Un “viaggio della memoria” per quattro studenti del Nervi-Fermi

nervi_poloniaSi è concluso nei giorni scorsi il “viaggio della memoria” che quattro studenti del Nervi-Fermi di Alessandria, con il contributo della Provincia, hanno intrapreso al campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau, ripetendo un’esperienza che altri compagni hanno fatto nei due anni scolastici precedenti ai campi di Mauthausen e Dachau.

Sofia Arcuri e Arianna Milia della V Odontecnici del Fermi e Michael Yari Di Francesco e Alessio Latella della  V D del Nervi hanno così completato un percorso di riflessione sulla Shoah, iniziato sui banchi di scuola nel dicembre scorso quando i proff. Gian Piero Armano e Agostino Pietrasanta hanno trattato il tema “Le religioni nei lager” e proseguito poi nei mesi successivi con l’adesione a numerose iniziative finalizzate a celebrare, al di là della data canonica, il giorno della memoria.

Un percorso preparatorio  ad un viaggio non comune, sia in riferimento ai luoghi, sia per la presenza dei due qualificati relatori e dei testimoni,  sia per il coinvolgimento emotivo  degli studenti, trattandosi del luogo del martirologio per eccellenza della seconda guerra mondiale.

Un viaggio in cui spicca la correlazione tra razionalità ovvero il momento conoscitivo ed elaborativo ed emotività  cioè il turbamento derivato dall’impatto con la struttura del lager e i contenuti del museo interno, dal quale si torna con la consapevolezza che la Shoah è un momento chiave della contemporaneità.

Dice Arianna “Non è la prima volta che visitiamo un campo di sterminio, sapevamo le emozioni che avremmo provato, ma ad Auschwitz non è stato così: il campo è in gran parte ricostruito, poche strutture sono originali, è brutto vedere l’aspetto economico più che il vero significato del luogo, tuttavia ci sono cose che hanno lasciato il segno dentro di noi, gli oggetti personali ad esempio, appartenuti ai condannati a morte  ritrovati  dopo la liberazione ed esposti nel museo del campo. C’erano 3.500 valigie spesso con il nome e l’indirizzo del proprietario, protesi, scarpe, occhiali, vesti liturgiche ebraiche e persino 1.950 Kg di capelli… momenti di vita”

Sofia aggiunge “Birkenau invece esprime tutto l’orrore che vi hanno vissuto gli internati, costruito in fretta, meno recintato e protetto, ma non per questo meno brutale; il treno dei deportati entrava direttamente nel campo e a quel punto il loro destino era segnato: a destra coloro che erano ritenuti adatti a svolgere un lavoro, a sinistra donne, bambini, anziani  avviati subito alle “docce”.

Ripercorrere quella stessa strada con un filo di vento che ci sfiorava il viso mentre ci avvolgeva il silenzio, ci ha caricate di responsabilità; non ci sono parole per esprimere quello che abbiamo provato: guardi e assorbi emozioni e sensazioni e ti chiedi come abbia potuto una persona progettare così tanto orrore per sete di potere, per rincorrere il sogno di  una razza pura in grado di creare un nuovo ordine mondiale”.

Yari, indicando una foto del campo “Qui è dove migliaia di persone hanno marciato…fino a quell’alta ciminiera in mattoni, l’odore era forte e strano, ma continuavano a camminare, ignari della sorte tremenda che i tedeschi avevano in serbo per loro, da che avevano varcato quel cancello…”.

“Ripercorrere quella strada, oggi- aggiunge Alessio- ci aiuta a ricordare che cosa è successo in quei luoghi, ma è difficile immaginare il terrore scritto negli occhi di tanti bambini, donne, anziani… oggi le ciminiere sono ridotte a macerie, ma se ascoltiamo con attenzione, in questo silenzio possiamo sentire ancora le loro grida”.