di Pier Luigi Cavalchini
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Un po’ più della sufficienza dalla Corte dei Conti piemontese. Ancora molte questioni aperte. Prima fra tutte: il futuro delle “partecipate”
La città capoluogo, nodo strategico (purtroppo solo nei libri di storia) del mitico triangolo industriale, sta rialzando la testa. E’ stata fra le prime in Italia (a fine anni Settanta del XX secolo) a praticare – senza pregiudizi – la tattica dei “voti contro posti di lavoro”. Pratica che ha portato , insieme a tante altre – ora – al vaglio della Magistratura, a quello che Rita Rossa ha definito ieri “ente pubblico (inteso) come filiera di consenso” . Un “servizio pubblico” deprivato, quindi, della sua essenza di responsabilità nelle scelte secondo parametri condivisi ed in vista di un’organizzazione migliore della società (il corsivo è nostro, perché sappiamo di “meterla giù pesante”. Ma ci torneremo su.
Dopo gli Anni Settanta viene la piena affermazione del concetto “voti per lavoro” con la facilitazione offerta dai voti di lista collegati (per i più giovani, ricordo che si poteva entrare a traino di chi portava migliaia di voti giusto perché si era “in tandem o in tris” con lo stesso personaggio). Era il tempo delle combinazioni lista 2, nn. 1 – 10 – 12, in cui il 10 e il 12 (che era possibile votare con il solo numero) venivano automaticamente proiettati nel “calderone” del Consiglio Comunale. I risultati di questa pratica, quella che darà – poi – vita alla craxiana “Milano da bere” dei vari Pillitteri e co. li stiamo tristemente constatando oggi: “partecipate” allo stremo, tanto è vero che il documento della Corte dei Conti Regionale fa un lungo elenco di “errori” (vogliamo chamarli così…) costituito da fallimenti e dismissioni di aziende, purtroppo – spessissimo – votate con l’unanimità del Consiglio (…e qui bisognerebbe avere il coraggio di fare “autocritica”). Un documento, in questa parte, durissimo che ricorda gli insuccessi del “Palazzo del Monferrato”, di “ALtri”, di “ValoriAL”, fino agli attuali tracolli di ASPAL e AMIU (quest’ultima con procedimento di fallimento in corso).
Sempre da quell’infausto periodo partirono le massicce assunzioni, di cui ora si dichiara “esubero” frutto di evidenti pratiche clientelari, allora ammantate di improbabili aumenti di attività e servizi.
Il Commissario prefettizio prima e, in parte, la Lega Nord dopo, hanno cercato di segnalare – anche qui in anticipo rispetto a quello che è successo poi in altre città della nostra Italia – ciò che stava avvenendo. Di qui, tendenzialmente, servizi più leggeri ed efficienti, limitandosi però ad una serie di risposte passive a bisogni – spesso – generati da cattive abitudini. Di lì la progressiva decadenza del servizio pubblico fornito dall’ATM in un settore strategico come quello dei trasporti locali. Sempre da quel periodo, l’impossibilità di far crescere una domanda di maggiore efficienza e razionalità nella gestione dei rifiuti, magari partendo da una corretta politica delle merci e relativi imballaggi. Insomma, anche nell’inerzia, nel lassismo, nell’accettare che tutto andasse in malora, siamo stati i primi, o quasi. Condizione di (falso) privilegio che ci è stata possibile anche grazie all’iniezione, del tutto imprevista, di miliardi di lire (e poi di milioni di euro) legati all’ “emergenza alluvione 1994” con procedure semplificate accluse. Una città che era già seduta e poco propensa al cambiamento prima del 1994 e che, dopo, ha potuto “sdraiarsi” sugli allori forniti da provvedimenti ministeriali emergenziali non sempre all’altezza (…e anche su questo siamo prontissimi a ritornare).
Così siamo arrivati alle ultime fasi, alle giunte Scagni e Fabbio che hanno provato a mantenere a galla un motoscafo d’altura quando di acqua, sotto, ce n’era a malapena per un gommone.
Alla fine ha prevalso la dura realtà dei conti, con procedimenti penali in corso e palleggiamenti di responsabilità rispetto ad eventuali strade – alternative al “dissesto” – eventualmente percorribili. Le notizie di interpellanze e ordini del giorno depositati da “penta stellati” e “forzisti” ne sono una conferma.
Non cessereremo mai di dire, al proposito, che proprio dalla qualità e dalle modalità di formazione delle scelte verrà giudicata questa , come qualsiasi altra Amministrazione. Quindi, non era meglio far partecipe maggiormente la città, i suoi gangli vitali, le sue aggregazioni associative, coloro i quali avrebbero potuto contribuire fattivamente – e positivamente – all’elaborazione di scelte importanti, ai momenti di discussione fondamentali? Capire, ad esempio, per quale motivo si è deciso di osservare – per rimanere in metafora, l’incagliamento del “motoscafo d’altura” ben sapendo i costi di un suo recupero in mare aperto? E potremmo continuare, … ma su questo aspetto della “Storia del disastro prima e del dissesto poi” ci verranno date, presto o tardi, nuove dritte.
