A Pavia l’anima impressionista di Pissarro [Very Art]

Pissarro Piazza del Teatro francese 1898 Nuovadi Cristina Antoni

Dalle fragranze della natura agli archetipi delle città moderne.

‘Sentori di note boschive di conifere, di terra minerale, di natura lussureggiante, di pietre riscaldate dai raggi del sole e di resine antiche’, sono le sensazioni dal vero che ispirarono fin dagli anni della gioventù il grande pittore Camille Pissarro.

La città di Pavia regala al suo affezionato pubblico un’altra imperdibile mostra, al Castello Visconteo, fino al  2 giugno 2014.
Questa volta è protagonista l’anima impressionista di Camille Pissarro. Direttamente l’anima, perché, durante il percorso della mostra, come è ormai consolidato nello stile di Alef, che promuove in collaborazione con il Comune l’evento, è proprio essa che viene evocata e raccontata attraverso stimoli sensoriali, visivi ed olfattivi, immagini multimediali, luci, ombre, colori e naturalmente le opere, molto espressive delle tematiche che le caratterizzano.

A partire dai maestri, dalle ispirazioni, dalle sensazioni dal vero, nelle quali haPissarro, Frutteto a Eragny, 1896 creduto, fin dal principio, l’artista, ecco che viene svelato il personaggio, dal carattere schivo, ombroso, rustico e come lui stesso amava definirsi, dall’aspetto selvatico, dubbioso riguardo al proprio talento, tenacemente convinto di dover trasmettere un nuovo messaggio al mondo attraverso la sua arte e desideroso di condividerla nella speranza di essere compreso, se non dai contemporanei almeno dalle generazioni future.

Nato a Saint Thomas, nelle Antille danesi, nel 1830, da una famiglia di commercianti di origini ebree portoghesi, Camille studia a Parigi dove rivela un precoce talento per il disegno. Egli è il primo pittore che è possibile collegare al movimento impressionista, movimento rivoluzionario nel mondo dell’arte che contesta la pittura accademica  esposta nei saloni ufficiali e propone una rottura con gli schemi precedenti.
Pissarro, Frutteto in fiore, 1871L’impressionista vuole comunicare la percezione visiva della realtà dissociando forme e colori e imponendo sfumature multiple nei soggetti rappresentati. L’equilibrio ottenuto tra visione ed emozione è uno dei grandi principi dell’impressionismo. Pissarro,  patriarca dell’Impressionismo,  mostra una spiccata predilezione per i paesaggi rurali. I suoi dipinti luminosi e dalla struttura ordinata apportano alla pittura una serie di importanti innovazioni. Prendendo le distanze da Corot e dalla scuola di Barbizon, l’artista privilegia innanzitutto il colore e gli effetti della luce sull’acqua.

In seguito  al contatto con l’amico Cezanne, con cui lavora a Pontoise, nel periodo cruciale della sua carriera (1872), dopo aver sofferto durante la guerra franco-prussiana per la distruzione della sua casa a Louvenciennes e della gran parte delle sue opere, e dopo un periodo di rifugio londinese influenzato da Constable e Turner, Pissarro avvicina il suo stile ad una visione più elaborata.

Dalla metà degli anni Ottanta dell’Ottocento adotta la tecnica divisionista, Pissarro, Contadina che spinge una carriola 1891influenzato da Seurat. Si preoccupa di trasmettere soprattutto  la poesia della natura  e negli ultimi dieci anni del secolo accentua la personalità del suo stile, che esalta la bellezza della luce. Egli si può definire come il pittore della natura agreste  e della vita rustica. Bellissimi i dipinti realizzati durante il periodo trascorso  ad Eragny, nella casa circondata dai meli, dove dipinge i campi soleggiati realizzando giochi ritmici delle ombre create dai rami piegati: ama mettere in risalto il lavoro dei campi ed i lavori umili delle donne, domestiche o contadine. Dalla critica spesso queste opere vengono considerate volgari e fuori luogo, ma l’artista continuò tenacemente a riproporre il mondo contadino, a stretto contatto con la natura, e la sua semplicità.

Raggiunta la fama ed il benessere economico intorno al 1890, decide di dedicarsi alle vedute delle città. Di questo periodo sono molte opere, (non presenti in mostra) dedicate al Porto di Rouen e Dieppe.
Intorno alla fine del secolo è costretto a dipingere negli interni a causa di un problema agli occhi, predilige come atelier le stanze d’albergo, dalle quali riproduce  spaccati urbani di grande suggestione. Si rinnova così fino all’ultimo, nell’anelito di fare meglio.
Sebbene fosse considerato il cantore della vita rurale, può essere definito anche un  pittore urbano. Nelle opere tardive è infatti concentrato sulle vedute urbane, con bellissime opere dedicate alla nuova  Parigi, alla sua innovativa architettura e urbanistica dell’epoca ad opera del Prefetto Haussmann, caratterizzata da  grandi piazze, ampi viali e boulevards. Ne sono esempio le bellissime opere che sono simbolo della mostra, come ‘la Piazza del Teatro dei Francesi e il Martedì Grasso.