Da Sassari a Nanchino, per poi sbarcare, ultimo approdo e sede, al Marengo Museum di casa nostra. Ma, dicono i bene informati, meglio sarebbe stato chiudere simbolicamente il percorso a Waterloo, magari passando per Lourdes. La parabola di Energia e Territorio (società strumentale” della Provincia di Alessandria, che ne ha sempre controllato la quasi totalità, a parte piccolissime quote in passato nelle mani di alcuni comuni del territorio) si concluderà con ogni probabilità oggi pomeriggio a Palazzo Ghilini, dove il consiglio provinciale è chiamato a votare la modifica dello statuto e dell’oggetto sociale, ma anche l’approvazione del discusso bilancio 2012 e la messa in liquidazione della società.
Una ‘scaletta’ però, a quanto pare, non gradita al centro destra, che si è già dichiarato contrario all’abbinamento tra approvazione del bilancio e liquidazione della società, sulla quale incombono una serie di punti interrogativi della Corte dei Conti, e perplessità legate a debiti e fideiussioni.
Quale che sia la decisione di oggi, e i successivi passi, Energia e Territorio è certamente un ‘buco nero’, e un esempio (non l’unico dalle nostre parti, si intende) di come per oltre vent’anni sono state gestite, e ‘interpretate’, le aziende a partecipazione pubblica.
Per flash: dalla costruzione di superstrade allo sviluppo di improbabili business transcontinentali a supporto dei prodotti del nostro territorio, per poi passare alla gestione del calore e alla manutenzione degli impianti termici pubblici e privati, e ancora ai servizi legati alla telecomunicazione e alla banda larga. Infine, negli ultimi tempi, il supporto ad attività interne a Palazzo Ghilini e l’agonia, in attesa della fine. Nel frattempo la trasformazione da Spa a srl, e un assottigliarsi progressivo del capitale sociale, fino al sostanziale azzeramento.
Forse qualcuno un giorno ci scriverà un libro, e magari la metà degli aneddoti da bar che circolano attorno ad Energia e Territorio sono anche frutto di esagerazioni. Però certamente, se il centro sinistra alessandrino (che di fatto ha sempre gestito, attraverso diversi passaggi ed epoche, il 25ennale percorso della società) potesse far scomparire la ‘cara salma’ con un colpo di bacchetta magica, lo farebbe volentieri.
Ma non si può, e ci sono passaggi obbligati da rispettare. Tra cui naturalmente la sorta dei dipendenti (una ventina in tutto) della struttura: saranno assorbiti dalla Provincia, o avviati ad un percorso di ammortizzatori sociali, propedeutici al licenziamento?
E che fine faranno, peraltro, i dipendenti stessi di Palazzo Ghilini, ora che il tandem Renzi Del Rio può dispiegare pienamente le vele governative?
Cominciamo a vedere che accadrà oggi pomeriggio in consiglio provinciale: poi magari torneremo ad occuparcene.