A testimonianza della centralità del confronto in corso sa la parte terminale del comunicato emesso un’ora dopo il ricevimento dei rilievi della Corte dei Conti Regionali. Ci si riferisce a due comparti importanti, quello del servizio Acqua-Gas e quello dei Rifiuti, per cui non è difficile per noi chiedere cosa si aspetti a dare forza agli strumenti già oggi a disposizione dell’Amministrazione per arrivare a scelte veramente condivise? Ricordiamoci che su queste questioni non è possibile “una vittoria di una parte politica”ma – unica – è una vittoria della città, dato che si discute di piani ventennali se non addirittura a trenta – cinquant’anni di riverbero nel futuro.
Tutto ciò, sia ben chiaro, è detto perché riteniamo importante l’azione di risanamento messa in atto dall’attuale Amministrazione, ne abbiamo seguito – come spettatori, d’altra parte non poteva essere di più – l’evolversi e, per fortuna, ne stiamo constatando la buona evoluzione attuale. Possiamo anche capire che sia necessario , per un certo periodo, garantirsi scelte autonome e scevre da ritardi o intralci di sorta, però – ad un certo punto – occorre passare a più miti consigli, pena l’arroccamento della Giunta stessa, proprio in quei settori in cui più è stato fatto.
Anche lo stesso documento “regionale” invita a chiarire passaggi importanti riguardanti il personale, attestatosi ora intorno alle 700 unità, ma con accorpamenti da armonizzare (ad esempio, vengono segnalati gli 88 dipendenti dei comparti “educativo” e “sanitario” prima in distacco presso la nuova “Costruire Insieme”) più una serie di correzioni da operare a breve. Evidentemente non è ancora ritenuta sufficiente l’affermazione – data come risposta della Giunta ad inizio febbraio – secondo cui “l’Amministrazione ha posto in essere attività dirette a rideterminare la Pianta Organica”. A cui – seccamente – risponde l’organo di controllo chiedendo “modalità concrete da adottare nel processo di riorganizzazione”. Ricorda, sempre la Corte torinese, che ci sono “eccedenze” in ATM e che ci si riserva una valutazione finale – prossima – su “tutto il comparto (passato) cultura a Costruire Insieme”.
Probabilmente si vuol vedere quali saranno le scelte culturali dell’Amministrazione, in termini di mostre, spettacoli, occasioni di incontri e, soprattutto, quali saranno le risposte dei cittadini / fruitori. Rammenta, sempre l’Organo di Controllo, che devono “essere avviate le gare per l’affidamento dei servizi” , facendo capire che anche su questo si giocherà molto della credibilità delle operazioni in corso. Infine si chiede chiarezza sul Regolamento di Contabilità, ricordando che – pur in una fase di passaggio come questa – tutti i passi relativi devono essere ben ponderati e confrontati con gli organi di controllo locali e nazionali.
Un sei più/sei mezzo che, data l’autorità del conferitore, equivale ad un otto in tempi ‘ante crisi Enti Locali’ e che, evidentemente, è figlio di una tendenza all’aumento di verifiche fattuali che, se fatte prima, ci avrebbero risparmiato molti grattacapi.
Comunque, come si diceva, anche in questo frangente, Alessandria si trova ad essere laboratorio speciale in anticipo su quello che – inesorabilmente succederà a tutte le altre città di pari e superiore grandezza. Anche la città di Parma, del Sindaco Pizzarotti, amato/odiato dai Pentastellati o la stessa Verona del positivo/negativo Tosi (a seconda della fazione di leghisti a cui si vuole far riferimento) stanno attraversando momenti simili. Ma così è nella eterna Roma ora “mariniana” ma , se del caso, ben contenta di ritornare all’indolenza che tradizionalmente porta il “ponentino” (e la forzatura del “Decreto Salva-Roma”). Così nella renziana Firenze o nella “grassa” Bologna che, nonostante i musei, le industrie particolari, l’artigianato e molto altro ancora, mordono il freno. Insomma una vera rivoluzione ispirata da una maggiore attenzione dei cittadini a cui ha fatto seguito una più stringente applicazione delle norme di controllo.
Però, però non si può solo stringere i cordoni della borsa, bisogna anche saper investire e, quindi, saper scegliere. Anche perché tasse spesso al massimo per casa, rifiuti, attività commerciali e industriali, stanno rimpolpando un po’ per volta le asfittiche casse delle varie amministrazioni.
Sul “che fare”, quindi, non temere il confronto e, soprattutto, non presentare piatti precotti altrove, anche se qualificatissimi e con firme d’eccezione. Quel che resta del mondo della partecipazione alessandrina vuole poter esprimersi, pena la definitiva divisione dei binari della politica che conta dall’insieme dei cittadini marginalizzati a “spettatori”.