Da qualche giorno mi frullano in testa un paio d’argomenti su cui varrebbe la pena riflettere. Non sono però stato in grado di decidere a chi dare priorità. Si tratta di questioni ben distinte, una all’opposto dell’altra e apparentemente senza legame alcuno tra loro. Ma il problema è che, presi individualmente, non mi consentono di dire molto. Se non spingermi alla solita pletora di lamentele e di poche originali critiche a chi mal gestisce il bene collettivo. Sono fatti che, lasciandoci senza parole, al massimo, aiutano a ricreare un’avvilente foto della situazione che rappresentano. E che, nella nostra più modesta realtà cittadina, diventano specchio di una condizione tutta italiana.
Il primo argomento è lo stato in cui versa la Cittadella, un bene culturale che molti stranieri ci invidiano e di cui molto già si dice del presente e del futuro. Ma che, nonostante il vento delle chiacchiere, continua a vivere in uno stato di immobilismo quasi fino al ristagno.
L’altro, riguarda l’arresto dei dieci minorenni di origine marocchina (a sentire la cronaca sui giornali) per il reato di scippo e violenza ai danni di persone anziane. Un reato meschino e vigliacco perché consumato ai danni dei più deboli, che lascia profonde ferite nelle vittime e porta alla ribalta un più generale problema di asocialità diffusa (oltre alla fatidica domanda: si sarebbero comportati in questo stesso modo anche nel loro paese d’origine? A quale punizione sarebbero incorsi?)
Poi mi è venuto da pensare che forse c’è un legame tra questi due fatti. E non voglio aggrapparmi solo al’usurato concetto di “degrado” in cui versa la nostra condizione culturale e sociale ecc. ecc. ecc., puntando il dito sulla ormai scontata tiritera dell’irresponsabilità e incapacità di chi ci governa e quant’altro.
Mi concedo solo un commento a caldo, senza pretendere di dare un risposta illuminante o di fare analisi sofisticate. A collegare i due fatti è un banale quanto pericoloso ribaltamento dei concetti. Ovvero: La Cittadella (preziosa anche per le casse locali) è un bene che merita di essere conservato e invece non viene valutato come priorità e quindi, emarginato, allontanato dalla collettività. Mentre una banda di stronzi che meriterebbe di essere allontanata dalla nostra collettività (credo si chiami espulsione) in quanto produce solo danni (quando abbiamo già i nostri a cui dare credito), invece ce la conserviamo stretta stretta a casa nostra. In entrambi i casi riusciamo ad autoinfliggere una profonda lesione al nostro senso di appartenenza e alle nostre radici.
Un esempio fra i mille che dimostra come siamo ormai un paese che riesce a viaggiare al contrario. Al contrario della logica, dell’etica, della morale. Chi dovrebbe essere in carcere governa, chi governa il nostro stato anziché proteggerlo lo svende a qualche straniero… una catena infinita composta dai mille problemi che ci affliggono ogni giorno e rendono più complessa la nostra esistenza. E tutta un’opinione pubblica che si dice arrabbiata e scandalizzata sostiene questo viaggio all’indietro abbagliata dal primo che incontra sul proprio percorso e che la sa raccontare meglio di un altro. Altro esempio di un Paese al contrario.
Il problema è che, non avendo gli occhi sulla schiena, non sappiamo dove andremo a sbattere.