Esistono foto incredibili che raccontano storie altrettanto incredibili. Guardate con attenzione questa che apre l’appuntamento di oggi. Rappresenta un cartello posizionato sulla Highway 16, in British Columbia (Canada), sul quale ci sta scritto: Ragazze, non fate l’autostop sull’Autostrada delle Lacrime perché c’è un killer in giro, e in basso a destra sono ben evidenti tre foto di altrettante giovani vittime.
Non è un film, è tutto tragicamente vero: le autorità canadesi hanno ribattezzato questa sezione della Highway 16 “Autostrada delle Lacrime” perché si calcola che da oltre quarant’anni, tra sparizioni nel nulla e corpi ritrovati, siano state qui assassinate altrettante donne, quasi tutte giovani. Quando scriviamo “qui”, facciamo riferimento a una delle strade più belle e colorate del mondo la cui lunghezza complessiva è di ben 837 miglia ovvero 1347 chilometri che si dipanano nella provincia più occidentale del Canada.
Il riferimento all’autostop che si legge sul cartello nasce dal fatto che parecchie vittime, viventi nelle comunità aborigene ubicate lungo la highway, si sono servite dell’autostop per spostarsi da una zona all’altra, in modo particolare dalla defilata Prince George a Prince Rupert. Sull’autostrada 16 esistono metriche e riferimenti decisamente diversi dai nostri: le città sono assolutamente distanziate e per lunghissimi tratti di strada non c’è niente e nessuno. Un paesaggio quasi d’altro mondo dove spesso scompaiono per chilometri la ricezione satellitare e i campi per i cellulari. L’ideale per sparire per sempre dalla faccia della Terra. O per fare scomparire qualcuno.
Difficile sostenere, come hanno fatto per un po’ di tempo gli investigatori canadesi, che si tratti sempre dello stesso serial killer o piuttosto di gruppi di psicopatici che magari dispongono di generazioni più giovani in grado di ereditarne le tare, al pari di certe famiglie che abbiamo visto in azione al cinema (vedi Le colline hanno gli occhi, per citare un esempio leggendario che tanto “leggenda” poi non era). Sta di fatto che di quei cartelloni, che a noi da qui sembrano magari grotteschi, sull’autostrada 16 se ne avvistano parecchi e a ogni cartello le foto delle vittime cambiano.
La storia ha inizio nel 1969, quando il corpo martoriato della prima vittima Gloria Moody, 26 anni, fu scoperto ai margini dell’autostrada. Era uscita da un bar, ma non tornò mai a casa. Ignas Monica, di 15 anni, scomparve nel 1974, mentre faceva l’autostop lungo la strada e il suo corpo venne scoperto in una cava di ghiaia. Nel 1988, Alberta Williams, 24 anni, fu rinvenuta cadavere un mese dopo la scomparsa. Nel ’94 tre ragazze Inuit di 15 anni (gli Inuit sono la minoranza aborigena sopravvissuta nella regione artica per migliaia di anni e che si trova ben integrata nella regione) furono uccise tutte quante in un giorno solo. Si chiamavano Ramona Wilson, Roxanne Thiara, Alishia Germaine, ritrovate massacrate sul ciglio della strada. Il caso più recente riguarda una ventenne, Madison Scott, 20 anni, scomparsa dopo una festa. Fu avvistata l’ultima volta alle 3 del mattino del 27 maggio 2011 a Hogsback Lake, a 15 miglia dalla sua città di Vanderhoof. Da allora più nulla.
Casi macroscopici come questo ci ricordano che la realtà, quando ci si mette, è più romanzesca della fantasia e che i “paradisi in terra” non esistono affatto, ma sono soltanto un pio desiderio di anime romantiche e sognatrici. Lo dico con fresca cognizione di causa perché qualche sera fa un conoscente mi magnificava la qualità della vita e l’assenza di criminalità proprio nel Canada, indicandomela come una delle nazioni ideali in cui andare a vivere. Se posso, non mi perdo mai in discussioni inutili perché, nel corso degli anni, ho incontrato persone che mi hanno raccontato le stesse cose dell’India e del Messico. Nazioni certamente splendide per molti versi, ma dove la vita di una donna – non dappertutto, va da sé – vale meno di una cicca. E dove la criminalità, soprattutto in Messico, è il principale motore economico. Peraltro la trasmissione RAI Chi l’ha visto? ha individuato una pista di una certa concretezza sul famoso caso delle gemelline svizzere che porterebbe proprio in Canada. Ma, per carità, so bene quanto generici possano diventare certi discorsi.
Il fatto, a mio modesto parere, è che tutto il pianeta Terra è divenuto mediamente pericoloso. E lo è ancor più per le donne, se si può ammazzare a coltellate una poveretta in una stazione del Nord Italia alle 7 di sera.
Tornando all’Autostrada delle Lacrime, la polizia ha elaborato una
sorta di identikit del possibile assassino: un uomo anziano con lunghi capelli bianchi che ha di sicuro aggredito un paio di anni fa una giovane madre con sua figlia. Se è lo stesso individuo che agisce dal 1969 è di sicuro uno dei più longevi serial killer dell’orbe. Peraltro i serial killer, se veramente tali, sono inguaribili e totalmente dipendenti dalla loro pulsione omicida. Gente che non va mai in pensione, per capirci.
Non sto a sottolineare quanto l’Autostrada delle Lacrime stia titillando la fantasia del narratore che in me non dorme mai…