Cosa si dice Oltralpe del nuovo premier italiano? All’inizio del mese di febbraio, Le Monde dedicava un lungo e dettagliato articolo al fenomeno Matteo Renzi, coniando in quell’occasione il neologismo che poi ha conosciuto una grande fortuna tra l’opinione pubblica francese: Renzusconi (da pronunciarsi rigorosamente con l’accento sulla i finale). L’editorialista dell’autorevole quotidiano poneva infatti in evidenza i tratti di continuità tra il vecchio Berlusconi e il giovane Renzi: stessa ambizione, stesso gusto per gli slogan, stessa debolezza ideologica, stessa capacità di privare l’avversario dei suoi argomenti per farli propri, stessa attitudine alla comunicazione e alle telecamere, capacità indubbia di valorizzare ciò che entrambi hanno di più prezioso: sé stessi. Il leader italiano era anche criticato per la sua spregiudicatezza, per l’evidente distacco con la cultura e i valori della sinistra tradizionale italiana, per l’amore per Blair, Kennedy, Barack Obama e, soprattutto, per la sua indiavolata fretta – da cui il titolo dell’articolo, “Renzi, l’homme pressé” – di raggiungere il potere bruciando le tappe, a costo del sacrificio di Enrico Letta e del proprio partito.
Solo tre giorni fa, dopo lo sbarco di Renzi a Palazzo Chigi, Le Monde offriva una nuova fotografia del Primo Ministro Italiano, questa volta attraverso la cronaca dei suoi numerosi tweet: come farà a lavorare, si chiede il quotidiano, se ogni volta che apre un dossier o incontra il Presidente della Repubblica fa la telecronaca in diretta ai suoi 850.000 followers? Insomma, i francesi non nascondono di aver apprezzato di più il serio e silenzioso Letta che non il multitasking Renzi e il suo eterno sorriso da scout.
Marc Lazar, da tempo autore di analisi lucide e puntuali sulla realtà italiana, ha appena pubblicato un interessante articolo sulla rivista de Il Mulino, dal titolo “L’ora della verità”: lo storico e politologo francese, dopo aver passato in rassegna le definizioni più riuscite della figura di Renzi, da leader “post-berlusconiano” a quella di leader “post ideologico”, ci spiega come egli si trovi nella fase più difficile della sua rapida ascesa, ovvero di fronte all’ora della verità. Se oltre ad essere un animale politico e un mago della comunicazione, Matteo Renzi è anche un tecnico della politica, in grado di tramutare le parole in fatti, il gioco è fatto. Il rischio, avverte Lazar, è che l’homme pressé ignori i tempi lunghi della complessa politica italiana, la molteplicità degli interessi in gioco, l’arte della negoziazione, il peso del Presidente della Repubblica e i vincoli posti dall’Unione Europea. Ce la farà il nostro Matteo a rispettare il ritmo di “una riforma al mese”? E soprattutto, saranno le riforme di cui l’Italia ha veramente bisogno in questo momento?
Inoltre, Lazar intravvede anche un rischio non secondario nel fattore età. A differenza degli altri giovani leader europei – Blair, Gonzales, Fabius – Matteo non ha alle spalle alcuna esperienza parlamentare. Gli basterà quella da sindaco?