Finalmente ci siamo. Paolo Filippi rompe gli indugi, e pone fine al rincorrersi di voci sul suo futuro politico che, qui da noi come a Torino, animano da settimane il dibattito dentro il centro sinistra, e non solo: il presidente della Provincia di Alessandria è pronto a candidarsi alle regionali, perché glielo chiedono con un documento ufficiale 93 amministratori locali, “tra cui molti sindaci del casalese, e dell’ovadese”. Ora la palla passa al Pd provinciale e regionale. E, se sul fronte torinese pare esista un sostanziale ‘via libera’ da parte dei vertici (il segretario regionale Davide Gariglio presentò la sua candidatura, ad Alessandria, proprio ai Canottieri, la struttura gestita ormai da oltre un anno da Paolo Filippi e dal segretario provinciale dei Moderati Cesare Miraglia), i punti interrogativi riguardano il nostro territorio: proprio stasera, all’assemblea provinciale del Pd, il tema potrebbe tenere banco, con reazioni tutte da misurare. Intanto Paolo Filippi, in questa intervista esclusiva con CorriereAl, ufficializza la sua scelta, e si ‘mette a disposizione’ del partito. Senza escludere però ipotesi alternative.
Presidente Filippi, il dato è tratto dunque?
Ma no, nessun dado: solo senso di responsabilità. Ci ho pensato a lungo, leggendo e rileggendo l’appello che tanti sindaci e amministratori locali hanno sottoscritto nelle scorse settimane, e hanno indirizzato a me, al segretario provinciale del Pd Domenico Ravetti, e al segretario regionale Davide Gariglio (nella foto). Mi si chiede un impegno diretto come candidato al consiglio regionale, “in un’ottica di coordinamento e rappresentanza del nostro territorio, nel momento in cui verranno a mancare le Province intese come organo eletto e capace di fare scelte”. (il documento poi procede sottolineando il ruolo che Filippi potrà avere in Regione, “mantenendo saldo il rapporto con comuni, associazioni, portatori di interessi diffusi”. Ed è firmato da 48 sindaci di comuni di tutta la provincia, e da tanti altri amministratori locali: dal presidente del Parco Capanne di Marcarolo a quello del Cissaca, ndr)
Insomma, tanti amministratori locali, voce del territorio, sono con lei: e il Pd? Lei ha ripreso la tessera?
No, non ancora per un problema tecnico: le iscrizioni, chiuse prima dei congressi, mi risulta non si siano ancora riaperte. Il Partito Democratico farà naturalmente le sue scelte: le liste non le faccio io, che posso solo limitarmi a dare la mia disponibilità. Chiamparino mi ha anche offerto di candidarmi, come capolista, nella sua lista civica in provincia di Alessandria: ma se devo essere in pista, vorrei farlo con il Pd.
A proposito di Chiamparino, ad un certo punto è anche ‘rimbalzata’ la notizia di un suo possibile inserimento nel famoso ‘listino’: ossia fra coloro che diventeranno consiglieri regionali in caso di vittoria del candidato di centro sinistra, senza dover raccogliere preferenze personali….
E le pare che io, che ho sempre vissuto di politica fatta tra la gente, e di consenso ottenuto in maniera diretta e personale, mi sentirei a mio agio in un percorso simile? Oltretutto stiamo attenti: le elezioni saranno tra due mesi, e il loro esito è tutt’altro che scontato. Più che mai sarà necessaria una campagna elettorale di qualità, a pancia sotto, in cui il Pd e il centro sinistra, per vincere, dovranno mettere in campo tutte le energie, e i candidati in grado di raccogliere voti. E dico voti, non preferenze: quelle sono una conseguenza, naturalmente.
In tanti dicono: “se Filippi scende in campo, è una macchina da guerra”. Perché pare che lei, presidente, in campagna elettorale si diverta proprio…
(sorride, ndr) Sì, può essere che il segreto sia proprio quello: se fai quel che ti piace, e in cui credi, i risultati arrivano. L’ultima campagna fu quella del 2009, e in effetti a ripensarci ci divertimmo parecchio….
Però attenzione: in 5 anni è cambiato davvero tanto, e il rapporto tra italiani e politica si è ulteriormente incrinato. Se pensiamo alle Regionali del 2010, oggi possiamo attenderci la stessa risposta degli elettori, in termini di partecipazione, e di preferenze?
Forse no, lo scopriremo. Però la legge elettorale quella è, basata sulla possibilità dell’elettore di scegliere il proprio candidato, per fortuna. Per cui è quello il terreno su cui ci si confronterà.
Negli ultimi due anni, facendo un utilizzo molto dinamico e vivace della rete, lei non ha lesinato critiche feroci al Partito Democratico, e ad alcuni suoi esponenti, anche di spicco: dall’alessandrino Renato Balduzzi (ormai ex Pd) al ministro Delrio, da lei ribattezzato spiritosamente Delirio, e oggi braccio destro di Renzi. Non teme ritorsioni, ora che si propone di rientrare?
(riflette, ndr) Intanto il mio riavvicinamento al Pd c’è già stato nei fatti, con la mia partecipazione, anche mediatica come dice lei, al dibattito per le ultime due primarie. Poi vorrei evidenziare che le motivazioni che mi hanno spinto a criticare il Pd, o alcuni suoi esponenti, erano politiche, ed erano politica. Il Partito Democratico ha fatto a lungo della centralità degli enti locali una sua ‘bandiera’, per poi cambiare rotta (sbagliando, secondo me), e abbandonarli di fatto al loro destino, e declino. Penso alle Province, è chiaro, ma anche a tutti i comuni, da tempo chiamati ad un rigore impossibile, e a fare i conti con tagli costanti di risorse. Insomma, credo di essermi sempre comportato in maniera coerente con i valori dichiarati dal centro sinistra, e in cui credo. E direi che il documento indirizzatomi da sindaci ed amministratori locali ne è la riprova e la conferma.
Presidente Filippi, rifarebbe tutte le sue scelte degli ultimi anni? Critiche, rinunce a candidature parlamentari e quant’altro?
Assolutamente sì, perché ho sempre agito credendo in quel che facevo, e anteponendo valori e interessi collettivi alle mie ambizioni personali. Magari con il senno di poi abbasserei la polemica di un tono o due: ma è pura questione di forma. La sostanza la manterrei invariata.
In questi giorni si è anche letto che, come presidente della Provincia, lei potrebbe essere ‘prorogato’ di 6 mesi. In caso di sua contemporanea elezione in consiglio regionale cosa succederebbe?
Non lo so, immagino che dovrei dimettermi, e arriverebbe un commissario. Ma sul fronte Provincia siamo in attesa di chiarimenti: l’unica cosa certa è che non ci saranno nuove elezioni. Tutto il resto è da definire, a livello di ripartizione di funzioni e competenze. Aggiungo solo che il personale della Provincia di Alessandria è altamente professionalizzato, e che mi auguro davvero che un simile capitale di competenze sia adeguatamente valorizzato. Come, non sono io a poterlo stabilire: attendiamo sviluppi.
Concludiamo con un’ipotesi ‘cattiva’ presidente Filippi: se il Partito Democratico si rifiutasse di metterla in lista, lei che farebbe?
(sorride nuovamente, ndr) Non ci voglio neanche pensare, perché mi lancia di queste provocazioni? Comunque non starei con le mani in mano, questo è certo. Ma pensiamo positivo: ci sono elezioni importanti alle porte, e il centro sinistra può e deve vincerle, perché la Regione in futuro avrà un peso ancora più forte nella gestione dei territori.
Ettore Grassano