Carlotta Testa è una ragazza di 27 anni, che, dopo il diploma, scelse la facoltà di Biotecnologie a Pavia per il suo futuro.
Una volta completati gli studi, nel 2009, subito dopo la laurea, continuò il tirocinio iniziato durante l’università presso un laboratorio di biochimica e tossicologia e iniziò ad insegnare (e tuttora insegna) scienze nelle scuole professionali private o paritarie, in Alessandria e a Valenza.
Circa un anno dopo, si iscrisse a Torino ad un corso di Scienze Ambientali per ottenere un ulteriore titolo di studio, avvicinandosi nel frattempo sempre di più alla Diocesi di Alessandria e alla pastorale giovanile.
Ed ecco il colpo di scena: Carlotta molla il suo lavoro nel laboratorio, lascia le opportunità lavorative nel campo scientifico e si iscrive all’ Istituto di Scienze Religiose presso la Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale, ad Alessandria.
“Mi sono iscritta ormai più di tre anni fa: attualmente sto per laurearmi alla triennale, ma ho già frequentato il primo anno della specialistica, per portarmi avanti. Al termine della specialistica discuterò il Magistero, la laurea magistrale in teologia (una laurea vaticana riconosciuta dallo Stato italiano)”.
Ma non è finita qui: dopo essersi iscritta all’Istituto Teologico avendo già una laurea alle spalle e avendo esperienza come insegnante, Carlotta inizia a ‘spiegare’ la religione nelle materne e nelle elementari.
Il grande passo però è stato rimettersi in gioco da capo: “Mi ero appena laureata, e effettivamente l’idea di altri 5 anni di studi un po’ mi spaventava, ma era ciò che desideravo. Una volta conseguita la laurea magistrale potrei continuare a lavorare nell’ambito pastorale. Punto a crescere nella diocesi. Collaboro in Pastorale giovanile dal 2009: è un organo di riferimento all’interno della diocesi per il settore giovanile. Organizziamo le attività con i ragazzi dell’oratorio e non solo: cerchiamo di unire ogni realtà in modo che tutti seguano le stesse linea guida.”
Cos’è la fede Carlotta? Cos’è “credere” per te?
“La mia fede è nata come curiosità: è stata un punto di partenza. Chiaramente è cambiata nel tempo, maturando ogni giorno. Non è qualcosa in più: è il mio abito, il mio saio della ‘domenica’, che indosso tutti i giorni; è un modo d’essere e di sentirsi, che vivo in ogni momento.
Io vorrei che mi si leggesse negli occhi e nei miei comportamenti. È questo che vorrei. Vivere con fede. I momenti di difficoltà nei quali un po’ si vacilla ci devono essere. È in quei casi che verifichi quanto la tua fede è vera, autentica e forte: se alla prima difficoltà si spezza, era solo un’apparenza, una copertura.”
Le scelte di Carlotta chiaramente hanno influito fortemente sulla sua vita e sui suoi rapporti personali; ha dovuto prendere decisioni anche difficili, confrontandosi con la sua fede: e lo studio della teologia le è stato d’aiuto per trovare alcune risposte.
Parlando del suo lavoro come insegnante di religione dice: “Io credo che l’ora di religione abbia un valore aggiunto: si ha la possibilità di confrontarsi con gli studenti, parlando con loro di temi attuali, e rapportandoli con quanto prevedono le varie religioni. Non è vero che i giovani non hanno voglia di mettersi in gioco: con gli stimoli giusti, sono invogliati a parlare di loro stessi, delle loro origini e delle tradizioni. Logicamente, relazionarsi con loro in questo modo richiede un impegno maggiore.
Poi bisogna assolutamente sfatare la nomea che studiare religione sia noioso: anzi, i bambini che scelgono di approfondire la materia sono in costante crescita. E questo perché cerchiamo di trasmettere messaggi attraverso metodi moderni come giochi, lavoretti e canzoni: ad esempio, utilizzo delle filastrocche oppure giochi movimentati, come lo scambio di ruoli, sviluppando la capacità di immedesimarsi negli altri. E’ così che imparano a rispettarsi, a sentirsi di pari valore”.
Carlotta pone l’accento su quanto sia utile stimolare gli studenti, magari anche con domande provocatorie, e quindi ‘giocare’ con la loro curiosità.
Carlotta ci spiega che ha voluto scommettere sulla sua città: “Perché non investire nella nostra Alessandria? Le strutture le abbiamo, perché non sfruttarle? Capisco la voglia di andare via, ma se si può studiare e se si può lavorare nella propria città…perché non farlo?
Io ci tenevo a rimanere qui, anche perchè è qui che ho le mie radici: e ad Alessandria ho sempre vissuto con serenità. Inoltre ci sono alcuni vantaggi legati alla sua dimensione: fra coetanei riusciamo a conoscerci facilmente; e un giorno la nostre rete di amicizie corrisponderà in buona parte anche con la nostra rete di contatti lavorativi. Questo è un gran vantaggio delle realtà piccole come la nostra. Purtroppo è anche vero che noi alessandrini ci lamentiamo tanto di quello che abbiamo, quando in realtà abbiamo tutto ciò ci che serve. Basterebbe voler credere in questa città, perché c’è qualcos’altro oltre alla nebbia”.