«Sono orgoglioso che Xiao Qiang sia il migliore della classe e sono sicuro che farà grandi cose. Il mio sogno è che un giorno si iscriva al college»
Yu Xukang
Vi sarà capitato di leggere in questi giorni la notizia relativa al signor Yu Xukang, quarantenne di Yibin, provincia del Sichuan, che ogni mattina si carica il figlio dodicenne, disabile, sulle spalle e lo accompagna a scuola. Tra andata e ritorno, questo papà maratoneta si fa 29 chilometri a piedi, tutti i santi giorni (o quasi). Ed è contento di farlo, oltretutto. Come lo vogliamo considerare, uno così? Un martire, un apostolo, l’uomo dell’anno (come lo ha definito il “Daily Mail”) o semplicemente un pazzo?
A un uomo così, e decidete voi così “come”, io vorrei davvero stringere la mano. Non solo, e non tanto, per lo sforzo fisico che affronta ogni giorno; e neanche per la vergogna (che comunque ho) di non avvicinarmi, con i miei due figli, nemmeno lontanamente al suo sacrificio di padre.
No, al signor Yu Xukang vorrei stringere la mano perché, caricandosi tutte le mattine il figlio sulle spalle, sta costruendo una civiltà. Rispondendo al desiderio del suo cuore, dà la vita perché suo figlio possa diventare più grande di lui.
Uno come Yu Xukang potrebbe insegnare a tutti, anche a chi pensa di saperlo già, che cosa vuol dire essere padre. Con i suoi 29 chilometri al giorno, dimostra che solamente chi dà tutto se stesso può educare. Se potessi dirgli anche solo una cosa, gli direi che con il suo gesto sta educando anche me. E vorrei diventare suo amico.