Un anno flessibile [Il Flessibile]

caruso_copertinadi Dario Caruso.

Sono appena uscito dal Teatro Duse di Genova.
Shakespeare.
Sogno di una notte di mezza estate.
Bello.
In una lettura fedelissima testualmente ma estremamente moderna, piacevole e giovane.
Il viaggio di ritorno verso casa mi ha immerso nelle riflessioni.
“Ahi ahi ahi…” dice mia moglie quando penso troppo.
Ammicco e lei sorride.

Dal primo Flessibile ad oggi è passato un anno e sono cambiate molte cose.
Sono cambiato io.

Sogno-flexSono cambiate le mie rughe.
Oggi appena più profonde, segnate dalle intemperie degli uomini, arate da parole usate male oppure da parole usate bene per far male.

Sono cambiate le mie mani.
Oggi appena più doloranti, screpolate dal gelo dei falsi amici, tormentate dal lavorio dei miei nervosismi.

Sono cambiate le mie scarpe.
Oggi appena più strette e un filo più rigide, nere di lucido grigio, dal tacco consumato asimmetricamente.

Sono cambiate le chiavi di casa.
Quelle di prima non aprono, ma anziché gettarle le ho riposte nel secondo cassetto a destra. Per ogni evenienza.

È cambiato il mio sorriso.
Oggi riflette ciò che ero un anno fa e che forse non sono più, disilluso dalla gran parte del mondo che ancora oggi – però – mi illude.

Proprio per questo motivo non sono cambiate le mie parole né i miei pensieri e neppure il mio sguardo su ciò che mi circonda.
Parlerò ancora di stupore, di fiducia, di scuola, di mezzi uomini, ominicchi, quaquaraquà e (perché no?) di sterco di vacca quando e se sarà necessario.

Flex Pride Forever!

“Ancora un anno è bruciato
senza un lamento
senza un grido levato a vincere
d’improvviso un giorno.”

(Salvatore Quasimodo)