno, dal 20 marzo al 31 agosto 2014, alle Scuderie del Quirinale e poi a Genova a Palazzo Ducale dal 20 settembre al 15 febbraio 2015, per continuare nell’ottica di un progetto integrato a sedurre lo spettatore con il suo sguardo intrigante e misterioso, dalle pupille ingigantite e vivide.
Nella mostra di Roma, circa 160 opere illustrano tutto il suo percorso creativo nella pittura, dove risaltano in particolar modo gli autoritratti, nei quali Frida riuscì a rendere in modo autentico il suo io interiore, e forse proprio per questo risultò indimenticabile nell’immaginario collettivo.
La sua casa era piena di specchi, ovunque, in modo da potersi guardare e studiare sempre, per non essere mai sola. Il terrore della solitudine la guidava in questo percorso alla ricerca della vera se stessa. Terza di tre figli, padre ebreo di origini tedesche e madre messicana, Magdalena Frida Kahlo y Calderon nacque a Città del Messico nel 1907, anche se dichiarò sempre di essere nata nel 1910, non tanto per la civetteria femminile del togliersi alcuni anni quanto per segnare la sua vita con l’inizio della Rivoluzione messicana di Emiliano Zapata che cominciò proprio in quell’anno.
Conobbe presto la malattia e la sofferenza fisica, con la poliomielite da bambina ed un terribile incidente di cui fu vittima all’età di 17 anni, in uno scontro tra tram ed autobus. Una sbarra di metallo la trafisse creandole problemi alla spina dorsale per tutta la vita. Trentadue interventi chirurgici, un terribile busto, il dolore fino alla fine dei suoi giorni, per non poter essere madre (ebbe diversi aborti, testimoniati anche da alcune importanti opere in mostra, come Moses, 1945) e per una vita che comunque finì troppo presto, a soli quarantasette anni, nella sua casa natale, ora divenuta Museo.
Un grande amore, con il pittore messicano Diego Rivera, piu vecchio di lei, segnò anche la sua ascesa artistica e la passione politica: amore tormentato e burrascoso, caratterizzato da matrimoni e divorzio, tradimenti continui da parte di entrambi, ma comunque un grande indistruttibile amore.
Il dolore fisico e la costrizione a letto la spinsero a dedicarsi alla pittura. Frida divenne pioniera di un filone autobiografico, dedicandosi quasi totalmente all’autoritratto, che era per lei quanto di piu sincero e leale potesse rappresentare del suo io e delle sensazioni piu profonde.
La mostra di Roma, che è la prima retrospettiva italiana dell’artista, intende riunire intorno ad un corpus capolavori assoluti provenienti dai principali nuclei collezionistici, opere importanti appartenenti ad altre raccolte pubbliche e private in Messico, Stati Uniti ed Europa ed una selezione di opere fotografiche dedicate all’artista, tra cui quelle realizzate da Nickolas Muray negli anni Quaranta..
La progettazione e la cura della mostra è affidata ad Helga Prigniz Poda. Vi sono circa quaranta straordinari ritratti ed autoritratti, tra cui il celeberrimo Autoritratto con collana di spine e colibrì del 1940, simbolo della mostra, mai esposto prima in Italia, l’Autoritratto con vestito di velluto del 1926, il suo primo autoritratto dipinto a soli 19 anni, più una serie di opere molto importanti per comprendere a fondo la sua arte, che si fonde con la storia e lo spirito del mondo a lei contemporaneo, riflettendo le trasformazioni sociali e culturali che portarono alla Rivoluzione messicana e quelle che ne furono conseguenza.
Frida interpretò a suo modo le tradizioni folcloristiche della sua terra, i colori, la musica ed i simboli della cultura popolare messicana. Frida è infatti espressione al tempo stesso dell’avanguardia artistica e dell’esuberanza culturale del tempo. La sua opera intreccia ed attraversa il Pauperismo, l’Estridentismo, il Surrealismo per giungere a quel movimento che sarà poi riconosciuto come Realismo magico.